I commercianti, specie in vista del Natale, sono preoccupati: gli incrementi dei prezzi, con i dati sull’inflazione accertati dall’Istat, potrebbero comportare una variazione nelle aspettative delle famiglie e quindi ridurre gli acquisti durante l’importante periodo natalizio. Lo evidenzia Confcommercio in una nota a firma del presidente Fausto De Mare. Inoltre, è possibile ipotizzare una crescita della quota di spesa destinata a spese obbligate, in ragione dell’incremento dei prezzi dell’energia che si è già riflesso sulle bollette di luce e gas (nonostante i sostegni stanziati dal governo per neutralizzare, in parte, gli effetti di tali aumenti sui bilanci delle famiglie, in particolare di quelle più fragili sotto il profilo del reddito da lavoro). Pertanto, data la rigidità delle spese obbligate – anche rispetto a variazioni dei prezzi relativi – si può immaginare, un impatto piuttosto rilevante sui consumi commercializzabili.
“I dati sull’inflazione, peggiori rispetto alle nostre stime, rappresentano un innegabile campanello d’allarme per la ripresa. La tendenza a variazioni dei prezzi al consumo nettamente superiori rispetto alle dinamiche registrate nell’ultimo decennio erano già evidenti da prima dell’estate. Il fenomeno, che molti avevano visto come temporaneo, sta assumendo connotati che difficilmente potranno essere riassorbiti nel breve periodo”: è il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio sui dati Istat.
“La forte spinta proveniente dagli energetici, cui si accompagnano i problemi di scarsità di materie prime e di approvvigionamento lungo alcune filiere, comincia a produrre effetti anche su altri comparti. Questa situazione, che non è stata ancora interiorizzata nei comportamenti delle famiglie, rischia di generare già dall’inizio del prossimo anno – continua l’Ufficio Studi – un brusco rallentamento delle dinamiche produttive. Le famiglie, di fronte ad una ridimensionamento del reddito disponibile reale, potrebbero modificare quell’atteggiamento favorevole verso il consumo che ha spinto, come confermato anche nel terzo trimestre, il recupero dell’attività economica. Ridimensionamento della domanda che potrebbe interessare principalmente i beni ed i servizi commercializzabili, quelli che hanno sofferto in misura più evidente delle limitazioni imposte dalla pandemia.
C’è il rischio di rallentare la crescita del Paese. Occorre, dunque, utilizzare presto e bene le risorse del Pnrr e iniziare a ridurre finalmente la pressione fiscale su famiglie e imprese, a partire dal costo del lavoro. Solo così si possono rilanciare investimenti e consumi”.