Autonomia differenziata, Mega (Segretario generale Cgil Basilicata): “Provvedimento divisivo, pericoloso, privo delle risorse necessarie a ridurre i divari esistenti. A rischio l’unità del Paese, per la Basilicata e il Mezzogiorno conseguenze devastanti. I parlamentari lucani si uniscano alla mobilitazione, lo stesso faccia il governo regionale.
Non si parli con la lingua “biforcuta” e si agisca nell’interesse esclusivo del nostro già martoriato territorio”. Di seguito la nota integrale.
“La proposta di riconoscimento di autonomia differenziata predisposta dal Governo è un attacco all’unitarietà dei diritti che porterà a una inaccettabile cristallizzazione dei divari esistenti o addirittura al loro ulteriore allargamento”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega: “È necessario promuovere una effettiva definizione e determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) – prosegue il leader della Cgil lucana – che non possono essere individuati partendo dal presupposto che vanno mantenute ferme le risorse stanziate fin qui, né con una procedura tecnica che non tenga in considerazione la loro ragion d’essere: uno strumento volto a ridurre le disuguaglianze. Affinché ciò accada, occorre un serio investimento aggiuntivo di fondi nel sistema pubblico, in modo da garantire a tutti i cittadini l’esigibilità dei diritti fondamentali, a partire da quelli alla salute, all’istruzione, all’assistenza, al lavoro e alla mobilità. Va quindi aumentata la spesa nei troppi territori in cui sono ancora inesigibili, nel rispetto dell’unico principio su cui deve fondarsi la distribuzione delle risorse tra Stato e Regioni, quello perequativo”.
Sono tante le preoccupazioni della Cgil Basilicata per un provvedimento “divisivo, pericoloso, privo delle risorse necessarie a ridurre i divari esistenti”, e che “non subordina l’iter di approvazione alla definizione delle leggi di principio per le tante, troppe materie di legislazione concorrente che le Regioni vogliono avocare a sé. Il ddl Autonomia, trasferendo alle Regioni le funzioni finora rimaste in capo allo Stato, sancisce di fatto lo smantellamento della sanità pubblica, dell’istruzione pubblica, delle infrastrutture pubbliche, proprio nel momento in cui la crisi globale dovuta alla pandemia prima e alla guerra poi, ha palesato la necessità di politiche pubbliche che non siano frammentarie a livello territoriale. Riteniamo che riconoscere alle Regioni la competenza esclusiva su materie di rilevanza strategica, a partire da politiche energetiche, infrastrutture e trasporti, comporterebbe la rinuncia a un governo nazionale e unitario delle politiche economiche, industriali e di sviluppo del Paese. Per le regioni meridionali ciò segnerebbe l’aumento dei divari storici e per l’Italia la fine della storia unitaria durata 160 anni”.
Sulla sanità Mega precisa: “Non basta definire cosa sono i Lep se non si prevedono interventi straordinari per mettere tutti i territori nelle stesse condizioni di partenza e se non si individuano i fondi aggiuntivi necessari per farli rispettare. E non basta dire che si supera la spesa storica, se si continua a ragionare di misure a risorse invariate, quindi limitate a quanto speso fino a oggi, perché a medesime risorse corrisponderanno gli stessi divari già in essere, a partire da quelli in sanità”.