Il mondo imprenditoriale, sia industriale che agricolo, è compatto: agricoltura e industria non solo possono convivere, come già accade oggi anche in Basilicata, ma possono convergere verso modelli economici virtuosi, in grado di conciliare crescita economica e sostenibilità ambientale.
E’ quanto emerso molto chiaramente dal convegno che si è svolto questa mattina presso l’ITS Agrario Briganti di Matera, fortemente voluto da Confindustria Basilicata, per promuovere un confronto con gli studenti sui possibili modelli di sviluppo della regione e soprattutto scardinare la diffidenza che ad oggi ostacola una coesistenza virtuosa di questi due comparti, pilastri portanti dell’economia del Paese.
Una sfida complessa che richiede la capacità di governare i processi, accompagnarli con politiche pubbliche adeguate e far fronte ai possibili disequilibri che ne possono derivare, ma non per questo impossibile. E’ quanto hanno sostenuto nei propri interventi il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli e il professore di Economia e politica Agraria dell’Università Federico II di Napoli, Fabian Capitanio.
Nel corso dell’iniziativa realizzata con la partnership esclusiva di Eni, sono stati citati anche casi concreti che, sulla base di dati oggettivi, testimoniano come non ci siano ricadute negative per le produzioni agroalimentari anche in presenza grandi investimenti industriali. Anzi, in molti casi, si è sviluppata una simbiosi in grado di produrre reciproci vantaggi. Dagli interventi è emerso anche quanto le tecnologie e le attività di ricerca del settore industriale siano fondamentali per sviluppare la produttività in agricoltura e dare risposta alla crescente domanda di cibo del mondo.
Gli interventi seguiti nella tavola rotonda moderata dalla giornalista Lucia Serino si sono concentrati sugli scenari e gli strumenti nuovi da implementare per il futuro. L’ampia discussione si è sviluppata con i contributi del vicepresidente di Confindustria Basilicata con delega all’Energia e all’Ambiente, Francesco Somma, dell’executive vice president “Health, Safety, Environment & Quality” di Eni, Giovanni Milani, del presidente di Coldiretti Basilicata Antonio Pessolani, del presidente di Confagricoltura, Francesco Paolo Battifarano, del direttore generale della Cia, Donato Di Stefano e del vicepresidente di Copragri, Cesare Carriero.
In particolare, sono state focalizzate le specificità del tessuto produttivo lucano, caratterizzato da un’economia ancora molto legata al settore primario, che può trovare un forte sostegno da parte dei big players industriali presenti sul territorio, in ambiti quali la chimica verde.
La sfida per il futuro – hanno concluso il presidente di Confindustria Basilicata, Pasquale Lorusso e il presidente della sezione Energia, Ambiente ed Utilities, Manuela Liverzani – deve andare, quindi, nella direzione di implementare adeguati strumenti per sviluppare ulteriormente questo prezioso connubio.
L’assessore regionale alle Politiche agricole Luca Braia: “Abbiamo il compito di costruire il futuro per le nuove generazioni, dobbiamo farlo con responsabilità e insieme. Il futuro della Basilicata dovrà andare nella direzione delle tre fondamentali parole che sono ambiente, agricoltura e turismo. L’economia circolare e la green economy, mettendo insieme e attivando sinergie tra agricoltura e industria, devono aiutarci a costruire un patto per il futuro. Chi oggi estrae risorse anche dal sottosuolo, deve realizzare obbligatoriamente e sostenere sempre progetti che tutelano e sviluppano anche le risorse del soprassuolo. Acqua, foreste, terreno fertile e vocato a produzioni quali ortofrutta, vigneti, oliveti, cereali e legumi, sono insieme l’unica vera fonte di ricchezza inesauribile utile a mantenere le nuove generazioni in questa nostra terra di Basilicata”.
E’ stato inoltre sottolineato il valore dell’iniziativa, che, attraverso la partecipazione delle principali associazioni del mondo imprenditoriale agricolo, oltre a quello industriale, ha fatto emergere una voce unica, più autorevole e forte che va nella direzione di sostenere, seppure nella diversità di espressione, le comuni ragioni della crescita sostenibile della regione.