La Fp Cgil di Potenza esprime forte preoccupazione per quanto continua ad accadere in Arpab.Dopo la legge di riordino partorita ad inizio anno ci si aspettava l’avvio di un nuovo corso in un ente che negli anni è stato al centro di variegate e discutibili vicende.
Un riordino che, come evidenziato in altre occasioni, non è sufficiente a risolvere le tante problematiche dell’ente ed anzi già pone più di qualche problema.
Abbiamo già segnalato l’eccessiva ingerenza nei poteri di controllo e vigilanza da parte della regione su Arpab che rischiano di minarne la terzietà nell’esercizio delle sue funzioni e il bando per la procedura di selezione del direttore generale, recentemente pubblicato, è probabilmente a sua volta frutto della scelta del legislatore regionale di cancellare la figura del direttore amministrativo tra gli organi dell’Arpab.
Dopo gli errori del recente passato, nel quale si è attinto per la nomina del direttore amministrativo anche alla dirigenza sanitaria, pur in presenza delle legge regionale che ne limitava l’accesso ai soli dirigenti del ruolo unico regionale, pensavamo vi fosse maggiore attenzione nella definizione dei criteri per la nomina del direttore generale dell’Arpab. Invece siamo al cospetto di un altro pasticcio.
A livello nazionale la legge 132/2016, che ha riformato completamente l’assetto delle Agenzie Ambientali, istituendo il Sistema Nazionale a rete per la protezione dell’Ambiente, nel ribadire che le Agenzie sono persone giuridiche di diritto pubblico, dotate di autonomia tecnico-scientifica,amministrativa e contabile nel rispetto completo dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Tecniche Ambientali (LEPTA), specifica che “Il direttore generale dell’ISPRA e i direttori generali delle agenzie sono nominati, secondo le procedure previste dalla legge per ciascun ente, tra soggetti di elevata professionalita’ e qualificata esperienza nel settore ambientale “
Requisiti che la giunta, benchè lo stesso presidente ne avesse sollecitato il rispetto in una specifica nota nella quale informava delle modifiche intervenute con la legge di riordino, ha inspiegabilmente disatteso ed interpretato in maniera fortemente restrittiva e affetta da manifesta parzialità nel Bando del direttore Arpab.
I requisiti di accesso per tale figura sono, infatti, “blindati” al solo titolo di Laurea in Giurisprudenza. Forse per la Giunta regionale lucana la professionalità nel settore giuridico ha il diritto di prelazione nel garantire la direzione di un Ente Tecnico. oppure la Giunta ha maturato aprioristiche convinzioni tali da sostenere che un laureato in Ingegneria o altra disciplina tecnica non abbia la professionalità per dirigere l’Arpab, o ancora forse l’Agenzia Ambientale si è trasformata in una succursale dell’ Avvocatura dello Stato.
Eppure, tra le attività cui deve provvedere il Direttore Generale in base all’art 21 della legge di riordino, oltre ad attività di tipo gestionali e di coordinamento, sono declinate in dettaglio molte attività prettamente tecniche, solo per fare un esempio quella di assicurare completezza e sviluppo del sistema informativo ambientale per il monitoraggio costante dello stato dell’ambiente, in coerenza con quanto previsto dalla legge n. 132 del 2016)
Peraltro la deliberata esclusione di altre lauree, oltre ad essere pregiudiziale e limitante, è in contrasto con quanto avviene a livello nazionale: i direttori di tutte le altre Agenzie Ambientali italiane sono reclutati con bandi i cui requisiti di accesso non sono stati blindati alla solo laurea in giurisprudenza ma rispettosi della L.132/2016.
Nel bando, inoltre, non è declinato in modo chiaro cosa si intenda per “attività professionale con riferimento alla normativa di settore anche in campo scientifico”, visto appunto che si tratta di un profilo giuridico. Come pure manca del tutto il requisito dell’esperienza maturata in attività di direzione di enti o strutture complesse pubbliche o private.
Insomma requisiti stringenti sulla laurea e a maglie larghe su altro. A tal proposito si rammenta una recente sentenza che ha giudicato illegittima la nomina del direttore Arpa Sicilia a causa dei requisiti troppo blandi del relativo bando di nomina.
Alla luce di quanto esposto, chiediamo l’immediata revoca del bando e la sua integrazione con requisiti che garantiscano la scelta di una figura competente e non dettata da mere logiche di posizionamenti politici.