Basilicata fanalino di coda del Paese nell’assistenza sociale, Summa (Spi Cgil) e Scarano (Fp Cgil): “Serve una inversione di rotta immediata che supplisca a quella carenza di programma e visione alla quale abbiamo assistito sino ad oggi”. Di seguito la nota integrale.
“Impoverimento delle famiglie, incremento delle fragilità, crescita delle disuguaglianze sono la vera emergenza da affrontare, eppure la programmazione regionale tarda ancora a realizzare obiettivi e azioni efficaci per attuare e completare la Riforma per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale. Una riforma che ha tra i suoi obiettivi quello di creare una rete capillare di servizi sanitari e socio-sanitari territoriali in un’ottica di forte integrazione, come indicato dalla missione 6 del Pnrr”. È quanto affermano i segretari generali Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa, ed Fp Cgil Potenza, Giuliana Scarano.
“Una impresa difficile – proseguono – a guardare lo stato dei servizi sociali territoriali in Basilicata per come emerge dal recente Rapporto dell’Osservatorio Cnel. La spesa sociale, pur essendo aumentata in termini assoluti nel quadriennio 2015-2019, è diminuita in termini relativi, attestandosi ai livelli reali del 2007.
I livelli di spesa pro-capite demarcano un forte divario territoriale: si va dai 416 euro delle regioni autonome di Trentino-Alto Adige ai 55 euro della Basilicata,che si posiziona agli ultimi posti appena prima della Calabria. E a livello provinciale Potenza con le sue 48 euro di spesa è tra le province a più bassa spesa sociale. A ciò si aggiunge una incidenza della compartecipazione alla spesa da parte del Servizio Sanitario tra le più basse, ovvero al di sotto della soglia dell’1%.
Tra le regioni esistono differenze di oltre venti volte fra il territorio che spende di più, la Lombardia (1.336 mln) e la Basilicata, con i suoi 31 milioni di spesa nel 2019, in riduzione rispetto al 2015 dell’11%. Snocciolando gli specifici dati relativi alle diverse aree di intervento della spesa sociale, si evince una informazione preoccupante: le voci di spesa per famiglia e minori, disabili ed anziani si riducono rispetto al 2015, la prima dell’11%. Quella per disabili dell’ 8% e la spesa per gli anziani si riduce addirittura del 24%, con una particolare incidenza sull’assistenza domiciliare per cui si sono spesi 2.431.171 euro.
Dal rapporto – sottolineano Summa e Scarano – emerge con chiarezza che la spesa per i servizi sociali è insufficiente, fortemente divaricata tra le regioni e, in maniera preoccupante, in calo rispetto alle risposte ai bisogni socio sanitari degli anziani (over 65) che rappresentano il 23% della popolazione residente in Basilicata, di cui il 4% con cronicità e il 5% con disabilità e in controtendenza rispetto a quello che il trend demografico richiederebbe. Un campanello d’allarme perché rende evidente la difficoltà del welfare territoriale di fronteggiare l’incalzante crescita dei bisogni di questo target di popolazione, ma soprattutto è un paradosso: se non aumentiamo la spesa per l’assistenza domiciliare come potremo raggiungere l’obiettivo del 10% di copertura per i malati over 65 fissato dalla missione 6 del Pnrr da cui oggi siamo molto lontani?
Partendo da una evidenza statistica che pone la Basilicata tra le quattro regioni che si caratterizzano per un impegno finanziario insufficiente nella spesa per i servizi sociali e da una organizzazione territoriale dei servizi socio sanitari ancora troppo frammentata, settoriale e non fisicamente riconoscibile e immediatamente individuabile dai cittadini, è necessario – concludono i segretari – oltre ad investire maggiori risorse nelle politiche sociali, accompagnare i finanziamenti con quelle innovazioni e riforme per costruire una solida infrastruttura della rete dei servizi alle persone ed alle famiglie. A partire dal dare corso all’assunzione a tempo indeterminato di personale appartenente agli ambiti sociali che rappresenta un vero e proprio investimento sul servizio pubblico e su un sistema integrato di salute, favorito dal contesto normativo vigente e fortemente caldeggiato dalle organizzazioni sindacali.
Se, come la stessa regione dichiara nel Piano operativo territoriale, adottato dalla Giunta a fine dicembre ai sensi del decreto ministeriale 77/22, guardando alla tendenza demografica dei comuni e alla piramide d’età del nostro territorio “o la Regione Basilicata investe sui servizi di territorio con innovazione, incremento dei numerosità e varietà di servizi e capacità di governo o uscirà sconfitta dalla evoluzione naturale delle cose”, serve una inversione di rotta immediata che supplisca a quella carenza di programma e visione alla quale abbiamo assistito sino ad oggi”.