Finalmente è arrivata l’approvazione del Piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico. Anabio-Cia, che rappresenta oltre 10 mila imprenditori biologici (in Basilicata circa 450) plaude al via libera da parte della Conferenza Stato-Regioni.
Per Anabio, ciò significa, in primo luogo, impegno delle Regioni a finanziare tutti i nuovi imprenditori agricoli che, tramite i nuovi bandi dei Psr (misura 11) vorranno effettuare il passaggio dall’agricoltura convenzionale a quella biologica, nonché il finanziamento di chi è già operatore biologico. In secondo luogo, vuol dire impegno a uniformare l’applicazione dei contenuti della misura 11 a partire dai premi erogati e ad assegnare agli imprenditori biologici la priorità rispetto alle altre azioni dei Piani di sviluppo rurale: investimenti, formazione, ricerca e innovazione.
Soprattutto le misure 5 “Semplificazione della Normativa” e 7 “Informatizzazione” del Piano strategico nazionale per il biologico, consentono ora il pieno coinvolgimento delle Amministrazioni Regionali, da cui dovrà derivare una reale e consistente semplificazione delle procedure e della burocrazia a carico degli operatori, che spesso hanno rappresentato una barriera d’ingresso al metodo biologico e/o un motivo di fuoriuscita.
Dal canto nostro -sostiene Anabio- garantiamo il massimo impegno a favorire l’aggregazione dei produttori e del prodotto rafforzando le Organizzazioni dei Produttori già esistenti e costituendone delle nuove, nonché a definire adeguate forme di “contratto” tra le parti. In particolare siamo impegnati in questo percorso, che ha nelle cooperative un punto di riferimento importante e che potrà e dovrà confluire, nel medio termine, nell’Organizzazione Interprofessionale, la quale consentirà di pagare il giusto prezzo ai diversi soggetti della filiera realizzando così una più facile reperibilità di prodotto e quindi una maggior garanzia di autenticità del biologico.
Con circa il 12 per cento della superficie agricola utilizzata destinata ad agricoltura biologica (poco meno di 100 mila ettari) e 1.500 aziende agroalimentari che adottano metodi di produzione biologica, la Basilicata – evidenzia Anabio-Cia – si colloca fra le regioni con il più elevato e variegato potenziale, dati i diversi orientamenti produttivi delle aziende convertite. Ma anche per il bio, come per le produzioni agricole di qualità, non è tutto oro quello che luccica e diventa sempre più necessario adeguare azioni e programmi per competere sul mercato del “target alimenti biologici”, l’unico tra quelli alimentari che non conosce crisi. L’evoluzione degli operatori interessati a questo metodo di produzione è imputabile a vari fattori: il principale, quando gli incentivi economici derivanti dall’applicazione della Politica agricola comunitaria non sono interessanti, è l’opportunità che offre la certificazione biologica di mantenere o conquistare nuovi spazi di mercato. La distribuzione territoriale delle aziende e è abbastanza ramificata e coinvolge tutto il territorio regionale, con concentrazioni maggiori dove le possibilità di commercializzazione e valorizzazione delle produzioni sono più frequenti (per esempio nel Metapontino) ed in quelle aree ove il sostegno finanziario della nuova Pac al metodo biologico ed a particolari colture sono maggiori, come è stato, ad esempio, il caso dei cereali nelle colline materane. Si evince, quindi, il passaggio alla fase di “maturità”, sia dei produttori che del mercato, con una selezione “fisiologica” di chi garantisce le migliori prestazioni.
Alcuni imprenditori lucani si sono resi conto che il mercato del bio non è più una piccola nicchia e rappresenta l’unico segmento dell’agroalimentare italiano con tendenza alla crescita. Da tempo gli agricoltori lucani del biologico – si afferma nella nota – si battono perché più che pensare all’estensione di coltivazioni e produzioni bio si proceda al consolidamento e al sostegno di quelle che risentono della crisi dei consumi in particolare per gli effetti della concorrenza sleale degli ipermercati e discount alimentari.
Per la programmazione dello Sviluppo Rurale 2014-2020 il biologico – conclude Anabio-Cia – deve porsi ambiziosi obbiettivi: raddoppiare, nei prossimi 7 anni, le superfici ed il numero degli operatori; creare filiere in nuovi settori e rafforzare quelli già strutturati; sviluppare l’aggregazione e la logistica; istituire distretti biologici nella realtà che hanno particolari vocazioni ambientali; sviluppo della zootecnia biologica e delle relative filiere a cominciare dalla produzione di alimenti biologici per animali.