Associazioni Cova Contro, Medici per l’ambiente e Mediterraneo No Triv: “Arpab ancora in alto mare, più debole dei controllati”. Di seguito la nota integrale.
Premesso che ad oltre due settimane dal comunicato dell’Arpab non sono ancora pubbliche le analisi sulla contaminazione da triclorometano nel perimetro del COVA di Viggiano. Premessa anche la lettura dei comunicati e delle interviste al neo direttore Tisci, ci preme evidenziare quanto segue.
Innanzitutto senza poter visionare le analisi, ipotesi dettagliate sono impossibili. Ci delude l’approssimazione con la quale rappresentanti istituzionali e giornalisti affrontino la tematica ambientale infatti il triclorometano occorre valutarlo assieme ad altri parametri, se in compagnia di altri solventi e sostanze antropiche sarebbe quasi certamente di origine umana, ma se isolato potrebbe essere di origine naturale. In più Arpab non ha detto se ha misurato il carbonio nelle matrici ambientali, infatti allo studio dell’origine del triclorometano viene accompagnata la misurazione sia del TOC, il carbonio totale organico, che il TIC, quello inorganico ed in più, come dimostrato negli studi ambientali svolti per esempio per l’area di Portoscuso in Sardegna, sarebbe raccomandabile l’analisi isotopica del carbonio stesso. E qui casca l’asino per la prima volta: Arpab non avrebbe i mezzi, a nostro sapere, per svolgere tutte queste analisi da noi citate, in più l’altro vero problema è la mancata trasparenza di ENI. Infatti ad oggi la Regione Basilicata non ha imposto alcun registro pubblico alle compagnie petrolifere ove riportare l’elenco delle sostanze pericolose usate in tutte le lavorazioni o manutenzioni, o bonifiche svolte nell’impianto. Pretendiamo che Arpab a questo punto per sancire un nuovo corso non solo pubblichi immediatamente le analisi on line, ma prescriva pubblicamente alla Regione Basilicata quello che già ISPRA ha chiesto in sede di conferenza di servizi per la fuoriuscita di greggio dal COVA di Viggiano, ossia di avanzare presso le compagnie petrolifere l’obbligo di un registro pubblico almeno per le sostanze rientranti nella legislazione europea del REACH. Non è accettabile che al 2020 i lucani non sappiano ancora nulla o quasi della attività svolte all’interno del COVA, idem per l’ignoto che avvolge la situazione ambientale del sottosuolo, infatti non sappiamo che infrastrutture esistano sotto la superficie, come siano fatte le falde ed in che condizioni siano i suoli già dagli anni ’90 all’epoca del centro oli Monte Alpi. Nel 2020 dobbiamo ancora elemosinare il diritto alla conoscenza in un contesto di finta democrazia.
Il decreto-legge 14 ottobre 2019, n. 111 convertito con Legge 12 dicembre 2019 n. 141 con l’articolo 6 prevede espressamente che devono essere pubblicati anche i dati ambientali risultanti da rilevazioni effettuate da pubbliche amministrazioni, ivi comprese le autorità di sistema portuale e le autorità amministrative indipendenti, e da concessionari di pubblici servizi. Si prevede che entro 180 giorni dall’entrata in vigore del decreto-legge i gestori di centraline e di sistemi di rilevamento automatico dell’inquinamento atmosferico, della qualità dell’aria e di altre forme di inquinamento ed i gestori del servizio idrico pubblichino in rete informazioni sul funzionamento del dispositivo e sui dati acquisiti. I dati sono acquisiti con modalità telematica dall’ISPRA che provvede poi ad acquisire e sistematizzare, in formato aperto e accessibile, ogni ulteriore dato ambientale e a renderlo pubblico attraverso un’apposita sezione del sito del Ministero dell’ambiente.
Nonostante i buoni propositi del legislatore in Basilicata, però, siamo all’anno zero in materia di informazione ambientale e in questo caso legittimo è il dubbio sulla trasparenza. Se i dati non saranno pubblicati tempestivamente anche sul sito istituzionale dei comuni interessati dall’impatto, come associazioni saremo costretti a dover segnalare tali accadimenti all’autorità giudiziaria al fine di comprendere le ragioni che possono aver determinato tale omessa informazione ambientale, quali le responsabilità tecniche. Per quelle politiche, invece, è evidente e sotto gli occhi di tutti che la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini di viggiano e dei Lucani tutti, non è tra le priorità dei nostri politici e dei nostri parlamentari.