Le immagini sono raccapriccianti ma inequivocabili: i lupi hanno assalito greggi di ovini in agro di Ferrandina. Almeno una dozzina di pecore di tre allevamenti vicini è stata azzannata. Gli allevatori hanno trovato brandelli di ovini disseminati per qualche chilometro. Ma l’aspetto ancor più preoccupante è che gli attacchi dei lupi (almeno tre) sono avvenuti di giorno. “Nella mia azienda – racconta Lucrezia Digilio Donne in Campo Cia – abbiamo circa 600 capi e 200 in media in quelle a noi vicine. Sei gli ovini azzannati. E’ accaduto mentre quasi tutti i capi erano già al pascolo seguiti dai nostri 16 cani maremmani a guardia. Evidentemente i lupi hanno atteso l’allontanamento del gregge per l’aggressione. Non succedeva nelle campagne di Ferrandina da troppi anni e non si ricorda un fatto analogo di giorno con un pericolo diretto per allevatori ed agricoltori della zona”.
“Al problema dei lupi, si aggiunge quello dei cinghiali”, commentano alla Cia-Agricoltori che da tempo ha riproposto il problema dei danni provocati dagli animali selvatici che riguarda tutta la regione. Potrebbe esserci un rapporto con il Covid 19 nel senso che con le restrizioni alle attività umane introdotte per cercare di contenere l’epidemia, la fauna selvatica ha riguadagnato spazi e diventa più aggressiva. Lupi e cinghiali “avvertono” che si è diradata la presenza di agricoltori ed allevatori limitata dalle misure di contenimento della diffusione del Covid-19 ed osano di più nell’avvicinarsi alle aziende.
La Cia-Agricoltori ha da tempo raccolto l’Sos di allevatori e agricoltori. Da troppo tempo, lupi e cinghiali sono in costante aumento e rappresentano una presenza sempre più pericolosa, anche perché non è stata controllata. Sta diventando insostenibile per tutti, non soltanto per il mondo agricolo o per gli allevatori, perché entrano nelle città, nei paesi, e un cinghiale non va sottovalutato, specie quando è affamato.
I danni provocati dagli attacchi di lupi, ungulati ma anche storni possono arrivare a mettere in ginocchio un’azienda. “Servono regole certe” – sottolineano alla Cia rinnovando le proposte della Confederazione-. Noi chiediamo prima di tutto non un indennizzo ma un risarcimento danni, che deve essere congruo e immediato, e un controllo della fauna selvatica. Sono sette i punti chiave per invertire la rotta sulla questione degli animali selvatici diventata insostenibile in tutto il territorio nazionale, aggiornando una legislazione obsoleta e totalmente carente sia sul piano economico che su quello ambientale. Deve essere rafforzata l’autotutela degli agricoltori – Sui propri terreni, i produttori devono poter essere autorizzati ad agire in autotutela, con metodi ecologici, interventi preventivi o anche mediante abbattimento. Ad oggi, i danni diretti al settore agricolo accertati dalle Regioni corrispondono a 50-60 milioni di euro l’anno. Secondo Cia, gli agricoltori hanno diritto al risarcimento integrale della perdita subita a causa di animali di proprietà dello Stato, comprensivo dei danni diretti e indiretti alle attività imprenditoriali. Bisogna superare la logica del “de minimis”; mentre criteri, procedure e tempi devono essere omogeni sul territorio, con la gestione affidata alle Regioni.
“Ci dicono di fare delle recinzioni con rete elettrosaldata: ma un’azienda zootecnica di 100-200 ettari quanti soldi dovrebbe investire?”.