Presentato questa mattina in streaming sul canale youtube della Banca d’Italia il rapporto “L’economia della Basilicata”.
Di seguito il report integrale.
L’ECONOMIA DELLA BASILICATA
Vendite del settore auto lucano
(indici: 2018=100)
Fonte: Istat e Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri (UNRAE).
(1) Dato mensile. Immatricolazioni in Italia relative ai modelli di auto prodotti, in ciascun periodo, presso lo stabilimento FCA di Melfi. – (2) Dato trimestrale. Valore delle esportazioni di autoveicoli della Basilicata. I dati per il 2021 sono provvisori.
Nel 2020 la pandemia di Covid-19 e le misure restrittive adottate per contrastarla hanno determinato forti ripercussioni sul sistema economico regionale: il PIL si è ridotto intensamente(-8,5%), sebbene in misura lievemente minore rispetto alla media nazionale (-8,9%).
Le imprese
Le conseguenze della pandemia nei settori produttivi sono state eterogenee, riflettendo anche la diversa intensità delle restrizioni all’attività e alla mobilità.
Nel 2020il manifatturiero ha registrato un significativo calo del fatturato. Nel comparto auto, in particolare,le vendite sono calate marcatamente nei mesi primaverili, per poi tornare a crescere nella seconda metà dell’anno. La quantità di petrolioestratta è aumentata del 36,5%, grazie al contributo del giacimento di Tempa Rossa, i cui impianti hanno una capacità produttiva pari circa alla metà di quelli in Val d’Agri; il valore della produzione è invece calato, a causa dellaforte contrazione dei corsi petroliferi innescata dalla crisi pandemica. Secondo nostre stime le royalties, che già sono diminuite del 10,1% nel 2020 (a 110 milioni), dovrebbero calare all’incirca della stessa entità anche nel 2021.
Nelle costruzioni il valore aggiunto è diminuito(-5,3%) meno che negli altri principali settori.La dinamicaha risentito del calo delle compravendite residenziali (-13,4%), che si è concentrato nel 1° semestre. Il valore aggiunto dei servizi è calato (del 7,8% includendo anche i servizi finanziari e pubblici), ma la riduzione è stata più marcata nei settori maggiormente esposti alle restrizioni, come il commercio non alimentare e il turismo: le presenze sono infatti diminuite drasticamente (-49,7%). Il valore aggiunto nel settore agricolo si è ridotto (-5,0%), riflettendo soprattutto l’andamento delle attività di prima lavorazione e di quelle secondarie, come l’agriturismo.
I risultati economici delle imprese nel 2020 sono peggiorati rispetto all’anno precedente. La crisi ha causato un sensibile aumento delle esigenze di liquidità. Le misure pubbliche straordinarie di sostegno alla liquidità e al creditoeil rinvio degli investimenti programmati hanno consentito di soddisfare in gran parte tale esigenze: a fine anno le disponibilità liquide delle imprese risultavano in forte aumento rispetto al 2019.
Il mercato del lavoro
La crisi ha determinato un sensibile calo delle ore lavorate (-13,8%) e della partecipazione. La riduzione dell’occupazione è stata invece mitigata dai provvedimenti legislativi: nel 2020 il numero di occupati si è ridotto di circa 2.500 unità (-1,3%; -2,0% in Italia), interrompendo crescita dell’anno precedente.
Nel 2020 il saldo tra assunzioni e cessazioni (assunzioni nette) di lavoratori dipendenti nel settore privato non agricolo, è divenuto negativo: vi ha inciso il calo delle assunzioni, intenso durante i mesi primaverili, che è stato solo in parte compensato dalla riduzione delle cessazioni, attribuibile anche al blocco dei licenziamenti. All’andamento delle assunzioni nette hanno contribuito negativamente tutte le principali tipologie contrattuali, ad eccezione dei contratti a tempo indeterminato; il calo è risultato particolarmente intenso nel commercio, nel turismo e nei servizi per il tempo libero.
Assunzioni e cessazioni nel 2020
(differenze rispetto allo stesso mese del 2019)
Fonte: elaborazioni su dati INPS.
Il numero di ore autorizzate di CIGè stato particolarmenteelevato durante i mesi di aprile e maggio e si è poi ridotto nei mesi estivi.Tenendo conto del numero di ore mediamente lavorate nei settori produttivi, si tratta di circa 19.000 occupati equivalenti, pari a circa un decimo del totale degli occupati in regione. E’ stata inoltre introdotta un’indennità per alcune tipologie di lavoratori non coperti dagli ammortizzatori ordinari (“bonus 600 euro”), di cui hanno beneficiato circa 28.000 lavoratori.
Cassa integrazione guadagni
(dati mensili; milioni di ore autorizzate)
Fonte: elaborazioni su dati INPS.
Le famiglie
Nel 2020 il reddito disponibile delle famiglie si è ridotto del 2,1% (-2,7 in Italia); la dinamica dei consumi è stata peggiore di quella del reddito (-11,7%, come in Italia), determinando un aumento dei risparmi, che ha contribuito ad alimentare la liquidità delle famiglie. Secondo nostre stime la crisi ha comportato inoltre un forte aumento della disuguaglianza del reddito da lavoro, che nel 2020 ha raggiunto livelli superiori a quelli toccati a seguito della crisi del debito sovrano. Si è registrata, inoltre, una crescita degli individuiin nuclei esposti al rischio occupazionale.
Nel 2020, su un totale di 235.000 nuclei, quasi il 23% era in stato di povertà relativa (10,1% in Italia). Le stime preliminari per il 2020 sulla povertà assoluta, disponibili solo per il Mezzogiorno e l’Italia, segnalano un significativo aumento della povertà rispetto all’anno precedente. Nel 2020 è cresciuto il ricorso al Reddito e alla Pensione di cittadinanzaed è stato introdotto il Reddito di Emergenza.Si stima che le famiglie raggiunte da tali misure a dicembre 2020 fossero approssimativamente il 7,0 per cento di quelle residenti (11,5% nel Mezzogiorno e 6,1 in Italia).
Povertà e misure di sostegno (1)(2)
(quote percentuali)
Fonte: elaborazioni su dati Istat e INPS.
(1) Nuclei beneficiari. – (2) Quote sul totale delle famiglie residenti. – (3) Dato riferito alla fine del 2020. – (4) Stima dei nuclei beneficiari del REM alla fine del 2020.
I prestiti
Prestiti bancari (1)
(dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi)
Fonte: segnalazioni di vigilanza.
(1) Il totale include anche le Amministrazioni pubbliche, le società finanziarie e assicurative, le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate.
Nel 2020 i finanziamenti al complesso dell’economia lucana hanno accelerato (3,6% a dicembre), riflettendo soprattutto il rafforzamento del credito alle imprese. La dinamica è stata alimentata dai provvedimenti di sostegno alla liquidità e al credito, che hanno favorito condizioni di offerta nel complesso distese, ed è risultata in linea con la media del Mezzogiorno, ma lievemente inferiore a quella del Paese. Nel 1° trimestre del 2021, in base a dati preliminari, la crescita del credito si è intensificata.
Lo scorso anno i prestiti bancari al settore produttivo sono progressivamente aumentati (a dicembre 7,4%). La crescita è risultata più intensa per i prestiti erogati alle imprese piccolerispetto a quelle di maggiori dimensioni (rispettivamente 10,1% e 6,3%). I finanziamenti alle costruzioni e ai servizi hanno accelerato a partire dalla seconda metà dell’anno (7,9% e 10,6% rispettivamente), mentre nel comparto manifatturiero, dopo la riduzione del 1° semestre, la dinamica è divenuta positiva.
Per limitare gli effetti della crisi pandemica, a partire da marzo 2020 il Governo ha introdotto diverse misure a sostegno della liquidità delle imprese, tra cui la moratoria sui debiti bancari per le piccole e medie imprese e il rafforzamento del sistema delle garanzie pubbliche sul nuovo credito. Alle moratorie ex lege si sono aggiunte quelle private, stabilite da accordi e protocolli d’intesa fra le banche e le controparti interessate. Alla fine del 2020 oltre il 60% delle imprese lucane censite nella base dati AnaCredit utilizzavaalmeno una delle due misure e circa un quinto aveva usufruito di entrambe.La diffusione dei due strumenti è stata eterogenea a seconda della branca di attività economica, riflettendo la differente esposizione all’emergenza sanitaria e il diverso livello di qualità del credito alla vigilia della pandemia: il ricorso alle misure è stato maggiore nella manifattura e nei servizi più interessati dalla sospensione dell’attività, come il turismo. La quota di imprese che ha fatto ricorso a entrambe le misure è stata più elevata di circa 9 punti tra quelle “illiquide”(ovvero quelle che, a seguito del calo del fatturato, non sarebbero riuscite a soddisfare i propri impegni finanziari senza liquidità aggiuntiva). Inoltre circa i nove decimi delle moratorie sono stati destinati a imprese classificate come non rischiose, in linea con l’incidenza di questa categoria sui prestiti totali a fine 2019.
Moratoria e prestiti con garanzie “Covid 19”
(valori percentuali, dati a dicembre 2020)
Fonte: segnalazioni di vigilanza.
Con riferimento alle famiglie, alle fine del 2020 i prestiti bancari e finanziari hanno progressivamente rallentato fino a raggiungere lo 0,7% a dicembre (a fronte del 4,1% di fine 2019); il lieve incremento è stato sostenuto dai mutui per l’acquisto di abitazioni che sono cresciuti con la stessa intensità di un anno prima (3,1%); i prestiti al consumo si sono invece ridotti dell’1,3%.La dinamica del credito alle famiglie ha risentito negativamente del calo delle compravendite immobiliari e della minore spesa per beni durevoli ma ha beneficiatodella riduzione dei rimborsi dei mutui per il ricorso alle moratorie.
I prestiti deteriorati
Gli indicatori sulla qualità del credito mostrano un quadro articolato, nonostante l’intenso peggioramento della congiuntura. Nella media dei 4 trimestri del 2020 il tasso di deterioramento è diminuito all’1,4% (2,1% nel 2019), un livello inferiore alla media del Mezzogiorno ma superiore a quella nazionale. L’andamento dell’indicatore ha beneficiato delle misure di sostegno ai prestiti delle famiglie e all’attività di impresa, delle moratorie e delle garanzie pubbliche, nonché della flessibilità delle regole di classificazione dei finanziamenti.Al calo si è associata una significativa riduzione dell’incidenza dei prestiti deteriorati. A dicembre la loro incidenza sul totale dei crediti si è portata, al lordo delle rettifiche di valore, al 7,0% (11,4% per le imprese e 3,5% per le famiglie), a fronte dell’11,1%di fine 2019. La quota di sofferenze è scesa dal 6,9% al 4,2% mentre quella degli altri deteriorati dal 4,3% al 2,8%. Il calo dell’indicatore è riconducibile sia all’aumento dei finanziamenti, significativamente influenzato dalle moratorie e dalle misure di sostegno ai prestiti, sia al calo dei crediti in sofferenza, che ha beneficiato soprattutto delle operazioni di cessione. L’ammontare delle cessioni si è ragguagliato al 35,1% dello stock delle sofferenze lorde, più del doppio rispetto a un anno prima.Gli stralci delle posizioni per cui le perdite sono giudicate definitive sono state pari al 14,5% delle sofferenze lorde in essere all’inizio del 2020, valore sostanzialmente in linea con quello di un anno prima. Il tasso di copertura delle perdite sul totale dei prestiti deteriorati è salito al 58,4% (dal 53,3%); il valore dell’indicatore è aumentato anche per i prestiti in bonis (1,1%). Contestualmente l’incidenza dei crediti alle imprese censite in Anacredit classificati in stadio 2 (più rischiosi) sul totale dei prestiti in bonis (in stadio 1 o stadio 2) è passata dal 14,4% al 28,2%.
La raccolta
Nel 2020 i depositi bancari delle famiglie e delle imprese hanno continuato ad aumentare (10,8% a dicembre rispetto al 4,2% di un anno prima). L’andamento ha riflesso soprattuttol’aumento dei conti correnti sia delle imprese (per il rinvio della spesa per investimenti e l’accumulo di liquidità precauzionale), sia delle famiglie (per il calo dei consumi). L’aumento della raccolta ha riguardato anche i titoli a custodia, il cui valore ai prezzi di mercato è stato sostenuto dal risparmio gestito e dei titoli di Stato. Nel 1° trimestre del 2021 i depositi hanno continuato ad aumentare ad un ritmo simile alla fine del 2020.
Rapprto banca d’Italia – Economia della Basilicata