Quest’anno almeno tre lucani su quattro resteranno a casa, bloccati dalla sfilza di aumenti: dal pieno di benzina ai pedaggi autostradali, dai biglietti aerei a quelli dei treni. Ma anche chi deciderà di partire, complici anche le previsioni meteo non proprio incoraggianti, opterà per località vicine e soggiorni brevi (2-3 giorni). E a beneficiarne saranno soprattutto gli agriturismi, unendo il relax della campagna spesso a pochi km dalla città alle tradizioni enogastronomiche del territorio. Senza dimenticare i prezzi contenuti, che rispetto all’anno scorso sono rimasti praticamente fermi. Lo afferma Turismo Verde, l’associazione agrituristica della Cia, che stima una crescita del 4 per cento delle presenze in “fattoria” nel prossimo week-end.
Le previsioni sono per il tradizionale tutto esaurito. E la settimana di Pasqua diventa anche l’occasione per fare il bilancio di un settore in crescita: quasi 90mila tra presenze (70mila di cui 52mila di italiani) e arrivi (20mila di cui 18mila di italiani), per le 161 aziende agrituristiche lucane (realmente in attività su circa 250 censite) la stagione 2011 è stata decisamente positiva al punto che – secondo i dati ufficiali del’Apt Basilicata – se il turismo nel suo complesso genera il 6,2% del Pil lucano, l’agriturismo va meglio toccando il 6,5%. Per la stagione 2012 la parola d’ordine è “qualità ed innovazione” e non solo “mangiare bene e lucano” perché l’azienda agrituristica diventi la “tua casa di campagna”.
Non mancano però le ombre e i dirigenti della Cia non sono teneri con chi – dicono Paolo Carbone, direttore di Turismo Verde e Donato Distefano, presidente della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori – pensano che è sufficiente un casolare di campagna per fare agriturismo. Intanto senza azienda agricola e famiglia di agricoltori – sottolineano – non c’è agriturismo, perché per essere genuina e non da ristorazione più o meno accettabile, senza passione per la terra e le produzioni tipiche e locali. Intanto – ricordano i dirigenti della Cia – il 75% dei prodotti serviti a tavola devono essere dell’azienda o di aziende della zona. E qui sorgono i primi problemi: senza una “rete” tra aziende dell’ospitalità rurale, consorzi di produttori (specie quelli dei prodotti Ipg, Doc, Itg) difficilmente gli ospiti potranno mangiare i piatti della cucina contadina. Le 161 aziende agrituristiche lucano – afferma Distefano – sono 161 vetrine dell’eccellenza agricola e del territorio, con un potenziale ancora tutto da esprimere sia per allungare la permanenza media (3,6 giorni) che le attività da proporre.
Carbone in proposito ha idee precise: oltre alle Fattorie Didattiche per scolaresche, ragazzi che stanno riscuotendo grande successo, ci sono le Fattorie Sociali dedicate alla terza età e a target di persone con difficoltà di movimento e altre problematiche. Ultime nate sono le Fattorie Salutistiche-Sportive: intorno all’azienda si organizzano attività sportive, passeggiate di “scoperta”, a piedi o a cavallo, in mezzo alla fauna e alla flora locale; escursioni in mountain-bike; massaggi relax e consigli per bagni di bellezza con creme naturali prodotte in azienda. Altre proposte: la classificazione delle aziende agrituristiche (sulla base delle spighe di grano come accade invece con le stelle per gli alberghi); un Osservatorio agrituristico; nei finanziamenti comunitari-regionali introdurre criteri di premialità per chi intende investire direttamente e per imprese con titolari giovani e donne; semplificazione burocratica; rete aziende-produttori; ridefinizione della proposta IMU che specie per aziende agrituristiche e zootecniche è eccessivamente onerosa; attività di formazione dei titolari; servizi di consulenza e marketing.
Ma è ovviamente la cucina il piatto forte di richiamo tanto più che, come dice spesso Rocco Papaleo se “lucano è diventato chic”, mangiare lucano si sta affermando come una “tendenza” . E allora non basta la pasta fatta in casa, i salumi e i formaggi tipici. Un piccolo laboratorio di idee, proposte e progetti è, in proposito, l’azienda Fontan di Noce (Miglionico) della famiglia Digregorio-Manicone. La famiglia di “Fontan di Noce” (Giuseppa, Alfredo, Beatrice, Rachele, Stefano ed Adriana) hanno pensato ad ogni particolare dell’ospitalità: la musica (suonata dall’arpista Rachele) per l’atmosfera di relax, i piatti rielaborati con creatività valorizzandone i sapori (Giuseppa e Stefano-cuoco matematico), la scelta dei prodotti (Alfredo), l’accoglienza, la spiegazione dei piatti, la conversazione con il servizio ai tavoli (Beatrice ed Adriana-artista di disegno). Una formula di ospitalità nella “tua casa di campagna”, tra l’altro particolarmente apprezzata per i visitatori di Matera, a pochi chilometri, che decidono di abbinare l’itinerario culturale (i Sassi sopratutto) a quello rurale. E per Pasqua e Lunedì dell’Angelo 2012 sulle tavole degli agriturismi di Turismo Verde si preannunciano tanti piatti lucani rivisitati e creativi, “in nome” di Rocco Papaleo.