Automotive, Uliano (Fim Cisl): serve intervento urgente Presidenza del Consiglio per messa in campo azioni che tutelino e rilancino il settore. Di seguito la nota integrale.
Intervenendo stamani in audizione davanti alle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato sulla situazione del gruppo Stellantis in Italia e dell’automotive più in generale, il Segretario Generale FIM CISL Ferdinando Uliano ha sottolineato come, con sempre maggiore urgenza, viste anche le notizie che arrivano dalla Germania relative alla chiusura di tre stabilimenti da parte del Gruppo Volkswagen e in Belgio di Audi, si rendano sempre più necessari interventi sul settore. In primo luogo è necessario – ha sottolineato Uliano – dare concretezza a un accordo di sviluppo del settore automotive italiano, anticipato dalla convocazione presso la Presidenza del Consiglio, come d’altra parte sta avvenendo in Germania dove, vista l’importanza del settore, il dossier auto sta interessando direttamente il primo ministro e prevede l’impegno in primis dell’azienda Stellantis, ma anche di grandi multinazionali della componentistica e delle associazioni di categoria e istituzioni nazionali e locali. Il settore dell’auto rappresenta oltre il 5% del PIL nazionale ed ha importanti ricadute in termini di occupazione diretta e indiretta. Il leader FIM ha poi chiesto che venga confermata la gigafactory del sito di Termoli.
Attualmente noi siamo l’unico Paese in Europa tra quelli maggiormente produttori d’auto a non avere una fabbrica di batterie capace di soddisfare le eventuali produzioni di elettrico e ibrido presenti in Italia. È necessario poi – ha sottolineato Uliano – che Stellantis assegni agli stabilimenti del nostro Paese una “piattaforma small” per modelli di largo consumo, come è stata per anni la Panda a Pomigliano. Ciò ovviamente non è sufficiente: servono nuovi modelli che saturino gli impianti presenti in Italia e con essi l’occupazione. Per farlo, però, ricorda Uliano, è necessario che Stellantis si impegni e dia garanzie rispetto allo sviluppo, alla progettazione e alla ricerca di nuovi modelli e tecnologie in Italia. Il nostro Paese ha storicamente tutte le competenze e la capacità necessarie per il settore. È chiaro, ha poi proseguito Uliano – che a Stellantis va chiesto l’impegno a non chiudere nessuno degli stabilimenti presenti in Italia e l’impegno ad utilizzare l’indotto di prossimità presente nel nostro settore – con esplicito riferimento a siti come quello di Melfi, dove l’indotto rifornisce esclusivamente il sito Stellantis.
Uliano poi, rivolgendosi ai parlamentari e senatori presenti, ha chiesto di lavorare per modificare, per evitare già dal prossimo anno, la riduzione della produzione – la normativa relativa alle emissioni di CO2, in quanto molti costruttori, compresa Stellantis, per evitare le sanzioni preferiranno non produrre.
È urgente poi – ha sottolineato Uliano – che si trovino subito le risorse specifiche per la transizione del settore per finanziare gli ammortizzatori sociali necessari, in grado di gestire ingressi e uscite, come ad esempio i contratti di espansione. Se non si interviene subito, già dai primi mesi del nuovo anno, saranno in scadenza molti ammortizzatori con il rischio reale, entro il 2025, di licenziamento di oltre 25 mila lavoratori. Vanno poi subito ripristinate e incrementate le risorse del Fondo Automotive che hanno subito un taglio di circa 4,5 miliardi e messi in campo interventi di riduzione del costo dell’energia, oltre che di facilitazione degli investimenti.
Infine, Uliano ha sollecitato ad agire per la definizione di un’azione comune a livello europeo, per difendere il settore da azioni di dumping, una nuova strategia su sostenibilità sociale e industriale da affiancare a quella ambientale (neutralità tecnologica, bio e-fuel, idrogeno, elettrico e ibrido), dotazione di un fondo specifico sulla transizione industriale verso nuove tipologie di produzioni del settore, formazione di nuove competenze professionali, infrastrutture, oltre che provvedimenti di sostegno per l’acquisto per i redditi più bassi.