Le prime quotazioni (fonte Ismea) delle clementine sulla piazza di Matera a 0,75 euro al kg e delle arance comuni tra 0,34 e 0,44 euro al kg preoccupano gli agrumicoltori del Metapontino. Con questi prezzi – evidenzia la Cia – il comparto agrumicolo con oltre 3.500 aziende, 5.800 ha di produzione per arance (80-85 mila tonnellate/anno) e 2.100 ha di clementine (24-26 mila tonnellate/anno), rischia una nuova mazzata, tenuto conto che nel giro di dieci anni le aziende sono diminuite del 33% e la superficie agrumicola si è ridotta del 22%. Un comparto – sottolinea la nota – che rappresenta il 4,4% delle aziende agrumicole italiane e il 5% della superficie complessiva e, nonostante tutto, continua a svolgere un ruolo strategico per la PLV dell’agricoltura lucana, oltre che per l’export (specie in Germania). Quest’anno – aggiunge la Cia – il pericolo viene dal Sud Africa con massicce importazioni di agrumi ripetendo quanto è accaduto con la campagna agrumicola 2015-2016 quando la sfida alle nostre produzioni arrivò dalla Turchia.
L’avvio della nuova campagna attesa dai primi banchi di prova del mercato da metà novembre è per la Cia un momento importante per fare il punto sulla situazione del comparto, verificare le reali esigenze della filiera e stabilire le principali direttrici verso cui operare.
In particolare, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative agroalimentari ha particolarmente apprezzato l’attenzione mostrata dal Ministero all’Agricoltura verso l’obiettivo della necessaria riconversione varietale, nell’interesse di tutto il patrimonio agrumicolo nazionale, nonché l’impegno dell’amministrazione di destinare adeguate risorse al comparto.
Auspichiamo ora che la bozza di Piano agrumicolo venga resa disponibile il prima possibile -è l’appello di Agrinsieme- per procedere con celerità alla messa in atto di adeguate misure per questo comparto strategico dell’agricoltura italiana e meridionale.
Queste le cinque proposte prioritarie a sostegno del settore: fronteggiare virus già presenti sul nostro territorio (in primis la Tristeza) e proteggere le produzioni dal rischio di nuove emergenze fitosanitarie (Citrus Black Spot e Greening), fronteggiare la crisi di mercato, promuovere l’armonizzazione fitosanitaria per l’utilizzo di alcuni principi attivi tra i diversi Paesi Ue, favorire l’aggregazione nelle Organizzazioni dei produttori, la promozione e l’accesso ai nuovi mercati nonché rafforzare il ruolo delle OI e investire in ricerca applicata aderente alle necessità di imprese e mercato.
Per tornare al piano agrumicolo esso prevede il rafforzamento del contrasto alla diffusione del virus Tristeza grazie alla “creazione di una struttura di ricerca gestita dal Crea per il sostegno all’attività vivaistica e la fornitura di piante madri certificate”. Ancora sul virus Tristeza: sono previste azioni per il sostegno alla produzione ed il ripristino del potenziale produttivo con un’azione istituzionale coordinata ed un cronoprogramma pluriennale di azioni.
L’obiettivo è creare nuovi impianti su 35000 ettari con un tasso di ricambio di circa 5000 ettari all’anno. Il che significa in sette anni riuscire ad avere ragione delle aree attualmente attaccate dal Tristeza. A tale scopo potranno essere utilizzati gli strumenti già esistenti dei Psr e dell’Ocm.
Un’attenzione particolare verrà data al sostegno delle produzioni biologiche. Altri punti: l’incremento dell’aggregazione e dell’organizzazione; la promozione con l’elaborazione di azioni coordinate con la grande distribuzione per rafforzare la domanda a cominciare dal mercato interno che registra ancora consumi bassi (meno di 30 kg l’anno diagrumi pro-capite, di cui 17 kg di arance e 7,5 kg di mandarini di cui 6 kg clementine).