Il consigliere regionale Antonio Autilio commenta la decisione di Telecom Italia di tagliare la smantellare la sede 187 di Telecomo Italia a Potenza.
Non abbiamo fatto in tempo a tirare un sospiro di sollievo per i servizi postali ripristinati, grazie al Tar, in piccoli comuni e contrade rurali e ci ritroviamo ad affrontare i tagli di servizi telefonici da parte della Telecom. E’ la presenza dei servizi essenziali per le famiglie come per gli operatori economici di ogni settore di attività garantiti da società private che, comunque sul nostro territorio assolvono ad un ruolo di servizio pubblico, che necessita di uno specifico tavolo interistituzionale allargato alle forze sociali.
Se le iniziative di protesta e mobilitazione dei cittadini segnate dal “rifiuto al voto” il 24 e 25 febbraio scorsi in alcune contrade del Marmo e del Potentino (una ferita per la democrazia ancora aperta e quindi da rimarginare), accompagnate da quelle di Comuni, Provincia di Potenza e Regione, hanno dato i risultati positivi da tutti auspicati, non dobbiamo commettere l’errore di rincorrere le situazioni di chiusura di servizi e tamponare ogni emergenza che si profila o potrebbe profilarsi in futuro. E’ il caso della “sede 187 Telecom” a Potenza che, come evidenziano i sindacati di categoria dei lavoratori delle telecomunicazioni, si vorrebbe chiudere con ripercussioni gravissime per una quarantina di dipendenti. Fino a quando prevarrà la logica del profitto, ieri di Poste Italiane, oggi di Telecom, in una regione che demograficamente rappresenta una quota di utenza molto ridotta, è evidente che saranno colpiti utenti e lavoratori lucani. La strada istituzionale da seguire pertanto è quella tracciata dai Contratti di servizio realizzati con Ferrovie Italiane, con tutti i ben noti limiti evidenziati dai disagi dei cittadini che si servono del treno e che comunque e, nonostante tutto, garantisce il mantenimento di collegamenti di trasporto. Con Poste Italiane spa, che sarà costretta a tornare al tavolo con un atteggiamento “più morbido”, modificato dalle sentenze Tar, con Telecom dobbiamo avere la capacità di contrattare, prima che sia troppo tardi, servizi e garanzie dei livelli occupazionali, tracciando una strategia-modello che vada bene per tutti gli altri casi di strutture, organismi, centri statali, pubblici e privati che continuano a mandare segnali di “ritiro” dalla Basilicata. La strada del Tar, in sostanza, deve rappresentare l’extrema ratio, l’ultima chance, mentre la politica e le istituzioni locali devono sforzarsi di individuare soluzioni dirette ai problemi dei cittadini.
Mar 24
buon giorno,
prima di tutto l’articolo non descrive correttamente la situazione. I lavoratori di Telecom, che non vorranno trasferirsi nella sede di Bari, potranno lavorare comodamente da casa con il telelavoro svolgendo le medesime attvità svolte in sede. A differenza di tanti altri poveri cristi, licenziati o costretti al pendolarismo, i dipendenti telecom, tra l’altro con un discreto stipendio, hanno l’opportunità di non dover percorrere neanche un metro per lrecarsi al lavoro.
Infine, la presenza del 187, servizio completamente virtuale che non richiede la presenza fisica sul posto (oggi ad un cliente di Potenza può dispondergli un operatore di Bolzano) è del tutto inifluente.
giorgio pesaola
Chi dovesse scegliere il telelavoro non lavorerà ”comodamente” da casa. Non conosci i termini dell’accordo che è stato siglato e su cui stendo un velo pietoso sulle sigle sindacali. L’azienda nei fatti non incentiva il telelavoro perchè la turnazione prevede il ricorso a turni spezzati con un ”minimo di due ore di pausa” e con incidenza di turnazione maggiore nelle fasce serali e giorni festivi. Un conto è lavorare e un conto e essere relegati ai domiciliari. Immagina di iniziare alle otto del mattino e, in virtù del turno spezzato lungo ( minimo due ore), finire alle otto, nove, dieci di sera. Come se non bastasse ti massacreranno con turni domenicali e festivi.
provi ad alzarsi tutti i giorni alle 5,30, partire con il bus e fare rientro a casa alle 18,30 e poi ne riparliamo. Ma non scherziamo per piacere e, soprattutto, non offendiamo che E’ COSTRETTO al pendolarismo e non lavora in Telecom ma in una fabbrica. Se poi tale obbligo è esteso a lavoratori non più giovani e/o a madri di famiglia, vogliono significare sicuro licenziamento.
Se per Lei sono un sacrificio inaccettabile due ore di pausa (io ho 1 ora di pausa obbligatoria e turni spezzati), mi dica cosa devo fare per operare un cambio: voglio anche io gli arresti domiciliari.