Da ora sarà più facile individuare gli Alberi monumentali d’Italia. Su google maps c’è la mappa ad hoc delle piante. A realizzare un catalogo di dati online visualizzabili sul noto servizio web geografico, la direzione generale dell’economia montana e delle foreste del Mipaaf, in occasione del terzo aggiornamento dell’Elenco ufficiale.Fino ad oggi, occorreva mandare un’email per ricevere le istruzioni necessarie a geolocalizzare gli alberi su Google maps attraverso l’inserimento di latitudine e longitudine. Adesso, grazie al catalogo su Maps, la ricerca delle informazioni è più immediata e i punti degli alberi monumentali come dei dati relativi, sono sempre a disposizione. In questo modo, non solo è molto semplice la localizzazione, ma è anche possibile impostare la navigazione dalla propria posizione a quella dell’albero cercato.
Su oltre 3.300 esemplari in tutt’Italia, in Basilicata quelli censiti sinora sono circa una trentina. Oltre agli esemplari di pino loricato di Terranova del Pollino, tra quelli più noti a Campomaggiore vecchio che fa da scenario naturale alla “Città dell’Utopia”, a San Martino d’Agri (contrada Calldafrina), a Pietragalla (salice), Genzano di Lucania, San Paolo Albanese.
Per alberi monumentali si intendono gli alberi di altofusto, i filari e le alberate come definiti dall’ articolo 7, comma 1 della Legge 14 gennaio 2013, n. 10 (Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani) e dall’articolo 4 del Decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali 23 ottobre 2014 (Istituzione dell’elenco degli alberi monumentali d’Italia e principi e criteri direttivi per il loro censimento).
La Regione cura la gestione e il periodico aggiornamento dell’elenco regionale degli alberi e definisce con proprio provvedimento criteri e modalità per le attività di censimento degli alberi monumentali, in coerenza con la normativa nazionale di riferimento.
Il censimento degli alberi monumentali è realizzato dai Comuni, sotto il coordinamento della Regione, sia mediante ricognizione territoriale con rilevazione diretta e schedatura del patrimonio vegetale (vedi scheda di identificazione) sia a seguito di recepimento, verifica specialistica e conseguente schedatura delle segnalazioni provenienti da cittadini, associazioni, istituti scolastici, enti territoriali, ecc. (vedi scheda di segnalazione).
La maggior parte di essi – spiega Rudy Marranchelli Agia-Cia – rientra nel criterio naturalistico legato all’età e alle dimensioni e questo aspetto è quello che più ci spinge a classificarli tra i più vecchi, i più grandi, i più alti, come in una gara tra giganti. Altri si caratterizzano per la particolarità del portamento, altri appartengono a specie rare ed è il criterio della rarità botanica, pertanto, che ha giustificato la loro inclusione tra gli alberi monumentali; alcuni altri esemplari, invece, devono il loro carattere monumentale anche alla loro valenza ecologica di habitat per uccelli, micro mammiferi, licheni, muschi, insetti e funghi. Alcuni alberi rispondono ad un criterio antropologico e sono quelli la cui storia biologica può ritenersi intimamente connessa a quella delle popolazioni locali: testimoni silenziosi di una cultura, la loro vita, in alcuni casi, si lega a particolari eventi della storia locale, a dei personaggi, a particolari usi e tradizioni, a leggende e fatti religiosi. Quando li troviamo disposti a creare forme architettoniche basate su di un progetto unitario e riconoscibile, meglio se in sintonia con i manufatti, a loro è stato attribuito un valore architettonico, mentre se il loro peso nella percezione del paesaggio è così significativo da renderlo unico, riconoscibile, oltre che apprezzabile, il criterio a cui rispondono è il pregio paesaggistico.
Il termine bioresistenze – precisa Rudy Marranchelli, presidente Agia-Cia – descrive un “sano” rapporto con il territorio dimostrando quanto l’agricoltura non sia solo e semplicemente un azione economica/finanziaria ma, anche, pratica di resistenza alle forme di illegalità, resistenza all’uniformazione (che è appiattimento e non uguaglianza) sia culturale che alimentare, resistenza alla violenza con cui vengono trattate e gestite le risorse naturali, resistenza alla scomparsa di biodiversità. Il percorso proposto unisce una serie di riflessioni abbinandole alla documentazione di concrete buone prassi: resistenze impegnate nel mantenimento, nella conservazione e nella promozione di ricchezze ambientali, sociali e culturali di un territorio.Al centro la resistenza alla scomparsa della biodiversità. Per noi il futuro dell’agricoltura si gioca sulle coltivazioni biologiche e il suo valore su quello della biodiversità. La Cia da sempre ha fatto della tutela della biodiversità il fondamento della sua visione dell’agricoltura, perché biodiversità significa aderenza a un protocollo di sviluppo sostenibile, ma anche affermazione della centralità agricola e dell’agricoltore come imprenditore multiruolo capace di non solo produrre da campi ma di preservare l’ambiente, di qualificarlo attraverso l’attività turistica, di costruire sistemi territoriali capaci di rispettare la natura. Dunque – conclude Marranchelli – prodotti biologici e biodiversità sono oggi dei fortissimi attrattori che hanno avvicinato molti giovani all’agricoltura, segno evidente che il futuro agricolo si gioca prima di tutto su questo terreno.
Ago 29