Nel mese di gennaio è caduta circa il 60% di acqua in meno rispetto alla media dopo un dicembre che è stato il più secco da 215 anni, da quando cioè sono iniziate le rilevazioni, e un novembre con piogge praticamente dimezzate.
E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti di Basilicata, che sottolinea come le ridotte precipitazioni provochino la presenza di impurità nell’aria, ma anche una storica siccità nelle campagne con fiumi e invasi al minimo, che oltre all’inquinamento fanno temere per la disponibilità idrica per uomini, animali e coltivazioni.
A preoccupare – precisa la Coldiretti – è la mancanza di neve sulle montagne che rappresenta una scorta importante per garantire gli afflussi idrici determinanti per i raccolti agricoli nei prossimi mesi.
Ad aggravare gli effetti negativi della mancanza di pioggia è il grande caldo con il 2015 che si è classificato in Italia come l’anno più bollente della storia recente con una temperatura superiore di 1,42 gradi la media di riferimento che ha provocato lo sconvolgimento dell’ambiente dove si trovano mandorli, susini e peschi a rischio di anticipo sulla normale vegetazione del periodo. Il risultato è nei giorni della merla di fine gennaio, che secondo tradizione i più freddi dell’anno, nei prati ci sono primule, viole e margherite mentre le mimose sono già fiorite da tempo in netto anticipo rispetto alla festa della donne, ma nelle campagne – continua la Coldiretti – si teme una seria compromissione dei raccolti per il possibile prossimo ed improvviso abbassamento della temperatura. A colpire i raccolti – precisa la Coldiretti – sono anche le forti infestazioni degli insetti patogeni che proliferano per effetto del caldo fuori stagione.
Siamo di fronte a cambiamenti climatici che si stanno manifestano con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi con pesanti effetti sull’agricoltura.
In considerazione delle gravi problematiche evidenziate, la Coldiretti di Basilicata ha chiesto al Commissario Unico dei Consorzi Giuseppe Musacchio di convocare una specifica riunione per verificare la situazione e valutare gli interventi necessari, anche strutturali, e sviluppare ogni iniziativa atta ad affrontare le oramai probabili criticità idriche, al fine di evitare gravi ricadute sull’economia agricola e sull’equilibrio ambientale.