L’affacciarsi di nuovi bisogni delle famiglie, la scuola post pandemia e la relazione con il “fuori”, le prospettive di nuove occupazioni, in un’ottica di sviluppo sostenibile. Sono stati questi i temi sviluppati nelle conclusioni dell’ALSIA, l’Agenzia Lucana di Svilluppo e di Innovazione in Agricoltura, al termine del seminario di approfondimento “Agriturismo e fattoria didattica 2030” organizzato il 19 novembre scorso nell’ambito di Agri@Tour, il Salone internazionale dell’Agriturismo e dell’Agricoltura Multifunzionale.
Giunto alla diciannovesima edizione, Agri@Tour – che negli anni precedenti si è sempre svolto ad Arezzo – per l’emergenza sanitaria da covid-19 quest’anno si è concentrato tutto in un solo giorno e in videoconferenza. Una giornata comunque da non perdersi, per un comparto che – come spiegava la locandina – conta circa 25.000 aziende agricole e vale oltre 1 miliardo di euro.
Tra i seminari di approfondimento del pomeriggio, quello che ha fatto il punto sui nuovi bisogni e le sfide della sostenibilità per agriturismo e fattorie didattiche nella prospettiva del 2030, con la partecipazione di operatori e di rappresentanti delle istituzioni legate al mondo dell’agricoltura e del terzo settore. All’ALSIA, alla quale da circa 12 anni la Regione Basilicata ha delegato la gestione e la promozione della rete delle fattorie didattiche lucane e la formazione degli operatori del comparto, sono state affidate le conclusioni di un dibattito interessante, che ha visto il confronto di ecologi, giornalisti e esperti di progettazioni di comunità.
“La pandemia – ha spiegato nelle conclusioni del seminario Ippazio Ferrari, referente per l’ALSIA delle fattorie didattiche – ha imposto una serie di cambiamenti nell’approccio fra mondo della scuola e territori. Pur adeguando l’offerta alle nuove modalità che in questo caso si dovranno indirizzare in modo prevalente verso iniziative on line, resta confermato il ruolo delle fattorie didattiche che possono e devono continuare a svolgere un compito fondamentale, in vista di tempi migliori: sviluppare cioè l’educazione educazione rurale inserendola nei programmi scolastici”.
“I ragazzi – ha aggiunto Ferrari – fin da bambini devono conoscere la terra, appassionarsi alle tradizioni rurali e contadine del proprio territorio e alle fasi di trasformazione dei prodotti. Il futuro sarà così una sfida anche per le nuove prospettive di occupazione che potranno intrecciarsi con progetti per il ripopolamento dei borghi rurali e la riabilitazione dei centri storici”.
Nov 21