Circa 20mila lucani ogni giorno pranzano fuori casa al bar o al ristorante, direttamente sul luogo di lavoro con il pasto comprato o portato da casa. Il pranzo fuori casa assume, dunque, un ruolo sociale di particolare rilevanza non soltanto per la dimensione del numero delle persone coinvolte ma anche per gli effetti che da esso ne derivano in termini di cambiamento degli stili alimentari oltre che di economia diretta ed indotta che moltiplica il fenomeno per un giro d’affari sempre in Basilicata tra 1-1,5 milioni di euro. Di qui la proposta di un ‘Buono Pasto Act’ che tuteli il settore e garantisca gare più eque sul modello europeo con nuove regole. Una proposta – riferisce Confcommercio Imprese per l’Italia Potenza – condivisa da Anseb (l’associazione delle imprese che emettono buoni pasto), Fipe, Confcommercio, Cgil, Cisl, Uil, Cittadinanza Attiva, Adiconsum, Adoc, Federconsumatori, Movimento Consumatori. Due i punti cardine della proposta: cancellare le gare con ribassi economicamente insostenibili che arrivano fino al 20% e mantenere e migliorare la normativa specifica per il settore dei buoni pasto, anche alla luce dell’imminente entrata in vigore della norma che incentiva l’utilizzo dei buoni pasto elettronici. Oggi le gare d’appalto della P.a. e delle altre grandi società a partecipazione pubblica e privata vengono gestite con la logica del massimo ribasso premiando chi presenta lo sconto maggiore sul valore facciale del buono, anziché valorizzare proposte sulla qualità reale del servizio. Per correggere le patologie del sistema, che penalizza il commercio al dettaglio e la Grande distribuzione organizzata in termini di commissioni elevate e i consumatori per le frequenti ricadute negative sulla qualità dell’offerta, Anseb sta lavorando anche con la grande distribuzione, Coop, Conad e associate Federdistribuzione, per definire un protocollo d’ intesa in grado di mettere in campo politiche e azioni congiunte.
Siamo d’accordo sulla necessità di migliorare la normativa specifica di settore e cancellare le gare al ribasso sui buoni pasto – dichiara Fausto De Mare, presidente Confcommercio – ma in tutto questo, nessuno pensa ai pubblici esercizi, che sono l’ultimo anello nella filiera dei buoni pasto, e continuano oggi a subire gli oneri delle commissioni delle case emettitrici, arrivati oramai fino al 12% del valore del buono”.
“Troppo spesso in questi anni i pubblici esercizi hanno “ammortizzato”, a proprie spese, gli sconti concessi dalle case emettitrici nelle gare al massimo ribasso – continua . In un paese dove si investono fior di miliardi di euro per la promozione e tutela delle produzioni qualificate fra DOP, IGP, STG, ecc la gara al ribasso delle grandi aziende di stato stritola gli esercenti, anche quelli più bravi, costringendoli ad ingenti perdite economiche e a dover limare sui costi delle materie prime. La prossima entrata in vigore della normativa di incentivazione per i buoni pasto elettronici deve essere l’occasione per cambiare questo meccanismo, intervenendo una volta per tutte sulle commissioni e introducendo una reale equità per tutti gli attori, a partire dai pubblici esercizi”.