Con circa il 12% della superficie agricola utilizzata destinata ad agricoltura biologica (poco meno di 100 mila ettari) e 1.500 aziende agroalimentari che adottano metodi di produzione biologica (dati al 2011), la Basilicata si colloca fra le regioni con il più elevato e variegato potenziale, dati i diversi orientamenti produttivi delle aziende convertite. Ma anche per il bio, come per le produzioni agricole di qualità, non è tutto oro quello che luccica e diventa sempre più necessario adeguare azioni e programmi per competere sul mercato del “target alimenti biologici”, l’unico tra quelli alimentari che non conosce crisi. E’ questa la posizione di Anabio-Cia lucana (Associazione Nazionale Agricoltura biologica) illustrata all’assemblea nazionale che si è svolta a San Venanzo (Terni). Un settore che, nonostante la pesante flessione dei consumi alimentari nel nostro Paese a causa della profonda crisi che ha messo in gravi difficoltà le famiglie italiane, sta rispondendo in maniera efficace ai colpi dell’avversa congiuntura. Le vendite dei prodotti “bio” continuano a tenere e per alcuni si registrano aumenti. Comunque – sottolineano i dirigenti lucani di Anabio-Cia – i problemi anche per questo vitale comparto restano e riguardano soprattutto i costi produttivi, contributivi e burocratici che riducono l’attività imprenditoriale delle aziende, condizionandone la competitività sui mercati.
L’evoluzione degli operatori interessati a questo metodo di produzione è imputabile a vari fattori: il principale, quando gli incentivi economici derivanti dall’applicazione della Politica Agricola Comunitaria non sono interessanti, è l’opportunità che offre la certificazione biologica di mantenere o conquistare nuovi spazi di mercato. La distribuzione territoriale delle aziende e è abbastanza ramificata e coinvolge tutto il territorio regionale, con concentrazioni maggiori dove le possibilità di commercializzazione e valorizzazione delle produzioni sono più frequenti (es. nel Metapontino) ed in quelle aree ove il sostegno finanziario della Nuova Politica Agricola Comunitaria al metodo biologico ed a particolari colture sono maggiori, come è stato, ad esempio, il caso dei cereali nelle colline Materane. Si evince, quindi, il passaggio alla fase di “maturità”, sia dei produttori che del mercato, con una selezione “fisiologica” di chi garantisce le migliori prestazioni.
Alcuni imprenditori lucani si sono resi conto che il mercato del bio non è più una piccola nicchia e rappresenta l’unico segmento dell’agroalimentare italiano con tendenza alla crescita.
La proposta di riforma della Pac che accompagnerà il mondo agricolo comunitario fino al 2020 – sostengono i dirigenti Anabio-Cia – tende ad accrescere la rilevanza degli aspetti ambientali nel sostegno al settore primario, rafforzando di fatto anche il ruolo dell’agricoltura biologica.
Quest’ultima, infatti, rappresenta un sistema di produzione agricolo finalizzato a garantire la tutela dell’ambiente e la salvaguardia delle risorse naturali, tra cui un elevato livello di biodiversità, la salute dei consumatori e il benessere degli animali allevati. Si tratta, pertanto, di un metodo produttivo pienamente coerente con gli obiettivi previsti dalla nuova programmazione Pac che, oltre
a tutelare l’ambiente e il mondo rurale, ha l’intento di far fronte alla domanda di prodotti contraddistinti da elevati standard qualitativi e igienico-sanitari.
Il rafforzamento della tendenza verso una produzione agricola attenta agli aspetti ambientali viene esplicitata nei due pilastri della Pac tramite due diverse forme di sostegno. La nuova architettura del sostegno comunitario prevede, infatti, dei pagamenti diretti che tendono, più che nel passato, a remunerare la produzione di specifici beni pubblici, prevalentemente ambientali, e che meglio si pongono in sinergia con le tradizionali misure previste in materia nell’ambito del secondo pilastro.
Da una prima lettura dei documenti relativi alla nuova Pac, emerge come il panorama che si presenta per le aziende biologiche sia complessivamente positivo, sebbene sia necessario attendere gli sviluppi delle contrattazioni a livello europeo e la stesura definitiva dei regolamenti comunitari per poter dare un giudizio definitivo in merito.
Giu 05