I dati allarmanti di fonte Istat diffusi oggi circa il permanere di un’alta percentuale di poveri nel Paese con l’allarme scattato nuovamente per gli over 65anni, la generazione più debole ed esposta alla crisi, sono gli effetti collaterali delle politiche economiche messe in atto dai Governi succedutisi nel corso degli anni. Bisogna superare le politiche di austerità, altrimenti prima si determinano le condizioni che causano l’aumento dei poveri e poi si è costretti a trovare le risorse, che diventeranno sempre maggiori, per contrastare la povertà. Lo sostengono in una nota congiunta i segretari regionali confederale della Uil Carmine Vaccaro e dei pensionati Vincenzo Tortorelli.
Secondo i dati provvisori dell’Istat, tra il 2015 e il 2016 l’indice di grave deprivazione peggiora per le persone anziane (65 anni e più), passando dall’8,4% all’11,6%, e per chi vive in famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (da 32,1% a 35,8%). In lieve diminuzione, invece, la quota della popolazione con meno di 18 anni, pari al 12,3% (pari a 1 milione e 250 mila minori).
Sempre secondo l’Istat, nonostante il miglioramento delle condizioni economichedelle famiglie, nel 2016 non si è osservata una riduzione dell’indicatore di grave deprivazione materiale, corrispondente alla quota di persone in famiglie che vivono condizioni di disagio. Questo – commentano Vaccaro e Tortorelli – è la conferma che la cosiddetta ripresa economica non sta riducendo il disagio e rafforza la sollecitazione del sindacato a fare in fretta per l’applicazione dei provvedimenti nazionale e regionaleper il contrasto alla povertà, provvedimenti che vanno armonizzati tra loro per renderli più efficaci e non limitandoli a tamponare momentaneamente il disagio economico.
La data di avvio del reddito minimo d’inserimento, il primo maggio, si avvicina con l’impiego dei primi 30 mln di euro rinvenienti dalla ex card carburante, mentresiamo in attesa del varo della prossima graduatoria che comprenderà 12 mila persone inizialmente riservata al massimo a 4 mila capofamiglia. Ma guai a considerarlo un traguardo: noi vogliamo che si riparta dal Mezzogiorno e dai giovani e, quindi, dagli investimenti pubblici e privati per far risollevare il Paese. Peraltro, se non si accresce Il potere di acquisto dei lavoratori e dei pensionati l’economia non riparte: ecco perché serve anche una riforma fiscale strutturale.
Le politiche sociali e del welfare, soprattutto in tempi di spendingreview, assumono una necessità maggiore e la Regione è nuovamente chiamata a sopperire le crescenti e sempre più gravi carenze statali. Purtroppo non ci pare – concludono Vaccaro e Tortorelli – che nella manovra finanziaria 2017 che il Consiglio Regionale si appresta ad esaminare e votare in questi giorni ci siano elementi positivi in questa direzione e tanto meno per servizi adeguati di cittadinanza solidale.
Apr 20