“La bonifica delle aree industriali della Valbasento e di Tito, attraverso l’impiego dei 42 milioni di euro messi a disposizione di recente dal Cipe, deve diventare una delle priorità della nuova agenda per la ripresa a settembre dell’attività politica ed istituzionale”. A sostenerlo è il vice presidente del Consiglio Regionale Nicola Benedetto (IdV) sottolineando che “non si deve perdere altro tempo perché i lavori di bonifica sono la condizione per recuperare importanti siti industriali in territori strategici delle due province lucane da riconsegnare, quanto prima, ad investitori ed attività produttive in grado di garantire nuova occupazione”.
Nel rilevare che l’assessore all’Ambiente Mazzocco, nelle scorse settimane, ha tenuto primi incontri tecnici per fare il punto sulle attività già svolte, ma soprattutto per programmare quelle da effettuare, alla presenza di rappresentanti di Arpab, Consorzio Asi, Tecnoparco, Confindustria e delle amministrazioni comunali interessate, Benedetto sollecita di “individuare un percorso rapido con misure ed azioni straordinarie e caratterizzate, soprattutto, da tempi europei, nel senso che si devono snellire tutte quelle procedure tecnico-amministrative-burocratiche che determinano nel Mezzogiorno d’Italia una media di 110 giorni prima di aprire un cantiere di lavori ed opere finanziati da fondi pubblici.
Tra le proposte indicate da Benedetto l’istituzione di una Cabina di regia, snella ed operativa che – precisa – abbia il quadro completo del programma di bonifica, in stretta relazione con quello di adeguamento dell’aeroporto di Pisticci, mettendo fine alla lunga vicenda culminata con il dissequestro dell’area del cantiere per l’ampliamento dell’aviosuperficie ‘Mattei’. Insisto in proposito sulla proposta di convocare in Regione una Conferenza di servizio con tutti i soggetti interessati, vale a dire i dipartimenti Infrastrutture ed Ambiente della Regione, oltre la Presidenza della Giunta, Comune di Pisticci e Provincia di Matera, Consorzio Asi, Arpab, perché l’iter progettuale è tutt’altro che semplice e breve. Ci sono compiti specifici che spettano all’Arpab quali la cosiddetta caratterizzazione dell’intera area dell’aviosuperficie che ricade nel sito ex Polo chimico Valbasento inquinato e interessato ad attività di bonifica, come ci sono atti e provvedimenti che spettano agli altri enti istituzionali o tecnici. Senza un coordinamento corriamo il rischio di far passare altro tempo mentre altre aree ed altri distretti industriali del Sud e del Paese riescono ad attrarre gli investitori italiani e stranieri anche e soprattutto grazie ad infrastrutture per il trasporto internodale ed aeroportuale”.
“Il piano di bonifica inoltre – rileva Benedetto – è l’occasione irripetibile per liberarsi della presenza di amianto in tutti e due i nuclei industriali (un’attività che ha registrato grandi e colpevoli ritardi oltre alle gravi conseguenze sulla salute di lavoratori e cittadini) e per favorire i progetti di green economy e di produzione di energie alternative”.
Per il vicepresidente del Consiglio “i due nuovi disegni di legge approvati dal Consiglio in occasione dell’assestamento di bilancio (Contratto di Rete e Contratto di Sviluppo) sono gli strumenti su cui scommettere per il rilancio della Valbasento attraverso le proposte che abbiamo discusso il 4 agosto scorso a Bernalda sintetizzabili nella realizzazione di una Filiera Territoriale Logistica sulla base di alcune presenze nel territorio in grado di sostenere tale ipotesi: produzioni agricole ed agroindustriali di alta qualità; presenza di aree industriali ben infrastrutturate e aziende/settori industriali già attivi; viabilità stradale di buon livello; vicinanza con infrastrutture integrabili (porti, aeroporti, autostrade, ecc.); strumenti di sostegno alla localizzazione di nuove realtà imprenditoriali”.
“Ma – continua Benedetto – c’è una partita ancora aperta con l’Eni che il piano di bonifica della Vabasento non ha chiuso. Non va dimenticato o sottovalutato che l’Eni è arrivata nel ’60 proprio in Val Basento, con la Pozzi a Ferrandina e con l’Anic a Pisticci, hanno dato, sì, punte di manodopera sino a 5 mila unità, ma quello che resta adesso non sono altro che ‘sepolcri’ di una industrializzazione fallita ed è veramente difficile definirli diversamente. Quindi se il primo obiettivo per la Val Basento è la pulizia di quel territorio, l’Eni non può pensare di lavarsene le mani o di disinteressarsi alle sorti future dell’area industriale della provincia di Matera. Di qui l’esigenza che nel confronto con l’Eni su tutte le questioni legate al petrolio – conclude – ci sia anche un impegno diretto per la Valbasento”.