“L’Europa vive una delle fasi più difficili della sua storia democratica. Il mondo non sarà più come prima e non si possono prevedere quali saranno gli equilibri che si andranno a determinare. Dentro questa crisi così drammatica gli effetti si stanno già riversando sul mondo del lavoro, sui pensionati e sui giovani. Per questo motivo la Cgil ha promosso il 18 giugno una manifestazione nazionale, per rimettere al centro delle iniziative politiche le proposte del sindacato per affrontare la crisi economica e sociale in atto e dare risposte ai lavoratori e alle lavoratrici, ai giovani, alle donne, ai pensionati e alle pensionate di questo paese”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa, aprendo oggi i lavori dell’assemblea della Cgil di Potenza. Un importante momento di democrazia e partecipazione, che ha visto la sala congressi del Park Hotel di Potenza riempirsi di oltre 400 delegate e delegati.
“Siamo in una fase complicatissima – ha aggiunto Summa – con il rischio che il nostro debito pubblico, che è già di 2.600 miliardi, l’inflazione al 7% e i bassi salari, compromettano definitivamente l’economica nazionale se non si mettono in campo politiche adeguate da parte del governo. Dentro questa fase non possiamo che partire dai lavoratori e dalle loro condizioni materiali, costruendo insieme una proposta che possa rispondere alla crisi”.
La lotta alla precarietà è alla base delle proposte della Cgil. “È l’elemento su cui fare una grande battaglia affinché questo governo e tutte le forze politiche che stanno in parlamento, prima che si vada al voto – prosegue il segretario della Cgil lucana – dicano come la pensano. Il nostro paese ha 49 tipologie contrattuali di lavoro precario, in cui i lavoratori vengono usati come merce usa e getta, sostituiti sui posti di lavoro senza garanzie e diritti. Noi chiediamo al governo – sostiene Summa – lavoro stabile e a tempo indeterminato. È questo il primo punto che porteremo a Roma il 18 giugno. Basta guardare le 700mila assunzioni dell’ultimo anno: il 95% sono tutti lavori precari. Ciò significa non solo cambiare le condizioni materiali di migliaia di lavoratori, ma anche mettere in discussione il nostro sistema previdenziale pubblico. Non sono in discussione non soltanto le pensioni di questi lavoratori, per lo più giovani, ma anche la tenuta del sistema previdenziale in generale. è questa la battaglia di tutte le battaglie – precisa Summa – e si deve fare perché non costa nulla. La riforma del lavoro non ha costo sul bilancio, ma restituisce dignità alle persone, perché il problema non è il reddito di cittadinanza, ma lo sfruttamento del lavoro”.
Tra nodi che la Cgil chiederà di affrontare al governo nazionale c’è quello dei bassi salari. “Negli ultimi 30 anni – riporta Summa – i salari in Italia secondo l’Ocse sono diminuiti del 2,3% mentre in Germania e Francia sono aumenti di oltre il 30%. La causa principale – spiega – è stata non avere in questo Paese una legge sulla rappresentanza sindacale. Se oggi abbiamo contratti collettivi nazionali con minimi tabellari a 4 euro lordi, è perché ci sono sindacati autonomi che hanno stipulato questi contratti, abbassando le condizioni materiali dei lavoratori. C’è bisogno quindi di una legge sulla rappresentanza e di garantire il salario minimo”.
Ancora, tra le richieste della Cgil “l’abbassamento dell’imposizione fiscale sui redditi da lavoro dipendente e da pensioni, perché in questa crisi energetica 200 euro una tantum è misura tampone. La Cgil – sottolinea Summa – sfiderà le destre di questo Paese che stanno proponendo una flat tax generalizzata, mettendo in discussioni i principi della progressività. A fronte di un debito pubblico di oltre 2mila miliardi, alle diseguaglianze create da un sistema per cui chi ha una rendita finanziaria paga meno tasse di chi ha un lavoratore indipendente, a una evasione fiscale di oltre 100 miliardi, questi temi che devono trovare una risposta riposta immediata spostando la tassazione dal lavoro dipendente e dalle pensioni alle rendite finanziare”.
Aumento dei salari, rimodulazione del fisco, abbassamento delle tasse, salario minimo e riforma del lavoro sono i capisaldi della piattaforma che la Cgil presenterà al governo nazionale il 18 giugno. “È questo il momento delle scelte – dichiara Summa – e sarebbe davvero assurdo, nel momento in cui abbiamo a disposizione una mole di risorse ineguagliabili, dal Pnrr ai fondi europei, trovarci in un Paese che costringe le persone a vivere una condizione di povertà. Se un governo decide di superare la precarietà, di incrementare salari e di utilizzare parte delle risorse dell’evasione fiscale per investire nella sanità pubblica e nell’istruzione, sapendo che a sud non abbiamo asili nido e tempo pieno, anche l’occupazione crescerà e con essa il potere di acquisto delle persone e la domanda interna”.
Interventi strutturali che necessitano sui territori classi dirigenti lungimiranti. “In Basilicata – commenta in merito Angelo Summa – siamo in una condizione di stagnazione economica e di assenza di programmazione, con una classe dirigente diventata elitaria, autoreferenziale, estranea ai bisogni di questa regione, in cui si governa senza confronto con il sindacato e i sindaci, in cui la cosa pubblica sta diventando cosa privata. Basta vedere quello che è successo con l’ultimo consiglio regionale, di come sono state distribuite le risorse tra i singoli Comuni, sulla base di un criterio scientemente voluto dell’appartenenza al coloro politico della maggioranza. Vorrei ricordare che quando si governa – conclude Summa – si rappresenta tutti, ispirati ai principi di terzietà e trasparenza”.
All’assemblea della Cgil Potenza, infine, nelle parole del segretario nazionale Christian Ferrari, l’ennesimo appello alla pace e al cessate il fuoco in Ucraina: “Prima priorità che proponiamo alla manifestazione del 18, di fronte alle atrocità che si consumano da più di 100 giorni, spingere per il cessate il fuoco e per costure unica via d’uscita che è una soluzione politica e diplomatica. Anche qui, da Potenza, vogliamo mandare un messaggio chiaro e forte, ostinato e contrario al conflitto armato e alla sua prosecuzione e al suo allargamento”.