Il ricambio generazionale in agricoltura è un passaggio sempre più necessario e trova riconoscimento tra gli obiettivi specifici del nuovo Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020. E’ questo il tema centrale del seminario promosso per domani 8 aprile a Potenza (sala conferenze Cia, ore 16) dall’Agia-Cia sul tema “I giovani imprenditori agricoli nella nuova programmazione regionale”. Il programma dei lavori prevede dopo i saluti del vice presidente regionale della Cia Nicola Serio e del presidente Agia Basilicata Rudy Marranchelli, un’introduzione del direttore Donato Distefano e una relazione di Domenico Mastrogiovanni, responsabile del Dipartimento Economico della Cia nazionale. Seguiranno comunicazioni di Carmela Devivo (Inea Basilicata), Andrea Freschi (Alsia), Giuseppe Eligiato (Adg Psr Regione) e le conclusioni della presidente nazionale Agia Maria Pirrone.
Partendo dal fatto che l’agricoltura è un bene comune ed è un settore in grado di produrre cibo, lavoro e reddito; creare ricchezza per la collettività; garantire la difesa del suolo, del territorio e dell’ambiente, è fondamentale valorizzare il ruolo di tutte le tipologie di impresa, a partire dalle micro realtà, riconoscendo ad ognuna l’effetto benefico sullo sviluppo dell’economia e della società. Le proposte dell’Agia in merito riguardano in primo luogo le start up agricole. L’Italia dispone di risorse dedicate ai giovani imprenditori agricoli (attraverso i Piani di sviluppo rurale) e di strumenti nazionali (primo insediamento, subentro, fondo giovani) tutti gestiti negli ultimi dieci anni da Ismea. In Italia il 40% dei giovani è disoccupato con punte del 60 % al Sud. La presenza di giovani nel settore agricolo è ancora molto limitata, tra le più basse in Europa. Nel nostro Paese i conduttori agricoli sono molto anziani e poco propensi ad investire e, tra l’altro, nel 40% dei casi manca un successore per l’impresa.
Acquistare il terreno è una grande conquista per ogni agricoltore: ma se un giovane non ha le spalle forti, difficilmente può farsi carico di un grande investimento in fase di start up allorquando dovrebbe dedicare i suoi sforzi finanziari al proprio piano di sviluppo aziendale e di sviluppo dell’idea, dei processi aziendali e del mercato. Lo start up agricolo passa per una fase iniziale di uso del terreno, attraverso affitto o comodato, più che proprietà ed è in quel contesto che il giovane può diventare consapevole attore della sua attività di imprenditore.
Per riuscire a fare impresa oggi in ambito rurale – sottolinea Maranchelli – ci vuole una cultura imprenditoriale diversa, capace di assumersi dei rischi imprenditoriali, di lavorare in rete, di cogliere le opportunità che oggi offrono il web e la dimensione del mercato internazionale.
Il settore agricolo da sistema chiuso deve diventare sistema aperto sfruttando al massimo la caratteristica insita nell’attività agricola, ovvero la tensione allo sperimentare, all’innovazione. Lavorare in rete offre moltissimi stimoli in questo senso: la costituzione di Partenariati Europei per l’Innovazione, la formazione di Reti di impresa per cogliere nuovi finanziamenti, la propensione all’internalizzazione esplorando mercati nuovi sono elementi fondamentali per la valorizzazione del settore agricolo locale oggi. Ai giovani imprenditori agricoli lucani l’opportunità di cogliere ora la sfida del Psr 2014-2020.