Automotive conference, Uilm Basilicata: “Riunione straordinaria allargata del Comitato Automotive IndustriAll Europe”. Di seguito la nota integrale.
Si è tenuta a Roma una riunione straordinaria del Comitato Automotive IndustriAll Europe organizzata insieme alle strutture nazionali di FIM FIOM e UILM. Due giorni di confronto, di scambio di visioni e soprattutto di azioni comuni da mettere in campo non più solo in un’ottica nazionale ma transnazionale.
“Tutto il mondo è paese”, non è solo un motto ricorrente all’interno della nostra società ma oggi può rappresentare in sintesi quello che sta succedendo nell’industria automobilistica europea. Ci troviamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione industriale che sicuramente va non solo “letta” nel giusto modo ma soprattutto governata con scelte giuste.
Oggi questo processo soffre di variabili che colpiscono tutti i Paesi e tutti i marchi automobilistici a causa non solo della transizione ma anche del susseguirsi di crisi che hanno investito il mondo e dunque l’Europa negli ultimi due anni: crisi sanitaria, degli approvvigionamenti, della guerra ed in fine quella energetica. Eppure, nonostante questo quadro drammatico, la comunità europea ha deciso di “andare avanti” attraverso scelte che caratterizzeranno una diversa mobilità: da quella endotermica a quella elettrica.
Una mobilità sostenibile, dunque, che lascia poco spazio al passato; con queste scelte dobbiamo confrontarci.
In tutti i Paesi europei le crisi e la transizione stanno avendo effetti devastanti: riduzione delle attività, dei volumi e degli occupati.
Dal palco della conferenza si sono succeduti gli interventi di colleghi sindacalisti di tutti i Paesi europei che hanno rappresentato un quadro assai complicato: nel Regno Unito, ad esempio, si è passati da 1.700.000 vetture annue a poco meno di 700.000. Non è diverso il quadro in Belgio, in Slovacchia, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Austria, Spagna e Polonia.
In quest’ultima ad esempio, in un solo stabilimento di veicoli leggeri, da gennaio 2022 sono stati sospesi 500 turni di lavoro a causa della carenza dei semiconduttori e quindi è come se lo stabilimento fosse stato chiuso per 3 mesi.
In Austria ancora, nello stabilimento a marchio BMW, è stata registrata una riduzione drastica delle ore, queste ultime coperte attraverso ammortizzatori sociali e/o sussidi governativi.
Insomma una Europa dell’automotive che si appresta al cambiamento in una condizione già precaria di per sé.
Nonostante tutti gli sforzi possibili il numero degli occupati scenderà almeno di un terzo; un’altra parte dovrà riqualificarsi a nuove opportunità come il mercato delle batterie che però potrà assorbire solo una parte degli esuberi.
Intere filiere storiche dovranno dunque riconvertirsi, altre purtroppo difficilmente potranno essere salvate.
Dobbiamo metterci alla guida delle trasformazioni con spirito solidaristico e non certamente attraverso la “concorrenza umana”, la guerra dei poveri; se trionferà l’egoismo o il nazionalismo industriale ci sarà un effetto domino a cascata. Il dialogo sociale e le scelte ponderate e responsabili potranno essere risposte concrete al trasformismo industriale. C’è bisogno di più Europa perché la stessa non deve solo progettare le linee future ma accompagnarle e sostenerle affinché la mobilità sostenibile si trasformi anche nel concetto di società sostenibile che significa tutelare il patrimonio industriale europeo.
È necessario un fondo sociale europeo che sostenga le riconversioni industriali, è necessaria una politica comune anche per la realizzazione del piano delle competenze professionali presenti e future; è necessario ridurre l’orario di lavoro a parità di salario affinché si possa rispondere al problema occupazionale ovvero al surplus di manodopera; sono necessari ammortizzatori sociali che possano accompagnare i lavoratori nei prossimi 10/15 anni. È necessaria una politica salariale consona perché i volumi produttivi non potranno essere sostenuti dalla domanda; se i prezzi delle vetture elettriche rimarranno tali e i salari sempre di più erosi anche dall’inflazione avremo sicuramente il problema dell’acquisto delle autovetture. Bisogna rivedere il concetto di vendita e probabilmente il concetto di auto ed in tal senso sarebbe corretto che, oltre ai bonus, agli ecobonus, sarebbe auspicabile una politica nazionale di acquisto dell’autovettura che possa in qualche modo intrecciarsi al reddito delle persone.
La comunità europea deve mettere allo stesso tavolo le case automobilistiche presenti sul nostro continente e costruire anche basi comuni relative all’efficientamento energetico; le batterie vanno costruite in Europa, in tutta l’Europa, perché la storia industriale e non solo dimostra che bisogna essere autonomi, ovvero autosufficienti in ogni senso ed in ogni ambito.
La Svezia e l’Ungheria in tal senso sono i Paesi europei più avanti grazie a strategie nazionali che hanno attratto investimenti stranieri ed una nuova occupazione. In Svezia ad esempio si registrano +7.000 posti di lavoro, nel solo settore delle batterie: 100 batterie al mese! In Ungheria invece, dove il settore automobilistico occupa circa 150.000 lavoratori e che produce il 20% del PIL nazionale, ben 27.000 lavoratori verranno reimpiegati nella realizzazione e nell’assemblaggio delle batterie.
La comunità europea nel 2030 prevede al contempo la realizzazione di 20 giga factory ed una propria autosufficienza nel campo delle batterie per circa l’89%.
Dobbiamo cogliere ogni opportunità come Paese e come territorio perché le trasformazioni saranno veloci ed impattanti non solo per le società industriali ma per la società intera; bisogna fare tesoro di queste due giornate e noi come UILM Basilicata lavoreremo notte e giorno, a testa bassa, per vincere le sfide future al fine di salvaguardare la storia industriale di Melfi.
In tal senso è necessario che la Regione Basilicata lavori secondo una strategia industriale che deve necessariamente far intersecare gli investimenti alternativi al petrolio di Eni e di Total con la transizione energetica, digitale e della mobilità. Solo cosi, attraverso una politica comune e trasversale, si potrà garantire il lavoro in Basilicata.