La manifestazione di fronte alla sede della Regione Basilicata, organizzata dalla Coldiretti trova in piena sintonia il Sistema allevatoriale: “far bloccare le stalle significa affossare un settore strategico e fondamentale per l’agroalimentare nazionale e regionale ed impedisce la ripartenza economica”
C’è piena sintonia nel sistema allevatoriale con le preoccupazioni del mondo agricolo, manifestate anche oggi a Potenza con la grande manifestazione della Coldiretti, per la drammatica situazione creatasi a causa dei rincari aggravati dal conflitto in Ucraina. I costi di produzione sono cresciuti oltre il 50% per i mangimi, per alcune materia prima c’è il rischio di assenza del prodotto perché bloccati nei porti ucraini e russi, del 170% per i concimi, dell’80% per l’energia e del 150% per il gasolio agricolo. Al caro prezzi si aggiungono le manovre speculative che impediscono una equa distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare. Da un lato l’aumento vertiginoso dei costi per materie essenziali e dall’altro la scarsa o nulla remunerazione del prodotto all’origine. “Dobbiamo ripristinare e rivalutare l’importanza della zootecnia nel nostro sistema economico – evidenzia Palmino Ferramosca, presidente ARA Basilicata – consentire la giusta redditività del lavoro degli allevamenti è centrale perché è l’unico modo per permettere di continuare ad investire in zootecnia, e non di ‘tirare a campare’. Senza liquidità – ha aggiunto – non solo non possiamo fare investimenti ma neanche affrontare temi importanti quali quelli legati al benessere animale e alla sostenibilità ambientale” Inevitabilmente, la manifestazione ha avuto come filo conduttore la valutazione ancora della crisi pandemica insieme anche agli effetti conseguenti al conflitto russo-ucraino, come ha sottolineato il direttore Giuseppe Brillante: “Gli allevatori stanno pagando in modo pesantissimo la sommatoria di queste due crisi – ha detto Brillante – il nostro non è il solo settore in difficoltà, ma la zootecnia italiana sta subendo da mesi aumenti insostenibili dei costi di produzione, nell’ultimo periodo letteralmente esplosi principalmente a causa di fenomeni speculativi. Gli allevatori non riescono a farsi pagare a sufficienza le loro produzioni, non riuscendo nemmeno a rientrare dalle spese vive. Agli allevatori si chiede impegni importanti sia nei confronti del benessere animale che di tutela ambientale ma non ci si rende conto che la sostenibilità tanto invocata si realizza solo se ha le sue fondamenta nella sostenibilità economica dell’impresa”.