A distanza di 26 anni dal primo Piano approvato a giugno del 1990 dal Comitato interministeriale per la Programmazione Economica e mai attuato, la Conferenza Stato – Regioni ha dato il via libera al Piano Olivicolo Nazionale utile alla riorganizzazione e alla promozione del settore.
I 32 milioni di euro di investimento serviranno alla riorganizzazione del settore e ad aumentare la produzione nazionale per rispondere alla crescente domanda mondiale di olio Made in Italy. Nel 2015 i consumi in Italia sono saliti del 17% a dimostrazione dell’importanza dell’alimento nella dieta mediterranea.
In Basilicata la superficie coltivata ad olivi supera i 30 mila ettari ed è distribuita sull’85% del territorio regionale. Il 57% circa in provincia di Matera ed il restante 43% in provincia di Potenza. Il 10% della produzione è coltivata con metodi biologici. 5 milioni, in totale, le piante di olivo presenti che svolgono una funzione protettiva del paesaggio, di difesa dell’ambiente e del suolo da erosione e smottamenti. In condizioni ottimali la produzione di olio extra vergine di oliva della Basilicata con 5 mila tonnellate all’anno rappresenta il 6% della produzione lorda vendibile regionale e circa il 2% di quella nazionale. Nell’offerta di qualità dell’olio extra vergine lucano si annovera anche la Dop “Vulture”. Tra le varietà più diffuse e utilizzate per la produzione di qualità destinata all’imbottigliamento si trovano: Coratina, Leccino, Ogliarola del Vulture e del Bradano, la Maiatica. L’olio, dal fruttato medio-leggero, si distingue per una presenza persistente di dolce e piccante.
“L’importanza del comparto anche in Basilicata ci deve spingere a difendere un simbolo del Made in Italy e della dieta mediterranea” ha affermato il presidente della Coldiretti di Basilicata Piergiorgio Quarto, nell’esprimere apprezzamento per l’approvazione del Piano Olivicolo Nazionale, annunciata dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. “Il Piano olivicolo nazionale destina risorse interessanti al settore per incrementare la produzione nazionale, sostenere attività di ricerca, stimolare il recupero varietale e la distintività, sostenere ed incentivare strumenti di aggregazione dell’offerta”.
Un passo importante che va accompagnato dall’attuazione completa, delle norme già varate con la legge salva olio Mongiello, la n. 9 del 2013, dai controlli per la valutazione organolettica ai regimi di importazione, per verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata.
L’Italia ha prodotto nell’ultimo anno 300 milioni di chili, ottenuti da un patrimonio di circa 250 milioni di piante su 1,1 milioni di ettari di terreno, con un fatturato di circa 2 miliardi di euro ed un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative. Numeri che fanno dell’Italia il secondo produttore mondiale dopo la Spagna, ma anche il primo paese per numero di oli Dop (Denominazione di origine protetta), ben 43.
Il consiglio della Coldiretti ai consumatori è quello di guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica. Se si vuole comperare un buon extravergine italiano bisogna fare attenzione ai prodotti venduti a meno di 6-7 euro al litro che non coprono neanche i costi di produzione.