Campagna pomodoro entra nel vivo, intervento Cia. Di seguito la nota integrale.
Entra nel vivo, anche se con qualche giorno di ritardo, la campagna di trasformazione del pomodoro, uno dei principali comparti dell’industria agroalimentare italiana, sia in termini di fatturato che di quantità prodotte, che riveste un importante ruolo strategico e di traino dell’economia nazionale.Quest’anno in Italia sono stati messi a coltura 64.528 ettari di pomodoro -come rilevato dall’attività di monitoraggio svolta dall’Anicav, l’Associazione nazionale degli Industriali conserve alimentari vegetali- con un incremento del 6,4% rispetto al 2018. La campagna pomodoro 2018 – secondo i dati elaborati da Cia-Agricoltori Basilicata – da noi si è chiusa con una raccolta per il pomodoro da industria di circa 1 milione 200 mila quintali (di cui 977 mila in provincia di Potenza) per una superficie interessata di 2.141 ettari (977 ha in provincia di Potenza e 231 ha in quella di Matera). In dieci anni, (raffronto 2008-2018), la produzione complessiva si è ridotta di un terzo (era nel 2008 di 3 milioni 300 mila q.) e la superficie di poco più di mille ettari (nel 2008 era di 3.311 ha).
“Le abbondanti piogge del mese di maggio hanno provocato -dichiara Antonio Ferraioli, Presidente di Anicav- forti ritardi nei trapianti causando uno spostamento in avanti dell’avvio della campagna di trasformazione. Se a questo aggiungiamo le condizioni climatiche non favorevoli delle ultime settimane, registratesi sia al Nord che al Centro Sud, si prospetta una campagna lunga e caratterizzata da una grande incognita sulle rese.” Dopo una lunga trattativa, è stato firmato l’accordo quadro che fissa il prezzo per la campagna 2019 del pomodoro da industria del Sud Italia.
La parte agricola -con le OP del Bacino Centro Sud- e l’industria di trasformazione -rappresentata da ANICAV- hanno fissato come prezzo di riferimento medio 95 euro a tonnellata per il pomodoro tondo (+9% rispetto al 2018) e 105 euro a tonnellata per il lungo (+8,2% annuo).
Dunque rimane tra le principali preoccupazioni la remuneratività per i produttori che hanno difficoltà a coprire i costi di produzione.
La Confederazione fa un po’ di conti: coltivare un ettaro di terreno a pomodori, e portare a compimento il ciclo di coltivazione con la raccolta, costa non meno di 9mila euro a un’azienda agricola”. «Questo fa capire – affermano dalle sedi della Cia Alto Bradano, l’area più interessata dalla coltivazione – che oltre un certo limite non si può andare: il prezzo corrisposto ai produttori deve essere remunerativo, altrimenti tutta la filiera diventa insostenibile sia per gli agricoltori che per i lavoratori. Dobbiamo lavorare tutti insieme affinché il pomodoro, come gli altri prodotti di pregio della nostra agricoltura, siano il motore di uno sviluppo economico giusto e sostenibile, che premi il duro lavoro di produttori e lavoratori. Gli agricoltori vanno sostenuti, perché schiacciando loro si schiaccia e si mortifica ogni speranza di rilanciare questo territorio attraverso la sua vocazione più autentica e con maggiore potenziale». L’obiettivo comune è quello di superare le divergenze tra i molteplici attori della filiera agricola meridionale e giungere ad un obiettivo univoco, quello di percorrere una strada comune di sviluppo, superando le barriere geografiche e creando un sistema di rete tra tutte le rappresentanze territoriali del Sud. Bisogna, tuttavia, creare le condizioni favorevoli -continua la nota – affinché le sinergie di filiera si concretizzino in accordi stabili tra produzione ed industria ed accrescendo l’iniziativa sul fronte delle polizze assicurative e del fondo mutualistico da applicare quando i prezzi sono troppo bassi. Ecco perché la Confederazione ritiene che per il Mezzogiorno il Distretto sia il giusto contenitore di questi rapporti economici di filiera. “Il pomodoro – sottolinea Dino Scanavino, presidente Cia nazionale – è un prodotto nazionale, presente al Centro Nord come al Sud. Ha un’incidenza notevole nelle scelte colturali che diventano legate alle rotazioni col pomodoro, ha una Pac ancora importante e se si rompe l’equilibrio di questo mercato diventa un problema anche per altre produzioni. Abbiamo bisogno che il sistema al Sud come al Nord faccia forza e ripartisca in modo equo il valore della produzione. È un prodotto a cui bisogna fare grande attenzione”.