Giovanni Baldantoni, presidente Palazzo Italia Bucarest: “Sempre più italiani e giovani sono disposti a lasciare il Paese per lavorare all’estero”. Di seguito la nota integrale.
Non ci sorprendono le conclusioni di uno studio del Boston Consulting Group ripreso da Il Sole 24 Ore: sempre più italiani, circa il 90%, sarebbero disposti a lasciare la Penisola per lavorare all’estero. Tenuto conto che la pandemia pone non poche problematiche agli spostamenti da Paese a Paese in ambito Ue figuriamoci extra Ue, è un trend in controtendenza con il resto del mondo che avvertiamo anche da Palazzo Italia Bucarest con continue richieste di informazioni sulle possibilità di lavoro nell’area dei Paesi Balcanici. Richieste soprattutto di giovani laureati, diplomati e con formazione professionale specifica.
Dunque in completa controtendenza rispetto al resto del pianeta specie i giovani si dicono molto volentieri disposti a lasciare la terra natia per cogliere migliori opportunità fuori dai confini nazionali. Ma l’approccio alla mobilità internazionale dei talenti è cambiato profondamente negli ultimi anni e la pandemia ha modificato le opinioni generali sul lavoro. La tendenza generale nel mondo è quella di spostarsi meno: nel 2014 il 63,8% degli intervistati a livello globale voleva lavorare all’estero; nel 2018 la quota era scesa al 57,1% e nel 2020 al 50,4%, per una perdita di 13 punti percentuali in sei anni.
Ma questo non vale per l’Italia, una delle eccezioni dell’analisi. Nel 2014 il 59% dei lavoratori italiani era disposto a lasciare il Paese. Nel 2018 la quota era già scesa al 55%, in coerenza con l’andamento del resto del mondo. Nel 2020, invece, è successo qualcosa di decisivo: il 90% dei lavoratori è diventato disponibile a trasferirsi alla ricerca di nuove opportunità, una quota molto alta e un’inversione di tendenza che secondo lo studio si spiegherebbe con la difficile situazione attuale.
Quali sono le mete più ambite? Ai primi cinque posti della classifica elaborata da Bcg si trovano nell’ordine Svizzera (in testa), Regno Unito, Germania, Francia e Stati Uniti. Numerosi anche gli italiani disposti a lavorare da remoto per aziende straniere senza una presenza fisica nel Paese: il 71% degli intervistati, 14 punti in più rispetto alla media globale (57%). Anche in questo caso, le imprese con sede in Svizzera sono in cima alla classifica, seguite da quelle in “Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Francia”.
Lo studio mostra inoltre che avere una forza lavoro virtuale dislocata in più Paesi presenta molti vantaggi ma anche alcune criticità. La prima è di carattere contrattuale: il rapporto di lavoro deve rispecchiare la specificità delle leggi di ogni Paese, e al tempo stesso garantire una formula uniforme ai dipendenti. Lo stesso vale per la questione del salario, mentre c’è il rischio di sottovalutare le conseguenze dei diversi fusi orari sull’equilibrio organizzativo.
Sono aspetti della “nuova emigrazione” che la fase di ripresa post Covid evidenzia e che richiedono più attenzione da parte del Governo Italiano e delle Regioni.
Noi a Palazzo Italia siamo pronti a fare la nostra parte per indirizzare al meglio le scelte di giovani e meno giovani che credono nel loro futuro all’estero.