Condizioni di lavoro degli operai dei siti Fiat di Melfi e situazione industriale, occupazionale, contrattuale e salariale, attuale e futura, della Fca e delle aziende della componentistica. Questi i temi al centro della riunione sindacale dell’attivo della Fiom Cgil Basilicata e dell’indotto Fca Melfi che si è svolta a Lavello alla presenza del segretario della Fiom Cgil nazionale Michele De Palma, del coordinatore dell’ autocomponentistica Fiom Cgil nazionale Mariano Carboni, del segretario della FIOM CGIL Basilicata Gaetano Ricotta e della segreteria Fiom Cgil Basilicata Giorgia Calamita.
All’incontro si è preso atto della mancanza dei necessari investimenti e dei ritardi accumulati per la realizzazione di nuovi modelli a cui si aggiungono la crisi del mercato e l’assenza di politiche industriali del governo.
Si procede alla vendita di Magneti Marelli e non si investe nella produzione, nella ricerca e nello sviluppo, mentre per i lavoratori non migliorano le condizioni di lavoro e di salario, vivendo l’incertezza occupazionale con l’aumento degli ammortizzatori sociali (Cds e Cigo) che renderà il 2019 un anno nero per tutti i lavoratori di Fca e dell’indotto di Melfi.
Si è valutato inoltre l’ accordistica dell’Acm che va ormai al termine e che rileva troppe criticità per i lavoratori, derivate da un accordo che ricalca il modello di relazioni sindacali che vede il sindacato relegato ad una funzione di garanzia solo per l’azienda e per le loro produzioni, invece di rappresentare i lavoratori e agire per il miglioramento delle loro condizioni di lavoro e di vita.
La Fca ha provato a far passare su tutti i lavoratori dell’indotto questo modello che ricalca le linee guida del Ccsl (contratto collettivo specifico di primo livello) concedendo massima flessibilità e mettendo al centro solo le esigenze aziendali produttive, con conseguenti riduzioni dei diritti, in nome di garanzie occupazionali, salariali e di migliori condizioni di lavoro peraltro mai realizzate pienamente.
La Fiom Cgil non firmò quell’accordo con la consapevolezza che i sacrifici richiesti ai lavoratori erano esagerati e non risolutivi alla crisi. A oggi, di fatto, non c’è stata alcuna stabilizzazione dei lavorativi in somministrazione, le perdite salariali sono state elevate, il premio Acm non ha avuto la detassazione minima(10%), si registra l’uso massiccio degli ammortizzatori sociali e, in ultimo, l’incertezza anche del saldo del premio previsto (820 euro): si chiedono sconti, rateizzazioni con soluzioni anche a due anni, utilizzo del welfare così le aziende risparmiano e i lavoratori fanno sacrifici.
La Fiom Cgil, alla luce di tale situazione, ritiene non sia più rinviabile l’apertura di un confronto con l’azienda Fca e il governo per individuare le iniziative utili a rigenerare l’occupazione e rilanciare il settore in Italia.
La Fiom Cgil inoltre si attiverà con tutte le iniziative sindacali per il coinvolgimento della totalità dei lavoratori, affinché i nuovi appuntamenti contrattuali possano dare risposte concrete a tutti i lavoratori dell’indotto Fca di Melfi.