Si è svolta in mattinata al teatro Duni di Matera si svolgerà l’Assemblea di Coldiretti di Basilicata dal titolo: “Sud: ripartiamo dall’agroalimentare”. A comunicarlo la stessa organizzazione agricola. “Un appuntamento importante che vuole essere un momento di riflessione e di condivisione della necessità di porre l’agricoltura al centro delle politiche di sviluppo del Paese. Infatti nella fase economica della recessione l’agricoltura è l’unico settore in controtendenza nel 2012 facendo segnare un aumento del Pil pari al 4,9 per cento congiunturale e dello 0,4 per cento sul piano tendenziale. La Basilicata con i suoi 473.000 ettari di superficie agricola coltivata e oltre 19.000 imprese agricole impegna più di 50.000 addetti per un totale complessivo di 5 milioni di giornate annue determinando il 4,44% del Pil regionale.” All’appuntamento saranno presenti esponenti istituzionali, rappresentanti delle forze economiche e sociali. Insieme al presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini e al presidente regionale Piergiorgio Quarto erano presenti tra gli altri il direttore generale per Pmi ed Enti Cooperativi del Ministero Sviluppo Economico Gianluca Maria Esposito, l’ assessore regionale all’agricoltura Rosa Mastrosimone, il senatore Guido Viceconte, il Presidente della Giunta regionale Vito De Filippo e il presidente della Provincia di Matera Franco Stella.
Riportiamo di seguito le dichiarazioni rilasciate dall’assessore regionale Rosa Mastrosimone durante l’assemblea di Coldiretti: “Nuova centralità nell’economia post industriale”
Intervenendo all’assemblea della Coldiretti Basilicata l’Assessore ha affermato che “è importante che produttori e consumatori diventino protagonisti per un modello di sviluppo territoriale equo non più condizionato dai profitti dei grandi gruppi”
“Ripartiamo dall’agro-alimentare affinché il sistema assuma nelle economie post-industriali una nuova e decisiva centralità con una strategia sinergica tra tutti gli attori coinvolti e con una nuova progettualità. L’agroalimentare, non è più solo produzione di alimenti, ma settore capace di determinare condizioni che incidono sulla qualità della vita e sulla serenità delle persone. La produzione, la trasformazione, la conservazione e la distribuzione di alimenti sani e genuini, prodotti con tecniche e metodologie improntate alla sostenibilità, si collegano strettamente alla tutela dell’ambiente e diventano fattore di equilibrio progressivo tra gli abitanti e il territorio”. Lo ha detto questa mattina l’assessore regionale all’Agricoltura, Rosa Mastrosimone, intervenendo a Matera all’assemblea della Coldiretti Basilicata dal titolo “Sud: Ripartiamo dall’agroalimentare”. Per Mastrosimone “è importante far leva sulle peculiarità delle produzioni agricole lucane, esaltando i tratti della tipicità, della tracciabilità, della genuinità e del legame inscindibile territorio-storia-cultura. L’agroalimentare, nell’ambito della programmazione economica regionale, deve essere al centro di un più ampio disegno di pianificazione territoriale che riguardano le aree rurali e i sistemi locali: dal recupero delle aree urbane, alla rivitalizzazione di quelle interne e di montagna, alle politiche ambientali ed energetiche, alla conservazione della biodiversità”. Soffermandosi sulle difficoltà del mondo agricolo, sempre più condizionato dai processi industriali che impongono i prezzi, l’esponente della Giunta regionale ha affermato “che è importante che produttori e consumatori diventino protagonisti di un più equo modello di sviluppo territoriale. Il forte rapporto di complementarietà che lega agricoltori, consumatori, trasformatori e moderna distribuzione, deve tradursi in un patto sociale forte, finalizzato a un modello di agricoltura multifunzionale, coerente con gli interessi della collettività, e non più prevalentemente regolato in funzione delle logiche di profitto dei grandi gruppi. E’ l’unica alternativa a un modello di sviluppo uniformante di cui è portatrice l’attuale globalizzazione”.
Agricoltura, Fima: Marini non si è accorto che siamo dentro il precipizio del cratere
“Si è accorto Marini nella sua assemblea della Coldiretti a Matera che l’ agricoltura meridionale é dentro il precipizio e non sull’orlo del cratere? Si è chiesto se la PAC ha saputo rispondere e in prospettiva risponde alle esigenze dell’ agricoltura meridionale? A quanto pare no”. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, Coordinatore della Fima, Federazione italiana movimenti agricoli.
Gli obiettivi annunciati di recupero della filiera agroalimentare, restituendo centralità e reddito al produttore, e il riconoscimento pieno dell’identità del made in Italy con le sue produzioni tradizionali, sono parole vuote da tempo, affermazioni generiche, un film che gli agricoltori hanno già visto e letto, senza riscontri concreti. “Come intende Marini restituire reddito ai produttori? – aggiunge De Bonis – Ad oggi i risultati sono molto eloquenti. Il 63% delle vendite all’ asta in questo momento sono aziende agricole del mezzogiorno; oltre 11 miliardi di esposizione verso l’ Inps ed Equitalia e 37 miliardi verso le banche, di cui il 40% nel mezzogiorno; quasi un milione di imprese agricole ha chiuso nell’ ultimo decennio; un’ escalation di suicidi continui e di sofferenza umana; l’ abbandono di interi territori mentre la maggior parte degli aiuti comunitari va in altre direzioni; una perdita di potere d’ acquisto dei prodotti agricoli impressionante: il reddito agricolo, infatti, è calato del 35% rispetto ai partner europei, dove invece è cresciuto mediamente del 5,6% sempre nell’ ultimo decennio; una pac dai risultati passati deludenti e dagli esiti futuri incerti! Ma Marini su quale pianeta vive? Un rappresentante sindacale che percepisce cinque volte piu’ di Obama come fa a non accorgersi degli squilibri, del furto continuo, dei cartelli e degli abusi che subiscono gli agricoltori dentro le filiere, se ne é convinto lo stesso Ministro Catania? Cosa ha chiesto al governo per far sì che la crescita del Paese possa ripartire dall’ agricoltura?”
Fare bene il sindacato è già compito politico. Ma se la politica agricola è stata deficitaria lo si deve, non solo ad organizzazioni senza bussola che andrebbero riformate per ricondurle alle origini, ma anche ai professori della politica agricola, che sinora hanno parlato di agricoltura o pac in mezzo agli ulivi, ma con lo sguardo rivolto all’ industria. Una sorta di strabismo di venere che ha aumentato la confusione, indebolito il peso dell’ agricoltura e fatto perdere terreno in Europa.
“Ecco, la Coldiretti, insieme alle altre forze politiche e sindacali, – prosegue il coordinatore – deve sciogliere questo nodo: continuare a fare i camerieri degli interessi industriali o occuparsi seriamente dei problemi di agricoltori e consumatori che non ce la fanno ad arrivare a fine mese? Non si puo’ rivolgere lo sguardo in entrambi le direzioni. E’ tempo di tornare ad un mercato orientato alla società facendo delle scelte nette. La dottrina sociale della Chiesa, a tal proposito, invita a guardare dalla parte dei piu’ deboli e indifesi, che in questo momento sono gli agricoltori e i consumatori. Noi vorremmo che questa missione non sia declinata solo attraverso i negozi al dettaglio o le manifestazioni di folclore. L’ agricoltura ha bisogno di giustizia distributiva, come l’ intera società!” – aggiungendo – “E dobbiamo tornare all’ agricoltura separando in maniera netta il sostantivo dall’ aggettivo agroalimentare, che nasconde le trappole di un baratto sinora fatto in ambito comunitario a favore dell’ industria nazionale ed europea, e favorisce il drenaggio delle risorse dall’ agricoltura verso l’ industria. Quell’ aggettivo equivoco tratta di materie prime per l’ alimentazione senza specificare che oltre la metà è di dubbia provenienza”. Ma il consumatore tutto questo non lo sa pur avendo dai Trattati il sacrosanto diritto all’ informazione, mentre i medici cominciano a capire la portata di certe scelte sulla nostra salute, e sui bilanci sanitari pubblici. “Da Marini, per esempio, – sottolinea De Bonis – avremmo voluto sentire parole chiare su qualità e trasparenza nella filiera cerealicola, visto che Matera rappresentava, e puo’ ancora rappresentare, l’ emblema di una tradizione cerealicola e pastaia, purtroppo, ormai al tramonto”.
“La verità – conclude – è che la metamorfosi subita dalle organizzazioni sindacali agricole in tutti questi anni ha contribuito ad aggravare le condizioni dell’ agricoltura italiana, che oggi è senza una politica. Occupandosi di attività terziarie, in modo crescente, i vecchi sindacati hanno smarrito il ruolo storico di difesa degli interessi dell’ attività primaria. Così le cinquantasette organizzazioni, un record italiano negativo in Europa, invece di fare sindacato sono diventati soggetti burocratici, agenzie disbrigo pratiche, negozianti al dettaglio, venditori abusivi, assicuratori e adesso anche banchieri”. Al punto che per difendere gli agrumicoltori siciliani, ad esempio, sono stati chiamati in soccorso di recente i sindacati dei lavoratori (Cgil, Cisl e Uil).
La fotogallery dell’assemblea di Coldiretti al teatro Duni di Matera (foto www.sassilive.it)