Dopo 14 anni di blocco contrattuale e 3 anni di trattative complicate, la preintesa del contratto nazionale della sanità privata era stata firmata il 10 giugno scorso. Avevamo gioito per aver finalmente raggiunto, pensavamo, l’obiettivo al quale da sempre miravamo, ovvero che ad uno stesso lavoro, nel settore pubblico e in quello privato accreditato, corrispondessero stesso salario e stessi diritti.
Il 30 luglio scorso, termine ultimo per la sottoscrizione definitiva, le controparti datoriali, Aiop (che fa parte di Confindustria) e Aris (associazione religiosa aderente alla Cei) si sono rifiutate di sottoscrivere l’accordo e di rispettare gli impegni presi. Aiop non ha neanche convocato l’Organismo Direttivo Nazionale, mentre Aris lo ha fatto nei tempi stabiliti e ha formalmente comunicato esito di diniego della ratifica, denotando un’intollerabile mancanza di rispetto dei diritti di 100 mila lavoratrici e lavoratori a livello nazionale della sanità privata, che nel frattempo nelle assemblee avevano approvato il testo contrattuale sottoscritto nella preintesa.
Questo venir meno a impegni formalmente presi con le organizzazioni sindacali ma prima di tutto con lavoratrici e lavoratori dediti alla cura delle persone, applauditi qualche mese addietro, in piena pandemia, dalle finestre e dai balconi, è stato un atto di una gravità senza precedenti, che ci spinge verso lo sciopero nazionale. Ci preme sottolineare come questo rinnovo, tra l’altro, pesa per circa il 50% sulle finanze pubbliche, considerato che il Ministero della Salute e la Conferenza Stato-Regioni hanno dato la loro disponibilità a coprire il costo contrattuale con l’adeguamento delle tariffe.
Chiediamo alla Regione Basilicata di vincolare tale adeguamento alla firma definitiva del contratto nazionale della sanità privata, come concordato a livello nazionale e ai rappresentanti politici a vari livelli di farsi parte attiva al fine di restituire ai lavoratori dignità e diritti calpestati da chi pensa di fare un uso distorto delle risorse pubbliche per il proprio tornaconto personale.
Il presidio odierno, con manifestazioni davanti alle Prefetture su tutto il territorio nazionale, tra cui Potenza, è uno degli eventi di una mobilitazione che proseguirà a oltranza dietro le parole ‘Basta padroni predoni coi soldi pubblici’. La nostra protesta continuerà e crescerà, passando per le assemblee e sit-in nelle strutture Aris e Aiop in calendario il 31 agosto, e poi avanti fino allo sciopero nazionale. Finché non saranno riconosciuti i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità privata, che in Basilicata sono oltre 600, e non si aprirà una discussione per cambiare il sistema degli accreditamenti, che chiediamo a gran voce di revocare qualora non venga sottoscritto definitivamente il contratto, la cui firma della preintesa è stata vergognosamente rinnegata.
La vertenza Universo Salute in Basilicata, che diventa ogni giorno più complessa e problematica, è la cartina al tornasole di un sistema spregiudicato che continua a strumentalizzare i lavoratori. Sono ormai 50 i lavoratori in cassa integrazione (fis) in seguito a una decisione gravissima della direzione aziendale che non trova riscontro nelle reali esigenze della struttura e che mette a rischio la stessa assistenza dei pazienti e per i quali chiediamo l’immediato reintegro.
La mobilitazione unitaria, sia per le questioni del mancato rinnovo contrattuale a livello nazionale che per le problematiche locali, non si fermerà e sarà durissima, ma necessita del concreto sostegno di tutti gli attori che possano collaborare affinché vengano restituiti i diritti vergognosamente calpestati a tutti i lavoratori.
Al termine del sit-in una rappresentanza dei sindacati ha incontrato il prefetto di Potenza Annunziato Vardè che si è impegnato a farsi portavoce delle istanze dei lavoratori della sanità privata con il governo nazionale.