La “Petrolucana”, una public company controllata direttamente dalla Regione per ottimizzare al massimo i profitti, i benefici fiscali, le ricadute imprenditoriali ed occupazionali indirette e dirette dell’estrazione del petrolio e del gas di derivazione dai pozzi, per compiere attività di finanza non speculativa e contestualmente per garantire il massimo della tutela di ambiente, territorio e salute dei cittadini: è l ‘idea-proposta del capogruppo di IdV in Consiglio Regionale Nicola Benedetto.
“Siamo in una fase cruciale per il futuro della comunità regionale. Dopo l’art. 16 del decreto liberalizzazioni e l’avvio imminente della concertazione con il Governo Monti sul Memorandum petrolio – spiega Benedetto – c’è bisogno di una scelta coraggiosa per non accontentarci né di qualche punto percentuale in più di royalties e né di qualche milione di euro in più dallo Stato per costruire qualche infrastruttura, rinunciando a farlo con gli investimenti del Piano di Azione Sud o altri straordinari per il Mezzogiorno. La strada da seguire dovrebbe essere pertanto quella già sperimentata da anni della gestione diretta dell’acqua che dopo Acquedotto Lucano con la nuova Acqua spa che erediterà di fatto compiti e funzioni sinora affidati all’Eipli (Ente Irrigazione di Puglia e Lucania) e ci porterà, mi auguro a breve, al controllo totale delle risorse idriche per ogni uso (potabile, industriale ed irriguo). Ed è proprio quello che dovremmo fare con gli idrocarburi partendo da un’esperienza assai significativa e moderna che è quella della Norvegia dove il settore petrolifero e’ alla base del benessere del Paese, tramite l’oculata gestione delle risorse energetiche in una strettissima relazione con ambiente-territorio. La gestione dell’oro nero da parte della Norvegia non è solo un esempio del rapporto pienamente democratico tra Stato e cittadini ma anche caratterizzato da scelte imprenditoriali di ampio respiro. Penserei alla costituzione di un fondo finanziario, diventato in pochi anni il fondo sovrano più importante dopo quello di Abu Dabi, investito in titoli quotati sui mercati esteri, per preservare l’economia norvegese dalle fluttuazioni delle quotazioni di greggio e per pensare soprattutto al dopo-petrolio quando l’oro nero sarà esaurito. La pubblic company petrolifera, che agirebbe in stretta sinergia con la Società Energetica Lucana, “dimagrita” nella struttura, alla quale affidaremmo la gestione della produzione delle energie rinnovabili – continua Benedetto – avrebbe inoltre una missione da svolgere perché direttamente coinvolta nell’impatto con le attività di estrazione e di ricerca che non devono in nessun caso diventare un fattore secondario. Credo che non ci sia prezzo per il sacrificio ambientale che il nostro territorio e le nostre popolazioni sono costrette a subire per il contributo della Basilicata ai fabbisogni energetici nazionali attraverso i propri pozzi di petrolio.
Specialmente sul fronte della erogazione dei servizi energetici, dell’utilizzo delle reti per la fornitura del servizio, occorre garantire a mio parere una reale competizione che costringa il mercato anche locale a riorganizzarsi in modo più efficiente avviando un autentico processo di liberalizzazione con regole precise. Regole che assicurino una effettiva libertà per gli operatori di poter competere e per i consumatori di poter scegliere. Ci vogliono strumenti concreti per introdurre tariffe energetiche agevolate, sommate a quelle idriche, in grado di attrarre nuovi investimenti in tutti i comparti produttivi e tariffe superscontate alle famiglie.
Penso che sia questo il modo migliore per attualizzare la strategia del “terzomondista” e “antiamericano” Enrico Mattei che, per primo, ha contrastato le lobby petrolifere, sino a diventare, con la gestione del petrolio e del gas, uno degli “eroi” politico-sociali più affascinanti e più discussi.