Le produzioni di pesche e nettarine raccolte nel 2016 in Italia hanno evidenziato un calo del 10% rispetto all’anno precedente (poco più di 1.260.000 tonnellate complessive a livello di specie), presentando un livello inferiore rispetto alla media del precedente triennio di circa 15 punti percentuali. Tutte le aree produttive nazionali hanno visto volumi inferiori sia per pesche che per nettarine, con una riduzione marcata in particolare nel Sud Italia. Sono dati ed indicazioni diffusi da Fleshplaza che consentono alla Cia lucana di fare un bilancio della stagione scorsa per programmare la campagna 2017. Il valore complessivo di denaro annuo che pesche e nettarine muovono – sottolinea la Cia – è di 2 miliardi circa per due produzioni d’eccellenza del Metapontino che da sole rappresentano il 59% della PLV generata da frutta estiva con un “giro d’affari” di oltre 4 milioni di euro e con un incremento del 13,5% rispetto allo scorso anno. Ma – avverte la Cia – l’export italiano soffre la concorrenza spagnola: la disponibilità limitata di prodotto e il collocamento positivo sul mercato interno degli ultimi due anni giustificano i volumi inferiori di prodotto che sono stati inviati sui mercati esteri. I dati disponibili sulle esportazioni italiane 2016 mostrano infatti quantitativi inferiori del 6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ai minori volumi è corrisposta una contrazione del valore pari al 3% in termini di valore, grazie a prezzo medio annuo collocato su buoni livelli, maggiore del 4% rispetto al 2015, ma superiore del +17% se lo confrontiamo con l’infelice campagna 2014.La destinazione principale del prodotto italiano rimane la Germania dove puntualmente ci si scontra con la concorrenza sempre più accentuata degli altri produttori europei, Spagna in primis.
Nicola Serio, presidente vicario della Cia lucana, insiste sulla necessità di “intensificare ogni azione di lotta alla sharka in modo da incrementare produzione e reddito”. Inoltre, aggiunge, “è tempo di riequilibrare i rapporti tra produttori e grande distribuzione facendo in modo che i dati positivi delle vendite al dettaglio siano trasferiti a monte della filiera agroalimentare”.”La ripresa, sia pure ancora lenta, dei consumi -sottolinea Serio- purtroppo non produce alcun beneficio sui produttori ortofrutticoli del Metapontino, come delle aree in generale con produzioni di qualità che non possono reggere alla concorrenza sleale del ‘tutto a un euro’ anche perché in troppi supermercati la frutta e la verdura nei banchi di vendita non sono locali e tanto meno italiane. Ma le colpe non possono essere imputate esclusivamente alla grande distruzione organizzata, anch’essa attraversata da mille problemi; per questo occorre individuare le cause e trovare delle soluzioni adeguate. La Cia dal 2011 ha presentato una proposta di legge, di iniziativa popolare, per regolare i rapporti tra agricoltura e Gdo. L’obiettivo è di promuovere e commercializzare i prodotti locali che siano tracciabili e identificabili nel territorio rurale di produzione, aprendo nuovi spazi di mercato a produzioni alimentari e tipiche lucane anche di nicchia. “Ed ecco il primo problema pratico da affrontare attraverso una proposta di legge regionale e linee guida di regolamentazione specifica emanate dai Dipartimenti Regionali interessati (Agricoltura, Sanità, Attività Produttive). Sarà questo un tema centrale dell’Assemblea regionale Cia del 24 marzo prossimo quando sarò presentato un progetto a sostegno dell’agroalimentare lucano con proposte specifiche per i Piani di comparto delle produzioni alimentari regionali; Progetti integrati e intese di prodotto con le PMI della trasformazione; Marchio d’area per la qualità dell’agroalimentare lucano; Programma di sostegno alle OO.PP. e all’aggregazione di prodotto; Progetti di filiera e interprofessione; Reti d’impresa e rapporti di conferimento; Sostegno ai circuiti brevi di commercializzazioni.
Mar 15