“La battaglia della Fiom è la battaglia della Cgil. Non possiamo permetterci di perdere un pezzo importante per l’economia della nostra regione. Sosterremo pertanto lo sciopero dei metalmeccanici indetto per il 10 luglio con la nostra presenza ai presidi organizzati”. Lo ha reso noto il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito, intervenendo oggi all’assemblea generale della Camera del lavoro provinciale alla presenza del segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega e del segretario nazionale della Cgil, Christian Ferrari.
“L’industria e il manifatturiero sono spariti dall’agenda di questo governo – ha detto Esposito in relazione alla crisi dell’automotive – Lo stabilimento Stellantis di Melfi rischia un grande svuotamento e ancora di più l’indotto perché Stellantis non ha ancora presentato un piano industriale. L’auspicio è che l’annunciata piattaforma, condivisa con i politici ma non ancora con i sindacati, possa aprire una nuova fase. Una fase che prima di tutto ci auguriamo possa garantire gli occupati, non solo i diretti ma anche quelli dell’indotto, che rischia di essere spazzato via. Ci siamo permessi nei mesi scorsi di fare una simulazione dell’impatto sul territorio di una dismissione del sito di Melfi. Secondo le stime dell’Ires Cgil di Basilicata senza Stellantis e l’indotto il Pil lucano crollerebbe del 7%, venendo meno tutto l’export e 14mila posti di lavoro. L’area del Vulture Melfese diventerebbe tra le più critiche del paese. Difendere Melfi e il distretto lucano dell’automotive è quindi per la Cgil la battaglia delle battaglie”.
Insieme, la lotta alla precarietà. “Il cosiddetto decreto Primo maggio, che liberalizza i lavori a termine al di sotto dei 12 mesi dei contratti di lavoro e reintroduce il voucher, che come Cgil avevamo messo all’angolo, estendendolo alle categorie già precarie come il turismo, è una sconfitta per tutti. Il 30% dei lavoratori italiani ha un reddito sotto i 12mila euro. Intanto il governo italiano, dimenticando il ragionamento sugli extraprofitti, fa propaganda sul cuneo contributivo e sulla flat tax: tassa libera per tutti tranne che per i lavoratori. Il rischio è che il gettito fiscale impatti sui servizi essenziali, come istruzione e sanità”. In proposito Esposito ha ricordato le conseguenze del dimensionamento scolastico, che in Basilicata porterebbe alla cancellazione di circa il 28% degli istituti, con una perdita di personale e “inficiando il diritto stesso dell’accesso all’istruzione nelle aree interne e periferiche. Torneremmo alle pluriclassi, con l’80% di scuole lucane che a tutt’oggi già non posseggono mensa e palestra”.
Sulla sanità Esposito ha invece affrontato il tema dello “svuotamento della sanità pubblica” in Basilicata, a causa dell’emigrazione sanitaria, che nel 2022 è costata alla regione 62 milioni di euro, e delle professionalità che si rivolgono al privato a fronte di un vantaggio in termini economici e di carriera. Sulla sanità lucana, infine, lo spettro del ddl sull’autonomia differenziata: “Se non c’è nessuna perequazione su diritti civili e sociali viene meno la solidarietà e i divari aumenteranno. La buona notizia di ieri è che nel famoso comitato di lavoro per i Lea si siano dimessi quattro membri, che si aggiungono agli altri tre che si sono dimessi mesi fa, perché non ci sarebbero le condizioni per portare avanti il ddl. Il punto è che a bilancio invariato una riforma del genere non si può applicare. E ciò vale per la sanità ma anche per altri punti strategici compresi nel ddl: come si può pensare che 21 staterelli possano competere su transizione energetica e digitale, quando l’Europa deve competere con altri continenti?”.
Si apre dunque una lunga stagione di lotta della Cgil, cominciata già con le manifestazioni di Napoli contro il ddl Calderoli e di Roma in difesa del servizio sanitario nazionale pubblico e universale, che proseguirà il 30 settembre in difesa della Costituzione e contro la precarietà del lavoro.