“L’introduzione del divieto di installazione di nuovi impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra e di aumento della estensione di quelli già esistenti, nelle zone classificate come agricole dai piani urbanistici, fatti salvi gli impianti finanziati nel quadro dell’attuazione del PNRR, quelli relativi a progetti di agrovoltaico, va nella direzione richiesta dalla Cia-Agricoltori. La produzione di energia rinnovabile, con piccoli impianti rivolti innanzitutto a soddisfare le esigenze energetiche aziendali, non deve in alcun modo compromettere l’attività agricola e quella multifunzionale delle stesse aziende.
L’agrivoltaico può essere un’interessante soluzione al fine di promuovere energia pulita nel territorio, un valore riconosciuto anche nel PNRR che ha destinato all’agrivoltaico una buona quota di risorse ben 1,1 miliardi di euro al fine di aumentarne la capacità produttiva. La volontà degli agricoltori a dare il proprio contributo nella produzione di energia pulita è testimoniata dall’adesione delle aziende agricole al secondo bando ‘Parco Agrisolare’, con oltre 20 mila domande presentate, confermando l’attenzione e l’impegno del comparto verso la transizione ecologica e il senso di responsabilità degli agricoltori rispetto alla tutela e alla salvaguardia dell’ambiente.
Oggi molte aziende assegnatarie del primo bando hanno già realizzato gli impianti, in attesa di ricevere il contributo del Pnrr, mentre Gse sta proseguendo l’analisi delle pratiche presentate nel secondo bando che dovrebbero essere evase entro la primavera per consentire alle imprese agricole di realizzare gli impianti e di ridurre i costi di produzione.
Con le risorse aggiuntive pari a 800 milioni, provenienti sempre dal Pnrr, Cia auspica, adesso, che tutte le pratiche ammesse a contributo, possano essere finanziate. Continuiamo a lavorare in sinergia con le istituzioni perché strumenti e risorse siano davvero armonizzati nell’interesse delle imprese agricole e agroindustriali pronte a cogliere la sfida delle rinnovabili per essere sempre più green e innovative, ma soprattutto competitive in modo sostenibile dal punto di vista economico.Contro il caro-energia che incide pesantemente sui costi aziendali in definitiva gli agricoltori lucani non rinunciano certo a dare il loro contributo alla transizione verde ed energetica e a concorrere alla riduzione della dipendenza dall’estero. La proposta: far diventare gli agricoltori “produttori di energia alternativa”, attraverso la realizzazione di mini-impianti (eolici, fotovoltaici, biomasse, idroelettrici, da processi agronomici) innanzitutto per l’auto-approvvigionamento delle aziende agricole resta la nostra missione. Con circa 345.000 ettari di superficie boscata, la Basilicata rappresenta un’opportunità per le biomasse legnose (legna da ardere; pellet, vale a dire segatura compressa; cippato, scagliette di legno) che sono la prima fonte di energia rinnovabile in Italia, pari al 34%: seguono l’idroelettrico (18%), le pompe di calore (12%), il fotovoltaico (9,5%) e l’eolico (6,7%). L’obiettivo centrale per la Cia lucana è l’istituzione del Distretto regionale agro-energetico per rendere competitive e a maggiore redditività il sistema delle Pmi, specie quelle agricole.