Anche sul fronte pensionistico le disuguaglianze di genere nel nostro Paese non sono superate. I dati Inps confermano come gli assegni percepiti dalle ex lavoratrici siano proporzionalmente più bassi di quelli degli uomini. Addirittura nella fascia più bassa, quella entro la soglia dei 500 euro al mese, ci sono 3 donne su 4. Anp-Associazione Nazionale Pensionati-Cia e Donne in Campo Cia rilevano che gli importi medi delle pensioni di anzianità femminili sono inferiori a quelli maschili, sia nel lavoro dipendente sia in quello autonomo. Una disparità che si conferma anche nelle pensioni di vecchiaia. Di qui da noi il fenomeno diffuso di donne over 65anni che lavorano ancora nelle aziende agricole, si occupano della famiglie dei figli e dei nipoti.
“Come può un agricoltore pensare di smettere di lavorare -si chiedono i dirigenti Anp- se la prospettiva è di vivere con nemmeno 300 euro al mese? In questi anni ci siamo battuti molto per ottenere un cambio di rotta a livello di trattamento pensionistico minimo per gli ex agricoltori e speriamo davvero che le firme raccolte nel 2015per chiedere che i trattamenti pensionistici minimi siano equiparati a quelli europei, portino, come sembra, ad avere almeno una quattordicesima mensilità”.
“Nelle campagne –evidenzia l’Anp-Cia- si vivono le situazioni più difficili: nelle zone rurali i “morsi” della crisi sono amplificati e si inaspriscono i toni del disagio sociale, soprattutto per gli ultrasessantacinquenni. Si tratta di una categoria di per sé vulnerabile -spiega l’Anp Cia- ma che nella congiuntura economica attuale rischia di sprofondare in una situazione ancora più drammatica”.
Gli ultrasessantenni –è stato evidenziato – sono circa il 20 per cento della popolazione ed entro il prossimo decennio raggiungeranno il 25 per cento. “Attualmente oltre l´80 per cento (in pratica 8 su 10) degli anziani chiede servizi sociali, sanitari e assistenziali pronti ed efficienti. E nelle campagne la carenza è strutturale ed è aggravata dai recenti tagli alla sanità e in particolare al Fondo per la non auto-sufficienza, che grava in particolar modo su anziani e pensionati. Per questo non si può più perdere tempo: c’è l’esigenza di lavorare a una riqualificazione di queste aree, prendendo le misure locali di intervento per le non autosufficienze, nonché tutte le provvidenze economiche agli indigenti, eliminando incongruenze e abusi e, contemporaneamente, offrendo un sostegno vero e efficace a chi è in reale stato di bisogno.
“Affrontiamo un tema che non è solo quello delle condizioni di vita in agricoltura -ha detto il direttore regionale Cia Distefano-. Persone che sono arriviate alla fine del loro ciclo lavorativo e che sono dimenticate. Non c’è attenzione per chi è anziano, e questa è una vergogna nazionale. Una vergogna che si amplifica quando si parla di agricoltori che dopo una vita di fatiche devono continuare a lavorare per poter sopravvivere. Scegliere di vivere nelle aree rurali significa continuare a far vivere queste aree, ma questo a molti evidentemente non interessa”.L’Anp conta oltre 400 mila tessere, in gran maggioranza a firma femminile: il 59% sono donne e il 41% uomini. Eppure la rappresentanza di genere è ancora insufficiente in ogni settore -hanno sottolineato Anp e Donne in Campo Cia- e non ci sono giustificazioni di sorta quando cresce, peraltro, l’imprenditoria rosa e, ormai in tutte le sfere di attività, le donne sono presenti con capacità inusuali.Specificità che le donne conservano anche dopo il periodo lavorativo, rimanendo fondamentali nell’impegno e nella cura della famiglia, ma soprattutto costituendo l’ossatura portante del movimento del volontariato in Italia, dove rappresentano più del 51% del totale.