“Ringraziamo Papa Francesco per aver espresso vicinanza al mondo agricolo e ai giovani che hanno scelto di lavorare la terra, ma ci appelliamo a lui affinché ci sia un buon pastore alla guida del nostro gregge”, lo ha dichiarato Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
“Prima di affidare terre incolte ad altri giovani illudendoli di aver trovato un lavoro – aggiunge – la nostra agricoltura ha bisogno di misure concrete per fare uscire dalla crisi i tanti giovani che hanno già scelto di lavorare la terra e oggi sono indebitati perché i loro redditi non crescono, come in altri Stati europei, ma diminuiscono”.
“Per fare questo il Ministro dovrebbe impegnare il governo sull’accesso al credito, per impedire che ci sia un’ Europa a macchia di leopardo e un’ Italia agricola a due velocità che comporta al centro-sud una vendita sconsiderata di aziende agricole all’ asta, il conseguente ingresso di capitali derivanti da attività illecite e l’ incapacità di spendere i fondi europei per nuovi investimenti”, fa notare il coordinatore.
I dati ufficiali parlano chiaro. ll credito erogato alle aziende agricole del Sud si e’ dimezzato negli ultimi cinque anni, passando da 713 milioni di euro nel 2007 a 392 milioni nel 2012: un erosione media annua di undici punti percentuali. Al Centro, nello stesso periodo, il credito è passato da 577 milioni a 261 milioni di euro: un erosione media annua di quindici punti percentuali. Al Nord, nello stesso periodo, il credito è passato da 1.436 milioni a 1.593 milioni di euro: un incremento medio annuo di tre punti percentuali.
“Il credit crunch in agricoltura – spiega De Bonis – ha colpito solo il Centro-Sud, ma il governo non se n’é accorto”. E aggiunge: “Così hanno chiuso migliaia di aziende anche per via del costo del credito che al Sud è quasi doppio rispetto al Nord e per l’ incapacità del governo di mettere in piedi un sistema di riduzione dei rischi di credito attraverso garanzie pubbliche efficienti, come suggerito dall’ Abi”.
“La riduzione del credito, il maggior costo e l’assenza di meccanismi di garanzia efficienti – evidenzia il coordinatore – ha provocato un aumento della concentrazione di vendite all’ asta di aziende agricole nel centro-sud che ha raggiunto il 60% del totale. Oggi, sarebbe interessante scoprire chi sono i nuovi proprietari”.
Infatti, a fronte di un monte debiti di circa 40 miliardi verso il sistema bancario, i palliativi sinora adottati hanno risolto il problema solo per un’ ammontare di 1,7 miliardi (appena il 4% del totale) e tantissime aziende nel mezzogiorno non sono più in bonis: ben 700 mila su 980 mila!
“Le parole del Papa – conclude De Bonis – dovrebbero essere di stimolo verso il governo per aiutare i più deboli, gli indifesi, i poveri di salute, affinché nessuno rimanga indietro. E’ un problema di scelte politiche, non di risorse. Se gli agricoltori scompaiono, sarà molto difficile garantire a tutti gli italiani un’ alimentazione sana e adeguata, così il nostro Paese diventerà più vulnerabile e perderà la sua sovranità alimentare”.