Lo scorso 30 aprile la Direzione Generale della Stazione Unica Appaltante della Regione Basilicata pubblica un bando dal valore complessivo di € 178.513.319,71 con il quale si mettono a gara tutti i servizi assistenziali e terapeutico-riabilitativi per gli utenti psichiatrici, in entrambe le aziende sanitarie della regione Basilicata.
Di fatto una riprogrammazione regionale dei servizi pubblici per la salute mentale per almeno i prossimi cinque anni.
Un atto enorme che inevitabilmente si ripercuoterà in maniera consistente sul territorio sia in termini di rimodulazione dei servizi pubblici garantiti e sia sul piano occupazionale.
Proprio per questo riteniamo che un così consistente intervento in un ambito altrettanto delicato come la salute mentale, avrebbe meritato un ampio e trasparente confronto nelle sedi istituzionali e nelle comunità locali per giungere, se non alla condivisione delle scelte di fondo di politica sanitaria che sono alla base di tale bando, almeno alla loro chiara esplicitazione.
Questo indispensabile ambito di confronto politico e di merito, è stato reso impossibile o drasticamente ridotto a puro e semplice confronto, procedurale e burocratico, dall’ assenza di un governo regionale che se ne assumesse per intero la responsabilità politica.
Il Bando infatti, pubblicato lo scorso 30 aprile, a poco più di una settimana dalle elezioni regionali scadrà il prossimo 9 luglio di fatto, contestualmente all’insediamento del nuovo consiglio regionale e si spera anche della nuova giunta.
In questo sconcertante e perdurante vuoto politico istituzionale l’azione delle organizzazioni del terzo settore, dei sindacati confederali e dei loro referenti politici regionali è sembrata prioritariamente se non esclusivamente incentrata su aspetti procedurali ed economici del bando; arrivando ad ottenere ad esempio la ridefinizione del “Disciplinare di Gara”, senza avere l’ardire e la reale volontà di mettere in discussione atti come il “Capitolato Tecnico di Gara” contenente gli elementi determinanti della nuova rimodulazione dei servizi che maggiormente avranno ricadute sui lavoratori e sugli utenti.
Abbiamo quindi la forte percezione che per una innaturale e spesso contradditoria convergenza di interessi e ricerca di equilibri più o meno confessabili, siano in tanti i soggetti istituzionali e non ad essere interessati a mantenere su questa questione un profilo basso evitando di affrontare apertamente i nodi politici e di prospettiva che un simile intervento indubbiamente pone.
Questo ad ulteriore e speriamo definitiva conferma che gli interessi delle cooperative, delle burocrazie sindacali e dei loro referenti politici sono sempre più spesso divergenti se non apertamente in contrasto con gli interessi dei lavoratori.
Da parte nostra, avendo un governo regionale che finalmente decidesse di palesarsi e governare avremmo voluto prioritariamente confrontarci sui seguenti aspetti:
Come deve essere letta l’emissione di questo bando in relazione al percorso d’accreditamento che molte organizzazioni economiche operanti nel settore davano per ormai prossimo alla sua conclusione? Dobbiamo forse leggerlo come un ripensamento dell’ente regione rispetto al sistema di accreditamento in sanità?
Se così fosse da parte nostra sarebbe assolutamente un fatto positivo da sostenere e valorizzare, purché sia un reale cambiamento di prospettiva nella gestione dei servizi sanitari che non si limiti alla difesa dello status –quo (in questo caso il sistema degli appalti) ma che porti alla presa d’atto del fallimento delle esternalizzazioni dei servizi sanitari ed apra alla prospettiva della internalizzazione dei servizi pubblici a partire da quelli sanitari e socio sanitari.
Dalla lettura del bando emerge abbastanza nitidamente una tendenza regressiva verso la “sanitarizzazione” dei servizi per la salute mentale; non vi troviamo infatti alcun riferimento alle forme di intervento più avanzate come ad esempio l’assistenza domiciliare, sulla quale riteniamo occorra invece investire in maniera importante e che nei fatti incrocia sempre di più le esigenze più attuali dell’utenza. Si ridimensiona inoltre in maniera importante lo spazio riservato ai profili educativi per prevedere in maniera sempre più consistente l’azione di figure prevalentemente sanitarie e assistenziali.
Vorremmo ancora capire se e in che misura si è tenuto conto che simili discutibili cambiamenti andranno ad incidere se non a stravolgere un ambito estremamente delicato e con un consolidato storico di diversi decenni. Vorremmo capire cioè se ci si è preoccupati della “sostenibilità sociale” dei cambiamenti che si propongono; sia in relazione all’utenza che da un giorno all’altro potrebbe trovarsi privata di una forma di assistenza (vedi l’assistenza domiciliare) sulla quale da anni faceva affidamento e sia sul versante occupazionale nel quale decine di figure si troveranno di fatto senza una collocazione lavorativa dopo aver assicurato un servizio pubblico per decenni ed essersi spesso formati a proprie spese secondo le indicazioni delle aziende sanitarie locali!
Come Unione Sindacale di Base della Basilicata dichiariamo sin d’ora la nostra disponibilità ed il nostro impegno a sostenere ed incoraggiare ogni azione di lotta che i lavoratori, finalmente liberi dalle narrazioni interessate di coloro ai quali per tanti anni hanno ciecamente affidato il loro destino, intenderanno intraprendere.