Con una settimana di ritardo rispetto alla scorsa campagna ha avuto inizio negli areali precoci del Metapontino la raccolta dei primi quantitativi di albicocche in coltura protetta della varietà Ninfa. I primi stacchi hanno presentato un profilo qualitativo soddisfacente sia in termini di colorazione sia di calibro. L’offerta avviata sul circuito commerciale ha comunque risentito della presenza del prodotto spagnolo, pertanto i prezzi di esordio si sono attestati su valori inferiori a quelli registrati nella precedente campagna. Lo riferiscono in una nota congiunta Cia-Metapontino e Agia-Cia citando l’ Ismea che segnala, sui mercati interni, una forte pressione concorrenziale del prodotto spagnolo che sta appesantendo i listini anche delle varietà nazionale: puntuali come ogni anno sono infatti arrivate sui nostri mercati ortofrutticoli le albicocche dalla Spagna. Sono primizie di importazione, una “chicca” della distribuzione, grande e piccola, italiana e non. Vendute spesso in offerta, a volte anche sottocosto, per attirare consumatori impazienti alla ricerca della primizia a basso costo. Consumatori che diventano spesso vittime delle strategie commerciali basate su un prodotto “civetta” con il prezzo ribassato e sul ricarico di altri.
In previsione della nuova sagra dell’albicocco a Rotondella (20-21giugno) Rudy Marranchelli a nome dei produttori della Cia fa il punto sulla campagna 2015: “quest’anno (come quello passato) il problema non è tanto sulla commercializzazione ma sulla mancanza di prodotto nel metapontino. Diventa sempre più necessario concentrare l’attenzione sul tema sulla produttività degli impianti e il cambiamento climatico, vale a dire mancano le ore di freddo necessarie in inverno, mentre il freddo è arrivato durante la fioritura che, insieme alle piogge, ha causato il fenomeno della “cascola”. Il destino delle albicocche è legato non solo a logiche di mercato. Le abbiamo provate tutte: dalle varietà “colorate” francesi e spagnole, a quelle che hanno permesso un calendario di maturazione sempre più ampio, con varietà molto precoci e molto tardive. Oggi l’innovazione sull’albicocco è importante per introdurre processi tecnologici e pratiche agronomiche in grado di mitigare i problemi climatici, contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 (l’università ha fatto molto in questo senso) e certificare le nostre produzioni. In sintesi importante l’aspetto varietale, che da solo si sta dimostrando non sufficiente a garantire il successo della coltivazione dell’albicocco. Altri fattori sono: materiale di propagazione certificato (sano e di varietà certa per evitare il diffondersi di “spiacevoli” situazioni “sharka e non solo” ); utilizzo di portinnesti idonei alle diverse condizioni pedoclimatiche; valorizzazione delle risorse genetiche locali; uso razionale della risorsa idrica; adozione di razionali pratiche. Infine, investire sulla territorialità e l’immagine di cultivar italiane da legare alla storia e alla cultura di un territorio. Serve una vera filiera del trasferimento delle conoscenze -conclude Marranchelli- in grado di concludere il proprio ciclo virtuoso migliorando le performance ambientali delle aziende agricole e capace di proporre strategie di comunicazione in ottica di ecodesign”.
Sono per la Cia problematiche comuni a tutti i produttori di albicocche. Le regioni più importanti per la produzione sono l’Emilia-Romagna, la Campania e la Basilicata che rappresentano ognuna circa il 25% della produzione nazionale. La stima produttiva della campagna albicocche 2015 che vede per l’Italia un dato medio prossimo al -7% rispetto all’anno precedente, è il risultato di una situazione molto diversificata tra le varie regioni.
In Italia se ne producono in annate normali dalle 200 alle 250mila tonnellate. L’Italia, per inciso, è il quinto produttore al mondo di albicocche, dopo Turchia, Iran, Uzbekistan e Algeria. Per la produzione 2015 noi stiamo ragionando sul 30-35% di produzione rispetto al 2014, per una serie di eventi negativi che sono iniziati lo scorso anno con l’estate fresca, poi proseguiti con la scarsa presenza di gelo, le piogge insistenti a fiore aperto in primavera e una scarsa impollinazione». In soldoni, pochi frutti. «Quindi, riassumendo: se ho pochi frutti, spero in prezzi migliori. Produrre un chilo di albicocche mi costa dai 60 agli 80 centesimi, dopo che ho risparmiato sui concimi e sui diradamenti. E adesso arrivano i grossisti a proporre 60 centesimi da corrispondere al produttore come lo scorso anno”.
Mag 27