“Se come segnala il Rapporto Confartigianato, aggiornato al secondo trimestre dell’anno, creativita’ e ingegno made in Italy non si arrendono alla crisi e le imprese artigiane crescono, in Basilicata il trend continua ad essere negativo”. A sottolinearlo è il vice presidente del Consiglio Regionale Nicola Benedetto (IdV) riferendo che incrociando i dati Confartigianato con quelli di Movimprese-Unioncamere a giugno scorso abbiamo 208 imprese registrate e 211 attive in meno rispetto a giugno 2011. Sono piccoli numeri ma – commenta – comunque indicativi delle grandi difficolta’ a fare micro-impresa artigiana che complessivamente nella nostra regione è rappresentata da 11.645 ditte (per la grande maggioranza individuali) di cui 7.792 in provincia di Potenza e 3.853 in provincia di Matera. Anche la tendenza alla cessazione di impresa è più o meno omogenea tra le due province: nell’ultimo trimestre sono 132 le imprese del Potentino e 42 del Materano cancellate dagli albi delle rispettive Camere di Commercio.
Altre indicazioni utili: ai primi posti per tasso di sviluppo imprenditoriale, secondo la classifica delle attivita’ anti-crisi stilata dall’Ufficio studi Confartigianato, vi sono le attivita’ legate all’information technology, alla green economy, alle riparazioni, all’alimentare.
Dunque la conferma della necessità di aiutare gli sforzi imprenditoriali in questi settori. La green economy – afferma Benedetto – non è un settore legato esclusivamente ai comparti tradizionalmente ambientali – come per esempio il risparmio energetico, le fonti rinnovabili o il riciclo dei rifiuti – ma un vero e proprio “filo verde”, che attraversa e innova anche i settori più maturi della nostra economia, perché la peculiarità della green economy italiana sta proprio nella riconversione in chiave ecosostenibile dei comparti tradizionali dell’industria italiana di punta. E per incoraggiare il processo della “rivoluzione verde” anche nella nostra regione dove, non va sottovalutato, le imprese di “green economy” rappresentano meno dell’1 per cento del totale nazionale, già da tempo – evidenzia l’esponente di IdV – ho lanciato l’idea progettuale che ho definito “quadrato verde” per interventi produttivi eco-sostenibili nell’area del Metapontino che tengano conto innanzitutto delle vocazioni naturali (agricoltura e turismo, su tutte).
Questo a partire dall’elaborazione di modelli di sviluppo a minore impatto ambientale, ma anche – aggiunge – puntando su politiche in grado di perseguire una concreta sostenibilità sociale degli interventi, garantendo dunque condizioni di benessere umano (salute, sicurezza, capacità di partecipazione) equamente distribuite per classi e per genere. In sintesi, il modello di sviluppo sostenibile cui dobbiamo tendere si incardina necessariamente su un principio etico e politico, che implica che le dinamiche economiche e sociali siano compatibili con il miglioramento delle condizioni di vita e con la capacità delle risorse naturali di riprodursi in maniera da garantire i bisogni delle future generazioni; un modello di sviluppo la cui concreta possibilità di attuazione dipenderà anche dalla nostra capacità di governance di componenti diverse e tuttavia concorrenti ed interconesse di ogni dinamica di sviluppo:economia, società, ambiente
Abbiamo bisogno di un progetto che affronti nella sua interezza il tema dell’ambiente (dallo smaltimento dei rifiuti all’inquinamento elettromagnetico, sino all’informazione territoriale), sfuggendo alla tentazione di considerare la protezione ambientale come una politica settoriale, integrando viceversa la dimensione ambientale in ogni processo di formazione delle decisioni, puntando decisamente sulla tutela del territorio, delle attività produttive e della salute, valorizzando il “cuore verde” della Basilicata”.