“Venire incontro al ‘carico familiare’ delle lavoratrici è l’obiettivo del Voucher “Valore donna 2020” di cui nei giorni scorsi il Dipartimento Attività produttive ha definito il V ed ultimo scorrimento della graduatoria delle domande ritenute ammissibili ma non finanziabili per mancanza di risorse. Lo sottolinea l’assessore regionale alle Attività produttive con delega al Lavoro, Francesco Cupparo.
“Questo 8 marzo, Giornata internazionale della Donna – aggiunge – si caratterizza fortemente per la penalizzazione delle lavoratrici. Principali vittime economiche della pandemia sono le donne, soprattutto se con figli e senza lavoro, che si sono trovate a far fronte a un enorme carico economico, psicologico e di cura. Secondo l’indagine Ipsos per WeWorld, 1 donna su 2 ha visto peggiorare la propria situazione economica, sia al Nord che al Centro e Sud; 1 donna su 2 si dice più instabile economicamente e teme di perdere il lavoro. Per questa ragione – afferma l’assessore – abbiamo messo in campo l’Avviso Pubblico “Valore Donna 2020 – Voucher per la conciliazione” che ha registrato la presentazione di 1287 istanze.
L’Avviso pubblico con uno stanziamento finanziario di € 1.500.000 è finalizzato a favorire la permanenza al lavoro delle donne con difficoltà di partecipazione piena e permanenza nel mercato del lavoro in ragione dei problemi derivanti dai ruoli di cura da esse svolti all’interno della famiglia. Per quanto riguarda il carico famigliare, il lavoro di cura è quasi interamente sulle spalle delle donne: nonostante gli aiuti familiari, ripartiti dopo il primo lockdown, sempre secondo l’indagine Ipsos per WeWorld, ancora il 38% delle donne (2 su 5) dichiara di farsi carico da sole di persone non autonome (anziani o bambini): dato che sale al 47% tra le donne tra i 25-34 anni, concentrate sui figli minori, e al 42% nella fascia 45-54 anni, che curano soprattutto gli anziani.
C’è dunque – aggiunge l’assessore – una crescente domanda di servizi che viene dalle donne lavoratrici sulle quali pesa in maniera decisamente maggiore il carico dell’assistenza nell’ambito della famiglia. Un vincolo culturale, nelle maggior parte dei casi legato anche alle condizioni economiche, che obbliga le donne a rinunciare alle proprie aspirazioni professionali, mettendo al primo posto figli e parenti.
È evidente che questa misura non basta e che per accrescere l’occupazione femminile c’è bisogno di politiche attive del lavoro con progetti e azioni che intendiamo attivare attraverso la programmazione del FSE 2020-2026 e le risorse che arriveranno dalla Commissione Europea.