Sostenibile e lento, costruito sul valore dell’esperienza all’aria aperta e sull’economia delle relazioni umane, in connessione con l’identità paesaggistica, culturale ed enogastronomica di ogni luogo, a partire dalle aree rurali d’Italia, che la pandemia ha reso alternativa di vita più sana e sicura. Sono questi gli asset e la visione di turismo sui cui puntare per salvare dall’emergenza Covid un settore che vale il 16% del Pil nazionale. A dirlo è Turismo Verde, l’Associazione per la promozione agrituristica di Cia-Agricoltori Italiani che ha fatto il punto sul comparto e le azioni da cui ripartire, nell’annuale Assemblea nazionale a Roma.
L’esperienza del lockdown è alle spalle. Tra il mese di marzo e giugno, i flussi turistici presso gli eserciziricettivi italiani, tra presenze e arrivi hanno ceduto in media l’89% rispetto allo scorso anno. Il mese di aprile è stato quello caratterizzato dalla maggiore contrazione sia per le presenze -96% che per gli arrivi, i quali si sono di fatto azzerati (-99%). In lieve ripresa il mese di giugno seppur con perdite comprese tra il 78% (arrivi) e 80% (presenze).
Piera Bianco, presidente di Turismo Verde-Cia Basilicata ammette la paura vissuta con il locdwon. “L’ azienda di famiglia la fondò mio nonno. Poi mio padre, negli anni Novanta, avviò l’attività di agriturismo, uno tra i primi qui in Basilicata. Con me siamo arrivati alla terza generazione, ma quest’anno rischiava di essere l’ultimo. Il lockdown ci ha colpito in uno dei momenti peggiori per una struttura come la nostra, tra la fine dell’inverno e la primavera, quando ci sono diversi ponti e la Pasqua”. Nella sua azienda, Bianco svolge anche attività di fattoria didattica e sociale, con laboratori per adulti e bambini, in collaborazione con le scuole della zona e con strutture che accolgono ragazzi disabili. Uno strumento per avvicinare giovani e meno giovani alla natura, al territorio e a un tipo di turismo sostenibile, che però con l’emergenza sanitaria ha dovuto essere completamente reinventato: “Insieme ai nostri dipendenti abbiamo ragionato su come adattarci alla situazione, garantendo sempre un’accoglienza sicura ai nostri ospiti. Alla fine ci siamo riusciti, ma ci sono stati dei costi. Ricevere un supporto economico, seppure piccolo dalla Regione, è stato fondamentale, anche dal punto di vista psicologico. Parlo per me ma anche per le tante altre aziende agrituristiche della regione, che in larga parte hanno fatto domanda per il contributo. Ora posso dire che la stagione è andata abbastanza bene e posso guardare con un po’ più di fiducia ai mesi difficili che ci aspettano”.
Per Turismo Verde-Cia, dunque, il futuro del settore in Italia, si conferma la chiave di volta per la ripresa socioeconomica del Paese. Ne sono leve strategiche gli agriturismi diffusi su tutto il territorio nazionale, ovvero 24 mila strutture per 100 mila addetti, e le aree interne che occupano il 60% della superficie nazionale. Entrambi punti di forza importanti e duramente colpiti dalla pandemia. Nell’arco del 2020, infatti, stando all’analisi di Cia, la crisi da Covid toglierà agli agriturismi più di 600 milioni di fatturato (su un oltre un miliardo annuo di media) e oltre 295 milioni di presenze. Perdite per lo più concentrate nel lockdown e fino a giugno, quando i flussi turistici nelle strutture ricettive italiane, tra presenze e arrivi, hanno ceduto l’89% rispetto al 2019, raggiungendo ad aprile un -96% di presenze e di fatto l’azzeramento degli arrivi (-99%). Poco ha potuto l’avvio dell’estate con giugno che ha fatto registrare un -78% di arrivi e -80% di presenze. Luglio e agosto hanno riportato gli italiani in vacanza, ma senza incidere sul trend complessivo. Nel trimestre estivo la domanda estera è crollata del 65,9%, mentre l’aumento di quella interna è stato di solo 1,1%. In questo scenario non tutte le regioni hanno mostrato pari resistenza.
Numeri in calo, ma anche nuove tendenze, indicano secondo Turismo Verde-Cia, la strada da percorrere puntando sul patrimonio rappresentato dalle aree interne d’Italia che meglio conciliano il rispetto delle regole anti-Covid con la ricerca dell’esperienza turistica autentica, promotrice di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, tra riscoperta di paesaggi e piccoli borghi, tradizioni e piatti tipici. Nessuna ripresa sarà poi possibile, senza una reale svolta nell’economia delle relazioni su cui Turismo Verde rilancia, guardando al progetto Cia “Il Paese che Vogliamo” che del dialogo sul territorio tra istituzioni, enti e associazioni ha fatto il motore del cambiamento e della rinascita delle aree rurali.
“Dal Bonus Vacanze alla sospensione di Imu e Tari, abbiamo raggiunto in questi mesi importanti risultati a tutela degli agriturismi di tutta Italia -ha commentato il presidente di Turismo Verde-Cia, Giulio Sparascio-. Ora occorre non allentare il filo con le regioni, molte delle quali ancora non rendono accessibili i contributi a fondo perduto previsti dal Dl Rilancio. Inoltre -ha aggiunto- è necessario rifinanziare la cambiale agraria strumento di accesso al credito agile e libero da lacciuoli burocratici, che ha già dimostrato di essere una boccata d’ossigeno per agricoltori e operatori agrituristici”.
“C’è poi la grande opportunità del Recovery Fund -ha dichiarato Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani- Lavoriamo insieme con il Governo e sul territorio affinché dia il giusto spazio e progetti mirati alla promozione delle aree interne coinvolgendo gli agriturismi”.