Un patto generazionale per l’agricoltura, una staffetta tra under 40 del settore e over 60 (che sono la grande maggioranza) per portare la sperimentazione nei campi e una mobilitazione per riconnettere le aree interne e rurali d’Italia. Queste le tre macro sfide dei giovani di Cia-Agricoltori Italiani in Basilicata presieduta da Antonio Racioppi.
Come rivela l’ISMEA nell’ultimo Rapporto Giovani e agricoltura appena pubblicato la quota di imprese agricole giovanili in Basilicata sul totale è pari al 3,2%: al 2023 sono 1.702 le aziende con titolari under 35, con un decremento in cinque anni di 218 aziende pari all’11,4%. Si tratta comunque di imprese più dinamiche ed efficienti rispetto alla media delle aziende agricole degli over 50, con una spiccata propensione allo sviluppo di filiere di qualità.
E’ un turn-over tra nuove imprese giovanili e imprese cessate che preoccupa in particolare Agia-Cia, nonostante siano 300 le nuove imprese agricole ammesse a partecipare alla seconda fase del bando Primo Insediamento giovani in agricoltura, nell’ambito del Complemento di Sviluppo Rurale Basilicata 2023-2027 e che – secondo dati della Regione – delle circa mille giovani imprese agricole finanziate dalla Regione negli ultimi anni, il 98% risulta ancora attivo e operante sul territorio.
Un altro dato del Rapporto ISMEA che richiede alcune valutazioni per favorire il ricambio generazionale in agricoltura: in termini di struttura per età della popolazione, il rapporto tra giovanissimi e anziani è leggermente più alto della media nazionale per il Sud (57%) e le Isole (53%), anche se due regioni del Mezzogiorno si collocano sotto la media nazionale (Basilicata e Abruzzo) e due tra gli ultimi posti della graduatoria (Sardegna e Molise).
Quanto alla preparazione dei giovani al lavoro agricolo, resta bassa in Basilicata la percentuale – 5% sul totale di studenti lucani alle superiori- di iscritti ai 5 Istituti Agrari e ai 10 Istituti Professionali con indirizzo agrario.
Per il presidente nazionale Agia-Cia Enrico Calentini obiettivo è fare sintesi, in particolare, intorno alla nuova legge sull’imprenditoria agricola giovanile, rispetto alla quale non deve venire meno il ruolo delle associazioni di categoria. La Banca delle Terre agricole, l’Osservatorio sui terreni, il ritorno dei voucher e nuovi strumenti di accesso al credito, il rilancio dell’Istruzione tecnica superiore hanno, infatti, bisogno di fondi più importanti per poter decollare. Allo stesso tempo, va rilanciata una nuova alleanza tra generazioni diverse di imprenditori e tra giovani agricoltori di tutta Europa.
Ad accomunare tutti, l’urgenza di un progresso non solo sostenibile, ma anche accessibile, libero da una burocrazia limitante e da disparità inaccettabili. La necessità, quindi, di fare rete con il mondo della ricerca, scientifica e tecnologica, per agevolare la sperimentazione nei campi e la diffusione di piante più resistenti ai cambiamenti climatici, per ridurre gli sprechi e il consumo di suolo; il diritto a una più equa e inclusiva governance dei dati. E ancora, il legame con un territorio e una ruralità che va riattivata partendo dalle relazioni. Il superamento del digital divide nelle zone più periferiche va spinto da una mobilitazione importante tra giovani agricoltori europei, basata sulla condivisione di conoscenze ed esperienze, da una presa di posizione coesa riguardo le priorità e nei confronti delle istituzioni che devono agevolarle.
Da queste azioni Agia-Cia rilancia la sua visione per dare un futuro, più etico, al cibo e una nuova stagione “sostenibile” alla terra, per proteggere la bellezza che è agricoltura di qualità, comunità felici, territori rigogliosi.