Gli ettari persi destinati alla cementificazione o all’abbandono, soprattutto nelle aree interne, con un impatto drammatico sull’assetto idrogeologico del territorio colpito in questi anni da frane ed alluvioni
E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi alla struttura dell’aziende agricole. Si tratta di un territorio vasto quasi come un milione di campi da calcio, abbandonato o occupato dal cemento che non riesce ad assorbire la violenta caduta dell’acqua provocata dai cambiamenti climatici.
Anche per questo oggi più di otto comuni italiani su dieci (82 per cento) hanno parte del territorio a rischio frane e alluvioni con quasi 8,6 milioni di cittadini che vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico. A questa situazione non è infatti certamente estraneo il fatto che un modello di sviluppo sbagliato non ha investito sulla prevenzione, di fronte ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si sono manifestati anche quest’anno con il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ma intense ed il repentino passaggio dal sereno al maltempo con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire.
Ogni giorno in Italia viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari).
Le ultime ondate di maltempo evidenziano ancora una volta che investire nella prevenzione è sempre più urgente ed i cambiamenti climatici in atto non devono rappresentare un alibi per un Paese dove più di 5 milioni di cittadini ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico e 6.633 i Comuni hanno all’interno del territorio aree ad elevato rischio di frane o alluvioni.
In Basilicata tutti i suoi 131 comuni presentano aree a rischio idrogeologico, secondo il Report del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio “Rischio idrogeologico in Italia”.
E la Basilicata rappresenta in Italia uno degli esempi più negativi in questo senso. Secondo uno studio della Coldiretti, infatti, la nostra Regione negli ultimi 30 anni ha perso il 17,1 per cento della propria superficie agricola.
Si è passati infatti da 626.339,43 ettari del 1982 a 623.530,00 del 1990, a 537.515,85 del 2000 e infine a 519.127,33 del 2010, con una percentuale di variazione 1982/2010 del -17,1, 1990/2010 del -16,7, 2000/2010 del -3,4.
Secondo il Presidente Regionale della Coldiretti di Basilicata Piergiorgio Quarto “La nostra organizzazione non da oggi sostiene che l’abbandono delle aree marginali è una concausa del dissesto idrogeologico e che bisogna riconoscere adeguatamente il ruolo economico, ambientale e sociale dell’attività agricola, che ha funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio”.