L’irreversibilità della crisi economica lucana è un rischio reale secondo economisti, analisti, valutatori e semplici cittadini. Il modello economico e organizzativo, a oggi consolidato, ha generato dinamiche divisive tra territori, livelli sociali e sistemi economici, aggravandone le disuguaglianze. La ricomposizione sociale, territoriale ed economica della regione diventa quindi la priorità di un modello di sviluppo che voglia tentare la “reversibilità” della crisi e provare a mettere in atto la ri-evoluzione necessaria. Con l’intento di elaborare lo studio di un modello di sviluppo della Basilicata che risponda alle specifiche esigenze del territorio, nasce il progetto Basilicata Polis, promosso dall’organizzazione sindacale in collaborazione con l’Ires – Cgil Basilicata, presentato oggi in diretta streaming dalla pagina Facebook della Cgil Basilicata. Partendo dalle risultanze degli studi condotti in questi anni e arricchendo e integrando l’analisi con i rapporti Ires Cgil, l’obiettivo che si intende raggiungere nei prossimi mesi è di arrivare a delineare una strategia di sviluppo per la regione, frutto di un percorso di condivisione e confronto con interlocutori regionali e nazionali in giornate di studio dedicate ai temi maggiormente rilevanti: agroalimentare, aree interne, cultura, turismo, automotive, energia e transizione energetica, cura del territorio, disuguaglianze. Il documento finale verrà condiviso durante la prossima edizione della Giornate del Lavoro Cgil Basilicata.
Tre i sistemi valoriali individuati dal progetto e che si ritengono determinanti per immaginare il nuovo modello di sviluppo per la Basilicata: transizioni, connessioni e cittadinanze. Per transizioni si intende una modificazione del paradigma socioeconomico oggi dato per immutabile. Per la Basilicata le transizioni individuate sono quelle energetica, economica e culturale. Dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, dall’economia lineare all’economia circolare, dal consumismo alla sobrietà. Per connessioni si intende la ridefinizione di legami, interni ed interregionali, in una regione fortemente disarticolata, con un grave spopolamento e isolamento delle aree interne dovuto a carenze infrastrutturali, materiali e immateriali. Infine cittadinanze, ovvero il processo di riconoscimento e attuazione della pienezza dei diritti e dell’esercizio attivo degli stessi. Ogni sistema è affidato a un esperto e ricercatore: Giuseppe Romaniello, direttore dell’Università degli studi della Basilicata e referente settore “Cittadinanze”; Rosanna Salvia, referente settore “Transizioni”; Michele Cignarale, referente settore “Connessioni”. A coordinare il progetto la ricercatrice Giovanna Cuoco.
“Ci troviamo di fronte a cambiamento epocale – ha spiegato Riccardo Achilli, coordinatore scientifico Ires Cgil – la crisi Covid ha accelerato processi di cambiamento già in atto. Sicuramente le coordinate economiche e sociali saranno diverse in futuro e imporrà uno sforzo di ragionamento diverso, di paradigmi diversi per pensare allo sviluppo del territorio. Gli squilibri e le diseguaglianze già esistenti tenderanno ad aumentare, specie tra nord e sud del Paese. La previsione Svimez per la Basilicata è di un calo del 16 per cento del Pil, che si va innestare su fragilità preesistenti. In queste condizioni, quasi belliche, è necessario uno sforzo di immaginazione, concertazione e programmazione diverso dal passato. Il tentativo di Basilicata Polis è di invertire la direzione di marcia, che non è più un approccio accademico calato dall’alto sul territorio ma si concretizza nell’ascolto del territorio, con una progettualità che parta dal basso, coinvolgendo i giovani, l’università, le energie che spesso alla Basilicata mancano perché emettono una migrazione di cervelli disastrosa. Cerchiamo di trattenere queste energie all’interno di un programma calato nella nostra regione, che possa essere la base della prossima programmazione”.
Per il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa, Basilicata Polis “cerca di ricostruire terreno di comunità, connettività e socialità, per immaginare un’idea di sviluppo partecipata. La transizione economica, dei rapporti di lavoro attivo e non attivo è l’elemento che connoterà il futuro del Paese e della nostra regione. È sulla transizione energetica che si gioca il futuro della Basilicata, insieme alla riforma degli ammortizzatori sociali e alla riforma fiscale, alla disoccupazione universale, a una revisione della norma Naspi e del reddito di cittadinanza. Abbiamo bisogno di un Paese in cui vi sia maggiore giustizia sociale e la leva fiscale è determinante. Oggi l’imposizione fiscale è ancora impegnata per il 90 per cento sul reddito del lavoro dipendente e dei pensionati. Non c’è il giusto riequilibrio tra i grandi patrimoni. Il problema della disuguaglianze è legata a una politica di redistribuzione della ricchezza e a nuovi paletti di recupero da grandi patrimoni. Bisogna avere la capacità di rivendicare questi equilibri – conclude Summa – reinvestendo nel sociale e nella cura della persona”.