Adriano Pedicini Consigliere comunale del PDL ha inviato una nota che contiene alcune riflessioni sulla crisi nel settore commercio, sulle difficoltà che le attività imprenditoriali di giovani trovano nel rivolgersi al credito, sulle politiche inefficaci della nostra governance regionale e locale in merito alle politiche del lavoro e del turismo.
Nella nostra città c’è chi fa sogni e tutti i giorni e resta convinto che tutto sia nella giusta dimensione, si persuade che tutto possa risolversi tra turismo e cultura, confidando sulla buona volontà degli operatori economici e la proverbiale accoglienza che la città offre, ma non è così perchè perde di vista la realtà. Per questo chi governa la città, si sente autorizzato a guardare, a non far nulla perché il problema non è suo, unico obbligo è far sapere alla gente, agli imprenditori e commercianti, che il turismo è la vostra vocazione. In realtà, nell’attesa che chi governa decida di completare la sua squadra ed incominci ad impostare la sua linea politica, in questa città non è rimasto più nulla, ma quel che è grave è che la politica pensa che col solo turismo possa cambiare le sorti dell’economia della città. Vede, nelle deserte zone industriali gli errori del passato ed indica nei Sassi, la nuova frontiera, commettendo l’errore di continuare nelle solite azioni clientelari che accontentano e privilegiano taluni operatori turistici che meglio riescono a chiacchierare con chi governa. C’è stato un tempo in cui si era tutti salottieri, oggi e si è diventati tutti albergatori e titolari di B&B. La disperazione ci ha portato a recuperare una caverna dei Sassi per farci entrare un letto ed un tavolino per la colazione. In questo falso trasformismo, in questa trappola molti sono caduti: via San Biagio, via Margherita, l’immediato circondario dei Sassi, la città del piano, sono piene di attività commerciali che vacillano, che chiudono, perché non ci sono politiche di incremento e sviluppo nel settore, perché l’accesso al credito vale solo per chi i soldi li ha. Molti cercano di vendere o son lì per chiudere, altri subentreranno forse con lo stesso entusiasmo di chi li ha preceduti, ma quelli che ancora oggi resistono non ce la fanno più, sono al collasso. Questo è il risultato della politica regionale e di questa Amministrazione che nei Sassi ha modificato l’art.19; allontanato investimenti e commercio; rimandato le decisioni per star lì a guardare senza saper che fare. L’unico ed ultimo bando per l’assegnazione di locali commerciali, risale all’amministrazione precedente. Era questo il valore aggiunto che avrebbe permesso alle attività di esistere con contenute spese. Mentre oggi è allarmante il risultato relativo alla chiusura di imprese che non possono permettersi di coprire i costi; i dati al 30 settembre 2012 riversano un valore inquietante: 59 aziende di servizi e 19 nel settore industria hanno chiuso nella sola città di Matera, persino nel settore alberghiero ricettivo si certifica la dismissione di 5 imprese. Le cose non vanno meglio nella provincia, sono -109 aziende di servizi e -41 in industria, cancellate. Questi elementi rappresentano il saldo tra le nuove e le dismesse e non tengono conto delle tante attività che non esercitano ma che mantengono la licenza, (Il bar del Cavaliere uno tra tanti). Non vi è un dato riferito alla città ma basti pensare che nell’intera provincia operano circa 21.900 imprese, quelle realmente attive son 19.500. Se valutiamo più nel dettaglio l’economia della città, osserviamo che le imprese a maggior sofferenza sono quelle delle costruzioni dove il passivo è costante in ogni trimestre: raggiunge un -10; segue il commercio con 26 negozi chiusi nei primi nove mesi dell’anno. Altro indice significativo riguarda il commercio all’ingrosso che nella provincia di Matera ha subito un taglio di 26 attività, mentre quello al dettaglio di ben 42 negozi. Tutto ciò ha un contenuto: conferma lo stato di difficoltà attuale ma, attesta anche che è assolutamente carente una politica che incentivi ed aiuti le imprese giovani, sono loro a trovare le maggiori difficoltà perché a chiudere non sono le vecchie aziende, è impressionante che ad abbassare la serranda siano le imprese giovani, quelle con meno di cinque anni di attività. Si parla di migliorare le condizioni di accesso al credito, parole incomprensibili, false che non trovano rispondenza in questa città che, oltre ad aver il numero di disoccupati più elevato del paese ha anche i tassi di interesse più esigenti, la città dove il rischio è elevato, dove le banche rinunciano a parlare con i minori di anni 30.
Adriano Pedicini Consigliere comunale del PDL
Purtroppo è il risultato di politiche scellerate e mal programmate. I dati allarmanti sul commercio altro non fanno che alimentare qualcosa che in economia viene identificato come “profezie che si autoavverano”. La gente vede che le imprese giovani falliscono e allora è restia ad investire. L’economia si ferma e il circolo vizioso peggiora ad ogni passaggio. Piuttosto che incentivare la costruzione di piste ciclabili qua e là, magari si sarebbe potuto fare qualcosa (nei limiti del possibile) per provare ad incentivare le imprese e le idee commerciali che ai giovani materani non mancano di certo. Per quanto ancora questo spettacolo poco gradito dovrà andare avanti?
Alla città di Matera e all’intero territorio circostante servono più fatti , programmi veri e non solo conferenze qua e là, organizzate presso le varie location cittadine dai vari enti (che il più delle volte sono solo dei carrozzoni mangiasoldi pubblici) e organizzazioni professionali. Bisogna dare meno illusuioni, e evidenziare anche cose che risulterebbero sgradite a molti politici, imprenditori e anche giovani.
E’ inutile chiederci sempre: perchè in un determinato posto è possibile realizzare un progetto e da noi no? Sappiamo tutti cosa ci manca: infrastrutture, una politica vera che non sia solo di colore di appartenenza e di maggioranza, un credito accessibile, progetti veri che sfruttino al meglio le potenzialità del territorio e non fantasie, e soprattutto lo spirito di sacrificio delle risorse umane che purtroppo, facendo anche un mea culpa, mancano.
Di esempi se ne possono fare tanti: l’industrializzazione della Valbasento, polo del salotto, edilizia sfrenata, commercio fatto così copiando altre realtà, e anche considerando i tempi attuali lo stesso posto fisso nella pubblica amministrazione, tutte realtà lavorative create dalla politica clientelare e senza progetti, venditori di fumo, al quale anche noi abbiamo contribuito perchè era più facile.
Perchè l’artigianato, lasciando da parte la stretta economica, la crisi e tutte la traversie alle quali siamo sottoposti, è in crisi: non c’è un ricambio generazionale, non si fa promotore di nuovi progetti non solo sulla carta, ci si deve sporcare la mani. Altrove si creano i consorzi, c’è molto individualismo.
La stessa agricoltura è nel baratro assoluto, eppure siamo un paese prevalentemente agricolo, però guardandoci intorno anche nei territori della provincia ci sono immensi terreni incolti, che aspettano l’acquirente, fra poco anche cinese, che li accorpi in un unica proprietà, riprende il latifondo.
Il commercio esiste se ci stanno i primi elencati, anche se ci vuole una vocazione al commercio, non si può assistere ad un copia copia di attività commerciali dove non esiste personale professionale, educato e disponibile, con un regolamento comunale congruo alle esigenze della comunità e delle stesse attività commerciali. Per quanto riguarda il commercio, visto che vogliamo andare in Puglia guardiamo anche com’è il commercio lì. Il commercio è anche frutto dello stesso artigianato e agricoltura.
Cominciamo anche noi materani a non scegliere le strade più facili, perchè fin’ora abbiamo solo raccolto un pugno di mosche, non accusiamo soltando perchè si sprecano solo parole I fatti ci vogliono.