Prezzi bassi e mercato lento caratterizzano l’attuale fase della campagna agrumicola lucana 2015-2016 in linea con l’andamento di tutto il comparto produttivo del sud Italia. Lo evidenzia la Cia della Basilicata riferendo che i prezzi, secondo la rilevazione dell’ Ismea(al 5 gennaio scorso) sui mercati di Matera sono per le clementine di 0,50 cents/kg (-3,2% in poche settimane) e del Metapontino per le arance nevel tra lo 0,23e lo 0,27 cents/kg, mentre qualche centesimo in più i produttori del Metapontino riescono a spuntare per le arance Wasghinton (da 0,25 a 0,30 cents/kg).
Con questi prezzi – evidenzia la Cia – il comparto agrumicolo con oltre 3.500 aziende, 5.800 ha di produzione per arance (80-85 mila tonnellate/anno) e 2.100 ha di clementine (24-26 mila tonnellate/anno), rischia una nuova mazzata, tenuto conto che nel giro di dieci anni le aziende sono diminuite del 33% e la superficie agrumicola si è ridotta del 22%. Un comparto – sottolinea la nota – che rappresenta il 4,4% delle aziende agrumicole italiane e il 5% della superficie complessiva e, nonostante tutto, continua a svolgere un ruolo strategico per la PLV dell’agricoltura lucana, oltre che per l’export (specie in Germania).
Oltre alle quotazioni basse altri punti di debolezza del comparto sono una scarsa competitività commerciale, dovuta a costi di produzione elevati rispetto ai concorrenti esteri; la richiesta di mercato orientata sempre di più sui calibri compresi tra 1 e 4; la produzione di clementine comuni meno richieste dal mercato rispetto ad altre varietà (per intenderci quelle senza nocciolo).
In questa situazione tutt’altro che semplice si aggiunge il “pericolo turco” che fa seguito, a partire dal primo gennaio scorso, alla chiusura del mercato russo alla Turchia. Il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari ha ricordato come la Turchia, nel 2013, abbia esportato agrumi nella Federazione russa per un valore di 347 milioni di dollari (rappresentando il 24% delle importazioni russe di questo prodotto). Negli anni successivi ha incrementato sostanzialmente le esportazioni, consolidandosi ancor più su questo mercato.
“Ci troviamo -commenta Agrinsieme- davanti a un’enorme massa di agrumi turchi che andrà a riversarsi sugli altri mercati, ed in particolare su quelli europei (e italiani) deprimendo ancor più le nostre quotazioni che sono già in ribasso. D’altronde siamo nell’impossibilità, a nostra volta, di esportare in Russia per l’embargo che ancora prosegue nei confronti dell’ortofrutta europea ed italiana”.Per dare una mano ai produttori il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari ha chiesto al ministro l’assegnazione del plafond aggiuntivo (dal reg. CE 1369/15) messo a disposizione dello Stato membro di 2 mila tonnellate che potranno essere ritirate dal mercato e inviate ad aiuti umanitari.
il comparto che ha un’importanza decisiva per il settore primario del nostro Mezzogiorno, contando circa 80 mila aziende coinvolte, una Sau di 130 mila ettari e una produzione tra i 2,7 e i 3,8 milioni di tonnellate.
Per la Cia, infine, la “scommessa” del rilancio del comparto in Basilicata è nella prosecuzione dei PIF ortofrutta e nel nuovo PSR 2014-2020attraverso nuove misure ed azioni per sostenere la filiera di produzione, commercializzazione e trasformazione degli agrumi prodotti in Basilicata. La piattaforma Agroalimentare di Ferrandina in fase di programmazione è sicuramente una prima risposta positiva.