Baldantoni (Palazzo Italia-Bucarest): “Ripartenza del sistema Italia non può prescindere dal contributo che i giovani trasferiti all’estero per cercare lavoro o per specializzarsi nello studio”. Di seguito la nota integrale.
La ripartenza del sistema Italia non può prescindere dal contributo che i giovani trasferiti all’estero per cercare lavoro o per specializzarsi nello studio sono disposti a dare, rientrando a lavorare in Italia. Pur nella consapevolezza che la soluzione alla crisi creatasi con la pandemia avrà tempi lunghi e il lavoro costituirà la primaria preoccupazione. Per 1 talento su 5, il COVID-19 aumenta la propensione a tornare in Italia, aprendo così opportunità a livello di Sistema Paese. Sono i risultati più significativi di una ricerca promossa da Talents in Motion, PWC e Fondazione Con il Sud su 1.100 giovani under 35 residenti all’estero. Neel campione figurano anche giovani lucani all’estero per motivi di studio o lavoro.
Tra le indicazioni dell’indagine – commenta Giovanni Baldantoni, presidente di Palazzo Italia Bucarest – la possibilità di stare vicino ai familiari diventa un fattore importante nel valutare un rientro in Italia, superando le tradizionali considerazioni di carattere economico. Anche tra i talenti più internazionalizzati e residenti all’estero, una persona su 5 ha perso o sospeso il lavoro. Chi ha continuato l’attività, lo ha fatto prevalentemente in smart working. I talenti italiani si reputano in grado di lavorare in smart working, ma temono che l’Italia non sia pronta a livello di competenze, organizzazione aziendale e infrastrutture. Il 69% dei talenti italiani vorrebbe che lo smart working diventi complementare all’attività in ufficio e il 15% che diventi la modalità di lavoro prevalente. Meno del 2% vuole abbandonare lo smart working
In questo contesto, la politica, le imprese, il mondo accademico – aggiunge Baldantoni – debbono mettere a fattore comune le rispettive competenze per creare le condizioni migliori affinché questa migrazione di ritorno abbia effettivamente corso. Nonostante prevedano la perdita di numerosi posti di lavoro, una quota importate di talenti italiani intravede nuove opportunità sia a livello di Sistema Paese (50%) sia per la propria carriera (24%). Le azioni messe in campo dal governo italiano sono percepite come maggiormente efficaci di quelle dell’Unione Europea, nel rispondere alla crisi Covid-19. Oltre il 40% dei talenti italiani prevede grandi cambiamenti nel proprio stile di vita. Gli impatti più forti sono attesi nel mondo del lavoro
La ricerca ha l’obiettivo di comprendere come la pandemia abbia influenzato stili di vita, percorsi professionali e aspettative dei talenti italiani con un profilo internazionale. L’elevato numero di risposte ricevute (1.104) conferma quanto il tema sia sentito proprio dai giovani talenti italiani. Tra i più significativi responsi della ricerca spicca, a sorpresa, un atteggiamento favorevole nei confronti delle mosse della politica italiana nel corso della crisi del Covid-19. In particolare le azioni messe in campo dal Governo italiano sono state percepite come maggiormente efficaci di quelle dell’Unione Europea. In dettaglio la risposta del governo italiano è diffusamente percepita come una delle migliori dopo quella tedesca.Più in generale per quanto riguarda le aspettative future, oltre il 40% dei talenti italiani prevede grandi cambiamenti nel proprio stile di vita. Gli impatti più forti sono attesi nel mondo del lavoro. Per il 75% degli intervistati la crisi post Covid-19 sarà lunga, coinvolgendo tutto il 2021.
Il 50% degli intervistati non ritiene che il Covid impatti sulla propensione al rientro mentre il 31% lo esclude.La possibilità di ricongiungimento con i propri familiari è un elemento importante nel valutare un rientro in Italia (82%), ben maggiore delle tradizionali considerazioni di carattere economico. Il 17% ritiene più importante, proprio in questa fase, assicurarsi una maggiore stabilità del percorso professionale e il 16% che ci siano più opportunità di carriera e crescita professionale rientrando in Italia. Anche tra i talenti residenti all’estero, un intervistato su 5 ha dichiarato di aver perso o sospeso il lavoro. Chi ha continuato l’attività, lo ha fatto prevalentemente in smart working.Nonostante lo scenario internazionale non sia dei più promettenti (prevedendosi una significativa contrazione dei livelli occupazionali), una quota importante degli intervistati intravede nuove opportunità sia a livello di Sistema Paese (50%) sia per la propria carriera (24%).