“Anche nel caso di riattribuzione del giacimento di gas denominato Canaldente, nell’area della concessione già dell’ENI denominata Calciano, in un vasto territorio a cavallo delle province di Potenza e di Matera (nei Comuni di San Chirico Nuovo, Tricarico e Calciano), caso segnalato prontamente dalla Ola, Organizzazione lucana ambientalista, che conferma un ruolo di grande attenzione alle questioni petrolifere, sopperendo evidentemente a carenze pubbliche di vigilanza, mi pare debba prevalere da parte della Regione chiamata a pronunciarsi lo stesso atteggiamento della moratoria decisa unanimemente sulla ricerca petrolifera”. E’ quanto afferma il consigliere regionale di IdV Nicola Benedetto per il quale “si ripropone una strategia di gestione comune di greggio e gas del nostro sottosuolo, peraltro richiesta dal progetto di hub energetico lucano, come ho sostenuto da tempo attraverso la proposta di istituire una pubblic company controllata direttamente dalla Regione, proposta che ho battezzato “Petrolucana”. Contestualmente c’è bisogno di uno specifico programma di azione per il gas da definire in sintonia con la Società Energetica Lucana se non vogliamo diventare terra di conquista di società russe, con la Geogastock, o nel caso del giacimento Canaldente di una società canadese che, come ci riferisce la Ola, sarebbe anch’essa interessata allo stoccaggio di gas in Valbasento. Così proprio mentre ci prepariamo a spendere i fondi Cipe per liberare la Valbasento di “presenze ingombranti” – dice Benedetto – sembra ripartire la corsa ad accaparrarsi il suo sottosuolo particolarmente ambito anche per la strategica collocazione geografica.
Quanto alla situazione delle risorse di gas, nonostante il PIEAR (Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale) pubblicato a gennaio 2010 (prima che io mettessi piede in Consiglio) nel quale è scritto che in Basilicata sono presenti giacimenti di gas naturale per i quali si prevede un incremento dell’attività estrattiva, che dovrebbe passare da 1.138.000.000 m3 (910 ktep) nel 2006 a 1.865.000.000 m3 (1.492 ktep) nel 2012 con la messa a regime della concessione di Tempa Rossa, per arrivare a 2.152.000.000 m3 (1.722 ktep) nel 2020, siamo in una situazione di fragilità.
Sempre rifacendomi alle previsioni del PIEAR – aggiunge – basti pensare che i consumi di gas per uso domestico ed industriale al 2012 sono quantificati in 353 ktep, in 355 ktep al 2013 sino ad arrivare a 369 ktep al 2020. Questo significa che già con la produzione al 2006 dovremmo trovarci in una ottimale situazione di autoapprovvigionamento anzi potremmo anche esportarne per soddisfare la domanda di comunità regionali limitrofe. Si ripete in sostanza l’esperienza della gestione del petrolio, mentre l’Unioncamere Basilicata nella rilevazione dei prezzi ci fa sapere che la bolletta energetica per le famiglie e le imprese lucane continua a pesare più che in altre realtà regionali accrescendo il divario di competitività specie per le piccole e medie imprese lucane. Tutto ciò ad un decennio di distanza dall’avvio della liberalizzazione del mercato dell’energia, a conferma che poco si è fatto per promuovere il funzionamento del mercato dell’energia e per diffondere gli elementi minimi di conoscenza che creano le condizioni per un uso cosciente e informato delle opportunità presenti nel libero mercato.
Inoltre, la recente separazione proprietaria tra Eni e Snam, secondo gli obiettivi del Governo dei tecnici – continua Benedetto – punta a favorire la concorrenza nel mercato e quindi a creare le condizioni per ridurre i prezzi, aspetti questi che non possono che riguardarci direttamente per raggiungere il traguardo della riduzione dei costi energetici (ed idrici) nelle nostre aree industriali e produttive quale principale fattore di attrazione per nuovi investimenti.
Ci sono dunque elementi sufficienti per aggiornare la “mission” di SEL e della Regione rispetto al gas lucano e, per quanto mi riguarda, rimettere in discussione il Programma Geogastock”.
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