L’emendamento alla legge di stabilità regionale approvato nella giornata di mercoledì dal Consiglio regionale e relativo alla rideterminazione, a valere sull’anno 2023, dei tetti di spesa sull’acquisto di prestazioni dal privato accreditato, se da un lato lancia un segnale nei confronti del settore che vedrà un incremento per le prestazioni extra budget rese da strutture private accreditate, dall’altro non precede alcun intervento per quanto riguarda il sistema sanitario pubblico regionale.
Il Def regionale, utilizzando la previsione del Milleproroghe che consente alle Regioni la spesa in deroga dello 0,3% del fondo sanitario nazionale, stanzia in via straordinaria un importo massimo di 4 milioni di euro rideterminando i tetti di spesa per l’acquisto di prestazioni da privati accreditati nelle more della definizione dei fabbisogni di assistenza. Tra le righe dell’emendamento approvato si legge la scelta di avvalersi di tutti i margini possibili offerti dalla normativa nazionale per acquistare prestazioni, sia ospedaliere che ambulatoriali/specialistiche, da privato accreditato. Nulla, invece, sullo stanziamento di risorse per finanziare attività aggiuntiva del personale sanitario per l’abbattimento delle liste di attesa effettuata dal servizio sanitario pubblico.
Già a settembre 2022, quando fu pubblicata la delibera di giunta sul piano del recupero delle liste di attesa, denunciammo i nostri timori su una programmazione a nostro avviso inconsistente e pericolosa, che si affidava in maniera massiccio al privato accreditato per il recupero delle prestazioni accreditato. Di quel Piano operativo non conosciamo le modalità e l’entità delle risorse utilizzate, tantomeno l’impatto sui tempi di attesa e sulle prestazioni recuperate, mentre i lucani continuano a rinunciare alle cure, a rivolgersi al privato o ad andare fuori regione, alimentando il saldo della mobilità passiva, che come è noto ha raggiunto la cifra di 64 milioni di euro, mentre, in un circolo vizioso, le liste di attesa continuano ad ingrossarsi.
Il governo Bardi lavori su soluzioni strutturali, attraverso una programmazione dei fabbisogni di assistenza e investendo sulla sanità pubblica e la valorizzazione del personale, che ancora oggi, ad esempio, non si vede riconosciuto l’incremento delle tariffe orarie per prestazioni aggiuntive per il recupero delle liste d’attesa e le indennità per chi lavora nei servizi di emergenza urgenza, previsti dalle norme. Invece di investire e rafforzare il sistema regionale pubblico, il rischio è di traghettare la nostra sanità regionale verso il privato, nel mentre i cittadini hanno sempre più difficoltà ad accedere alle cure.
D’altronde il quadro nazionale non è più rassicurante visto che, nonostante le continue dichiarazioni del ministro Schillaci che sottolineano la necessità di investimenti nel settore, sul Def c’è scritto nero su bianco che il Fondo Nazionale nel 2024 subirà dei tagli. La spesa scenderà del -2,4% e nel 2026 si prevede il tasso più basso di finanziamento, in percentuale sul PIL, degli ultimi anni: il 6,2%.
È questa una delle ragioni che ci porterà come FP CGIL di Potenza domani, a Napoli, alla mobilitazione nazionale CGIL CISL e UIL “Per una nuova stagione del lavoro e dei diritti”, per riaffermare il valore di un servizio sanitario pubblico e di qualità, a garanzia del fondamentale diritto alla salute e per il rilancio di un piano straordinario di assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, baluardo dei servizi essenziali alle nostre comunità.