“Il balzello imposto ai concessionari di coltivazione delle acque minerali in Basilicata, attraverso l’approvazione di un emendamento all’Assestamento di bilancio, per una sorta di tassa di 0,60 centesimi per ogni mille litri imbottigliati, rischia di creare nuovi problemi di competitività alle aziende lucane di settore”. E’ il commento del consigliere regionale di Idv Nicola Benedetto manifestando contrarietà nel metodo che riguarda – sottolinea – “una questione che richiede azioni e provvedimenti adeguati, attraverso un programma di piena valorizzazione delle risorse idrico-minerarie, e non certo un emendamento all’Assestamento di bilancio” e nel merito.
“Il balzello infatti cade proprio in una fase di ripresa del mercato italiano delle acque minerali, dopo due anni consecutivi di calo di volumi, recuperando sia sul piano produttivo che dei consumi e pertanto – sottolinea Benedetto – è destinato a porre non pochi problemi alle imprese. Tra l’altro vanifica gli sforzi della Regione di rilancio del comparto, sforzi che hanno trovato un’occasione importante con il bando di riassegnazione delle concessioni ex Cutolo di Rionero. E sono proprio le caratteristiche delle nostre acque minerali acidule, il cui sfruttamento assicura, da oltre cento anni, lo sviluppo di un rinomato gruppo di industrie d’imbottigliamento con un’economia diretta ed indotta significativa a risultare penalizzate rispetto ad un provvedimento che consentirà l’incasso di risorse finanziarie assai limitate. Dunque – dice il consigliere di IdV – invece di valorizzare queste risorse, in particolare quelle del Vulture dove i materiali vulcanici forniscono alle acque sorgive una naturale effervescenza, che è diventata una delle caratteristiche più apprezzate dal mercato nazionale e da quello estero, ci facciamo del male da soli. E’ proprio il caso di dire che il “gioco non vale la candela”. Non va sottovalutato che la ripresa del mercato delle acque minerali (12,35 miliardi di litri prodotti nel 2011 con un export più che importante e un consumo di 189 litri pro-capite) poggia essenzialmente sul contenimento dei prezzi soprattutto nella grande distribuzione, elemento che rischia di ripercuotersi sulle aziende imbottigliatrici e sui consumatori lucani”.